Perché Mauro Repetto non ha mai firmato con Max Pezzali “Gli anni” degli 883 pur avendola scritta
Benché in molti pensino ancora oggi che negli 883 era semplicemente "quello che ballava", la realtà dice che Mauro Repetto fu colui che diede materialmente il via a uno dei gruppi che hanno scritto la storia del pop italiano, diventandone la testa, la penna e il cuore, nonché colui che fece un passo indietro lasciando che fosse Max Pezzali, compagno di classe e della vita, a prendere in mano il microfono e cantare alcune delle canzoni he hanno scritto la Storia della musica italiana. Portano la firma di Repetto canzoni come "Nord Sud Ovest Est", "Come mai", "Sei un mito", "Hanno ucciso l'uomo ragno", "Tieni il tempo" e "Finalmente tu", solo per citarne qualcuna.
In realtà la firma di Repetto dovrebbe esserci anche su "Gli anni", canzone generazionale – nel senso che racconta una generazione – e uno dei più grandi successi degli 883 e degli anni '90 in generale. Però quella firma non c'è, come spiega il cantante e musicista sia nel suo libro "Non ho ucciso l'Uomo ragno" sia in un'intervista a Fanpage.it a cui racconta il perché ha scelto di non firmarla all'epoca – e non firmarla vuol dire perdere tanti soldi di royalty – né di voler chiedere i credit oggi: "‘Gli anni' è l'ultima canzone che scriviamo assieme io e Max, è proprio il triplice fischio finale. ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar', mi rendo conto che la canzone è bellissima, ma io non voglio né la stessa storia, né lo stesso posto, né lo stesso bar, pur rendendomi conto che una canzone mitica e che mi piace di brutto. Io voglio andarmene via, voglio andare alla settimana della moda, voglio conoscere una donna che per me è la più bella del mondo, in quel momento".
Gli 883 sono all'apice del successo, Repetto e Pezzali hanno costruito una macchina da guerra dopo anni di fame e gavetta, però nell'immaginario Pezzali è la metà più importante perché Repetto lo vediamo soprattutto ballare, agitarsi alle sue spalle. Ma se balla è perché quello che fa e ha fatto per la band non è mostrabile sul palco, dove non si può mostrare la scrittura di una canzone o i pomeriggi persi a inseguire Claudio Cecchetto e Jovanotti. E così, all'apice del successo, l'amore per una modella e una crisi personale lo portano a mollare tutto e trasferirsi negli Stati Uniti: "Stavo bene con Max, stavo bene a Pavia, stavo bene con i miei genitori – perché all'epoca vivevamo ancora coi nostri genitori -, ma ho questo tappo che voglio far esplodere e Gli anni segnano, non la claustrofobia, ma la decisione finale irreversibile: devo andarmene via perché voglio un'altra storia, un altro posto e un altro bar a New York, Los Angeles, a Miami, sull'Ocean Drive e ci vado. Quindi la mia onestà intellettuale mi porta ad andare via senza firmare questa canzone, perché anche se chiaramente è l'ultima che abbiamo fatto assieme ma non mi appartiene, è un altro film, io voglio diametralmente un'altra direzione, anche se mi rendo conto che è una canzone bellissima".
Eppure, qualche anno e tante vite dopo, Repetto ha ormai una posizione, è event executive per Walt Disney company, e può sfatare un po' di miti sul suo passato e raccontare quello che è successo. Il suo ritorno, però, non prevede che a quella canzone si possa aggiungere la sua firma: "No, non la cercherò mai, proprio perché volevo andarmene via con questa canzone, è come se lasci una ragazza però provi ad uscire ancora con lei, almeno il venerdì, insomma no, lasci una ragazza perché vuoi andare altrove, quindi non ho più guardato questa ragazza, né questa ragazza mi ha proposto: ‘Vuoi uscire con me?'. Nessuno mi proporrà mai di firmare Gli anni e io mai chiederò di firmare Gli anni perché me ne sono andato via e volevo andare via per i motivi che ti ho spiegato"