“Oggi tutti fanno rap” ma il “Fenomeno” resta Fabri Fibra
È troppo semplice il gioco di parole tra Fabri Fibra e "Fenomeno", titolo del suo ultimo album, quello del ritorno dopo il silenzio di "Squallor", il precedente con cui il rapper di Senigallia decise di prendersi una pausa dai media. Senza promo, quindi interviste, ospitate in tv ("È da un po' che non faccio interviste. Ho più tempo per me. È da un po' che non sfoglio riviste. Frate quello chi è?", in "Dipinto di blu"), Fibra portò comunque quell'album alla certificazione oro, pur senza levarsi lo sfizio del primo posto in classifica. Difficilmente, però, quel secondo gradino del podio ha toccato l'egotrip di quello che è, possiamo dirlo, il rapper più conosciuto/amato/odiato, del Paese, una certezza del nostro rap, un vero e proprio fenomeno (eccoci!), come conferma anche questa volta, l'ennesima.
Sarebbe troppo semplice puntare l'accento sui testi sempre più personali – benché sia impossibile non farlo -, su quell'uno due finale in cui sbaraglia la madre e dissa il fratello Nesli. Una rincorsa al sensazionalismo che, sia chiaro, tale non è, dal momento che lo stesso Fibra ha deciso di chiuderci l'album. Però a parte il momento pruriginoso (come se il Nostro non ci avesse abituato a parlare di sé nei suoi album), il rapper ha messo assieme un album che conferma le sue immense doti, spaziando tra le varie sonorità (c'è un po' di trap, ci sono gli skit, c'è il pezzo catchy, c'è – Fibra ci perdoni – la "ballad") e mettendo sempre Fabrizio Tarducci in prima linea, nei testi che continuano a guardare quello che gli accade attorno, come dimostra con "Fenomeno", al rap, alla tv (da cui riprende tanti riferimenti), a se stesso, appunto; ma per analizzare i suoi testi ci vorrebbe un libro e non abbiamo tempo e spazio.
Si balla amaro con "Pamplona"
L'Intro riprende quello con cui cominciava la versione Reloaded di Tradimento, l'album del 2006 che diede il la alla sua carriera in major, e già dalla seconda si capisce che album sarà: grande flow, base orecchiabilissima, messaggio lineare: "Oggi tutti fanno il rap, schiacciano Rec, sognano il Red Carpet (…) Rappo da prima dei social, da prima di Twitter, da prima che ci fossi tu su YouTube", mentre di "Fenomeno" e della sua rilettura della sua vecchia "La cosa più facile" sappiamo tutto, poi arriva il primo Skit, che lancia "Money For Dope", pezzo che in pochi giorni è diventata "la canzone col sample di Luttazzi". "Pamplona" potrebbe essere hit estiva – nonostante il testo crudo che torna su alcuni dei temi dell'album (cantanti youtuber, "ventenni vanno a letto con i vecchi, per pagarsi una borsa di Gucci") – grazie al lavoro con Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, mentre finalmente, dopo tanto mistero, abbiamo scoperto cosa ci fa Roberto Saviano con Fibra: è sua la voce dello Skit Considerazioni, in cui si parla e si snocciolano i numeri della liberalizzazione della droga.
La ciclicità dei temi
C'è una ciclicità di temi affrontati, appunto, come quello della "scena" ("Mi chiedo cosa c'entro io con questa scena rap, che ti tradisce alla prima occasione" in "Lascia stare") di riferimenti pop e all'attualità (dalla serie "Silicon Valley" alla tragedia di Nizza), qualche libertà, tipo quella di "Stavo pensando a te", canzone d'amore ma non d'amore, di rapporti "senza condom", paura di avere figli e "sentimenti" ("Vedi mi sentivo strano sai perché, stavo pensando a te, stavo pensando che non avremmo mai dovuto lasciarci").
Le critiche alla madre e al fratello Nesli
La tracklist, si sa, non è costruita a caso e a un certo punto prende una discesa sempre più ripida verso la propria vita. "Invece no" introduce la sua famiglia, quella che sarà oggetto principale di riflessione in questi ultimi pezzi: "Dovrebbe mancarmi tutta quanta la mia famiglia e invece no" è la prima strofa, "Parliamoci chiaro: l’Italia il rap non lo vuole, anche mia madre diceva: ‘Canta pezzi d’amore'" in "Ogni giorno", "Dentro casa non ero sereno, c’era una situazione pesante, anche i miei litigavano meno, ma solo durante le vacanze" come canta in "Le vacanze", fino agli ultimi due pezzi, "Nessun aiuto" e "Ringrazio", i più espliciti.
Lontani i tempi in cui i fratelli Tarducci (l'altro è Francesco, aka Nesli) rappavano assieme in "Vaffanculo scemo", oggi le distanze si sono allargate tantissimo e mentre Fibra continua a fare rap, Nesli ha scelto una strada più pop, ma quelle musicali paiono le distanze minori: "Mi dà fastidio quando la gente chiede ‘Cosa è successo con tuo fratello?', vorrei spiegarlo, ma nessuno mi crede (…) Il tuo primo demo, ti ricordi, ero l'unico che ci credeva, ora guardo quello che fai e di mio non ci vedo più niente" spiega (più che rappare), fino a fare un riferimento diretto per chi fosse meno avvezzo ai legami di sangue ("Mia madre dice a Nesli: ‘Distruggilo nelle interviste, così vedranno che se lo insulti quello non reagisce'"). Non c'entra niente vendere le copie tanto "La gente prima o poi il trucco lo scopre"; ma il vero bersaglio è la madre a cui sono dedicate le strofe più dure di questa canzone e tutta "Ringrazio", quella che chiude l'album: "Mi vorrebbe morto dopo quello che son diventato. Per lei è difficile accettare che ora sono grande, prendevo botte fino a quando non usciva il sangue".
Cosa è successo in questi anni l'ha spiegato lui stesso in una delle sue (poche) interviste, questa l'ha detta al Corriere: "Crescendo si tirano le somme. A 20 anni fai il bullo. A 30 dici adesso o mai più. A 40 anni metti tutto in prospettiva. Se sei un artista vero devi tirare fuori le palle, i sentimenti e il malessere che hai dentro". Lui non riesce a non parlare di sé, fa parte del gioco e del bello di Fibra, quel sé che è la sua famiglia, la sua scena, i suoi amici, i nemici, ma anche la sua Milano o la sua provincia. Quel sé che in fondo ha portato questo ragazzo di Senigallia a essere il fenomeno che è, piaccia o meno.