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Paolo Benvegnù: “Earth Hotel è il disco con cui mi guardo dentro, ma appartiene a tutti” (VIDEO)

Earth Hotel è il quarto album solista di Paolo Benvegnù, un album in cui il cantautore milanese si guarda dentro, raccontando anche, però, anche “gli uomini con i loro pensieri, le loro miserie, ma anche le cose sublimi, i gesti inconsci, la meraviglia, lo stupore”.
A cura di Francesco Raiola
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Paolo Benvegnù
Paolo Benvegnù (Ph MauroTalamonti, via Ufficio stampa)

“Sembra difficile non accorgersi che ciò che fa sì che gli esseri umani si tengano assieme, abbia a che fare con il linguaggio” ha detto Lacan durante una conferenza tenuta nel 1972 a Louvain, in Belgio, e di cui un pezzo è finito in coda a “Piccola Pornografia Urbana”, uno dei 12 piani da cui è composto l'"Earth Hotel" di Paolo Benvegnù. Ed è proprio il linguaggio uno dei punti che ha sempre caratterizzato l'ex Scisma che in questo suo quarto album solista si fa ancora più introspettivo ("È vero che è un disco rivolto verso l'interno – dice ai microfoni di Fanpage -, poi lo stupore è sempre quello per cui ogni tanto qualcun altro riesce a trovare nel proprio interno un riflesso di quello che fa parte di me"), analizzando (la fine del) l'amore, come aveva già fatto in passato servendosi sempre del filosofo e psichiatra francese Lacan, senza dimenticare di guardare cosa succede fuori la finestra di quell'hotel (la cui cover rimanda a un altro hotel, ovvero il "Yankee Hotel Foxtrot" dei Wilco): "Il linguaggio è proprio un codice di appartenenza l'uno verso l'altro, inteso come rapporto interpersonale, ma anche l'uno verso l'altro, l'apporto di sé in sé e penso che sia fondamentale anche chi l'ha studiato, perciò la digressione di Lacan dopo quel brano mi sembrava interessante proprio perché lui parlava di corpo come linguaggio, di uomo come linguaggio e di linguaggio come uomo".

Un Benvegnù che torna a tre anni da "Hermann" per "rappresentare il pianeta terra come un luogo di transito, uno spazio di transito, un'idea di transito, un passaggio di transito, cosa che è, specialmente per noi esseri umani". Benvegnù ama la lingua, le sue sfumature e la sua potenza e non lo nasconde – non l'ha mai fatto -, come non nasconde i suoi modelli, classici, che fanno sì che a volte possa risultare "ostico": "Sono ostico prima di tutto a me stesso. Sono ostico in quanto umanità insopportabile già a me stesso", dice, anche se pure quest'album alterna momenti i cui riferimenti sono chiari (il Lacan, citato, ma anche lo Stefan Zweig che dà il titolo a un brano) alla "leggerezza" di pezzi come "Life", il cui  inglese si somma al francese e allo spagnolo di "Avenida Silcencio".

Ma questo è anche l'album che probabilmente più di tutti allontana Benvegnù da I Benvegnù, ovvero da quel gruppo che prendeva il nome dal suo leader ma che era un progetto collettivo a tutti gli effetti. Questa volta pur restando comunque collettivo, però, tocca un po' più da vicino Paolo: "In questo caso è stata proprio scrittura tutta mia e pure faticosa. Dopodiché per fare un disco le mie sono proposte e poi il disco diventa di una squadra di persone che ci lavora, perciò a quel punto diventa un disco collettivo. Lo sento come un disco di gruppo anche se l'appartenenza, l'imprinting, è prettamente personale". E il cambiamento è anche nell'etichetta, col passaggio da la Pioggia Dischi, la sua etichetta, alla Woodworm, etichetta di gruppi come Fast Animals and the Slow Kids e Wu Ming Continent. L'incontro e la successiva collaborazione nasce da una storia molto semplice: "Loro mi han dato fiducia e io ho dato fiducia a loro. È molto semplice, funziona così tra gli uomini. Marco e Andrea [Marco Gallorini e Andrea Marmorini, fondatori dell'etichetta, ndr] e Woodworm tutta ci hanno veramente dato una mano e soprattutto ci hanno convinto che forse poteva valerne la pena".

E così nasce l'Earth Hotel di Benvegnù, che va a inserirsi in una lunga tradizione di hotel musicali, un hotel nelle cui stanze "ci sono gli uomini con i loro pensieri, le loro miserie, ma anche le cose sublimi, i gesti inconsci, la meraviglia, lo stupore".

Intervista: Francesco Sellari e Francesco Raiola.
Riprese e montaggio: Francesco Sellari.

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