Perché Famoso di Sfera Ebbasta è l’album più importante dell’anno per la musica italiana
Finalmente è uscito "Famoso" l'ultimo album di Sfera Ebbasta, quello che probabilmente è la più grande rockstar dei nostri giorni. Lo diceva lui (quasi) tre anni fa, quando in quel modo ci intitolò l'album, ma era abbastanza chiaro anche a chi guardava da fuori. "Famoso" è il seguito naturale di quanto avvenuto in questi anni, di quello che ad oggi è il più grande prodotto d'esportazione italiano nel mondo, come dimostrano i featuring enormi dell'album. L'album più importante dell'anno e senza dubbio l'album più importante di questi ultimi anni, alla faccia dei nasi storti e delle facce perplesse, perché il fenomeno Sfera è qualcosa che va oltre il semplice aspetto musicale, ormai, come succedeva le rockstar, appunto: "Non è facile essere famoso perché quando ce la fai, li hai tutti contro" ("Hollywood").
Da Ciny agli Usa: il feat non è più solo status symbol
Da Cinisello agli Stati Uniti, Sfera si è costruito in questi un ruolo solido nel panorama italiano e internazionale, è lui – assieme a Ghali – ad aver sdoganato quella che oggi definiamo trap e che è il genere più in crescita di questi ultimi anni, il nuovo pop, per usare un'espressione che è già vecchia anche se coniata da pochi anni. È Sfera – con Charlie Charles, non dimentichiamolo – che ha aperto quella porta, anzi, l'ha sfondata a spallate e l'ha tenuta aperta, è lui che ha invitato gli altri a entrare, ha fatto gli onori di casa, poi a un certo punto ha lasciato che gli altri banchettassero, se n'è uscito e ha cominciato a prendere a spallate un'altra porta, quella internazionale. Già in Rockstar aveva fatto capire come il feat importante non era più una chimera, l'ha quasi normalizzato, e anche lì ha cominciato a cambiare un po' le carte.
Sfera Ebbasta alla conquista del mondo
Sia chiaro, il feat internazionale anche abbastanza grosso lo si poteva fare anche prima, o sfruttando il bisogno di un artista di aprirsi al nostro mercato o pagando tanti soldi. Sfera, invece, grazie al suo team e all'etichetta ha cominciato a frequentare, a jammare coi grandi e ora possiamo dire che sta portando una scena non solo fuori dai confini nazionali ma in una dimensione diversa. Insomma, Sfera è l'artista italiano contemporaneo che può sfondare veramente il muro della popolarità mondiale: quello che ha fatto, per dirne una, Laura Pausini che all'estero è veramente parte integrante della Cultura di alcuni Paesi di lingua spagnola. Dopo essersi preso l'Italia, quindi, l'obiettivo non poteva che essere il mondo Usa – la porta più difficile, ma che negli ultimi anni ha lasciato che latin e k-Pop facessero capolino -, quello dove il rap è nato, senza dimenticare quello latino. E qui cascano le collaborazioni, che potrebbero rendere quest'album un vero e proprio game changer: Future, J Balvin, Diplo, Offset, Steve Aoki e Lil Mosey (ma chissà, potrebbe esserci qualche sorpresa nei prossimi mesi) sono feat degni di una release internazionale di peso. Forse "di peso" non rende bene l'idea di quello che per il panorama significa avere uno come Future che ti segue nel racconto della strada per arrivare al successo.
Come suona Famoso
Charlie Charles si è fatto di lato, è il produttore esecutivo di tutto l'album ma ha prodotto solo "Bottiglie Privè", il singolo di lancio dell'album (un modo per rendere omaggio all'altro volto di questo successo), ma resta colonna portante del progetto. È anche la prima traccia dell'album, che poi snocciola i tre feat di peso: Future, J Balvin e Offset. La tracklist sembra seguire un po' lo schema di Rockstar alternando una strumentale più happy a una più cupa, con, non dimentichiamolo, l'unico feat italiano che mette insieme due dei king della scena italiana, ovvero Guè Pequeno (che ha salutato l'arrivo di "Famoso" come quello dell'album italiano più importante di sempre) e Marracash. Sfera dimostra – se mai ce ne fosse bisogno – di poter rappare sulle basi più svariate, e infatti ascoltare "Famoso" è come sentire Sfera che dice: "Guarda mamma senza mani", c'è il suono latino con J Balvin, c'è la strumentale che tocca lidi rock con Diplo (forse uno dei pezzi migliori dell'album), c'è "Giovani re" a cui manca solo il feat con Tommaso Paradiso (con quel synth anni 80 che i Thegiornalisti hanno riportato in maniera massiva nel pop contemporaneo), c'è "Gelosi" che è la "Serpente a sonagli" versione 2.0 (e non solo per gli attacchi, con "Passano i giorni, facciamo i soldi" che riporta alla mente "Passano le ore, ehi, sopra al mio orologio") e "Salam Alaikum" che gioca con i suoni più arabeggianti (non dite Mahmood. L'avete detto).
La narrazione di Sfera
Forse il limite più grande dell'album però, rischia di annidarsi nel suo potenziale maggiore, ovvero nella narrazione di Sfera. Anzi forse il limite più grande di Sfera rischia di essere la narrazione di Sfera. Come Rockstar, "Famoso" continua sulla stessa china, il racconto è sempre quello: il successo ("Nati con nada, vestiti Prada, abracadabra (…) Erano pochi, mo una montagna, abracadabra), quello che erano lui e i frà ("Giovani re, piccole star si ricorderanno di no-o-oi, di no-o-oi via dal quartiere come leggende da bar quando parleranno di no-o-oi, di no-o-oi"), la tua ex-la mia ex, non siamo cambiati ("Stesso lifestyle, ora che tutta ‘sta gente guarda, ora che tutta ‘sta gente invidia") e ovviamente "Fanno ‘bu-bu-bu', tu fai ‘bla-bla-bla', faccio ‘skrrt-skrrt-skrrt'". Un rischio, sia chiaro, che non è detto che lo limiterà, in fondo Sfera è Sfera anche per questo, quello che racconta ciò che vive, quello che sa, e lo fa meglio di tutti, incastra qualche rima (anche se non è la sua priorità), lavora barre, è il miglior Pr di se stesso, ha un'identità forte, che si cristallizza proprio in quella narrazione, non gioca più a fare il gangsta e ha addolcito alcune esagerazioni, non può essere più quello di XDVR, ora a Cini gli dedicano una piazza, prima al massimo scappava "dai cops". "A volte non so dove vado ma ricordo da dove vengo, la strada che ho fatto anche se non penso di ritornare indietro. Catene al mio collo, non sarò mai uno schiavo, ‘sta vita ti abbraccia e dopo ti dà uno schiaffo. Eravamo poveri, qualcosa è cambiato e ora tutti mi dicono che sono cambiato. Ma dimmi cosa pensi, per le strade, fra', eravamo persi, quante volte non tornavo proprio, piuttosto che ritornare a pezzi il mio culo sui mezzi" ("Salam Alaikum").
Sfera, l'extraterrestre con un cuore
Il rischio, insomma, è quello di restare ingabbiato nel racconto del successo, della fama, dal momento che già in Rockstar era chiaro che dopo la scalata faticosa per arrivare, era arrivato. "Famoso" è l'upgrade, probabilmente, siamo curiosi di capire qual è l'idea del rapper, cosa succederà in futuro. Oggi poteva ancora starci, l'album è pensato per un mercato diverso da Rockstar, quindi bene metterci dentro tutto quello che è. Poi, quando il fumo si dirada, però emerge anche un altro Sfera, quello che in "Ricchi per sempre rappava: "Oggi ho scritto una canzone, sì quella è per sempre, per certe persone sarà un salvagente" e quello che oggi canta: "In fondo faccio gli errori di tanti ma vivo come se fossi speciale, anche se poi morirò come gli altri. Non voglio lacrime al mio funerale preferirei che somigli ad un party Gridano il mio nome prima di suonare" o "Rappavo allo specchio, mi sentivo una star Prima del successo e della celebrità Questi ragazzini vogliono la mia vita E fare i soldi senza fare fatica". Forse stanno qui i semi di quello che succederà o forse no. Per ora resta "Famoso", che ha ancora una strada lunga da percorrere.