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Paul McCartney incanta l’Arena di Verona coi suoi più grandi successi

Enorme successo per il concerto di di Sir Paul McCartney tenutosi ieri sera, 25 giugno, a Verona – per la prima volta all’Arena – in cui discute in italiano col pubblico e non si risparmia, alternando i più grandi successi dei Beatles a quelli dei Wings e ai suoi solisti.
A cura di Francesco Raiola
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È stato un tuffo nel miglior passato della musica mondiale quello che ieri sera hanno fatto le decine di migliaia di persone che hanno invaso l'Arena di Verona per omaggiare l'ex Beatles Paul McCartney che approdava nella storica location scaligera per la prima volta. Un concerto che si è confermato indimenticabile grazie alla forza di Macca e alle 36 canzoni che hanno accompagnato i fan nelle due ore e mezza, circa, di musica. Un McCartney in gran forma si è presentato sfoggiando anche un discreto italiano: "Stasera parlerò un po' di italiano" dice il baronetto, prima di attaccare alla grande con "Eight days a week", successo dei primi anni dei Beatles (1964), che da il la a una serata in cui Macca sfoggerà un ampio repertorio basato sui successi dei Beatles, ovviamente, ma anche su quello dei Wings, i due gruppi che lo hanno accompagnato nel tempo.

Ammicca Sir Paul quando urla al pubblico "Verona, siete tutti matti!" e omaggia i suoi ex colleghi e amici John Lennon – cantando una commovente "Here Today" – e George Harrison con "Something" scritta proprio dall'ex chitarrista della band, senza dimenticare la moglie Linda, quando suona "Maybe I'm amazed", e l'attuale Nancy con "My Valentine" ("Ho scritto questa canzone per mia moglie Nancy"). È uno spettacolo vedere Paul sul palco, che non si ferma un secondo, sempre pronto a dialogare col pubblico e a entusiasmarsi quando suona i suoi più grandi successi accompagnato ininterrottamente dal pubblico per tutta la durata dello show. Sulle note di "Hey Jude" Sir Paul fa partire una gara di cori tra uomini e donne, ma sono tutti i successi dei Beatles a mandare in visibilio i fan, che hanno potuto darsi anima e corpo a pezzi come "And I Love her", "Eleanor Rigby", "Yesterday", "Let it be", "Oblasì Obladà", "Get Back", "Let it be", "The long and winding road", "Being for the benefit of Mr.Kite" e "Lovely Rita" che il cantante ammette di non aver mai suonato in Italia prima. Insomma una serie lunga di canzoni per McCartney – il quale ne ha, ovviamente, dovute sacrificare tantissime – che riassumono la carriera della più grande band della storia, ma anche i successi dei Wings e quelli solisti accolti anch'essi alla grande dai fan, da "All My loving" a "1985" fino a "Live and let die".

Accompagnato dalla band storica, formata dai chitarristi Rusty Anderson e Brian Ray, il tastierista Paul Wickens e il batterista Abe Laboriel Jr., il Macca ha voluto anche ricordare le Pussy Riot suonando "Back in URSS" con un enorme "Free Pussy Riot" alle spalle e ricordare come "Blackbird" fosse stata scritta come canzone a favore dei diritti civili, come dice in italiano, ma ha snocciolato anche qualche aneddoto, come quando prima di suonare "Paperback Writer" sottolinea che la chitarra che stava usando era quella che usavo quando incidevo dischi negli anni sessanta, ci sono molto affezionato".

Uno spettacolo nello spettacolo, insomma, che il variegatissimo pubblico veronese difficilmente dimenticherà, anche grazie al finale col botto, in cui l'inglese suona "Golden Slumber", "Carry that weight" e la meravigliosa "The end" che chiudeva anche lo storico album "Abbey Road". Esperienza straordinaria, quindi, per chi i Beatles li aveva visti dal vivo e per chi – tantissimi – della band aveva sentito solo i racconti dei genitori o visto qualche speciale in tv.

Paperback writer

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Live and Let Die

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And I love Her

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