Nonostante le promesse la musica non riapre: perché promettere ciò che non si può mantenere?
Spesso agli adulti si dice di non promettere ai bambini ciò che non possono mantenere, una massima molto semplice, quasi elementare, alla quale però spesso si fa eccezione. Lo sa bene il Ministro della Cultura Franceschini che solo un mese fa, dopo la polemica col Festival di Sanremo su teatri e studi tv (finita con un Festival senza pubblico) aveva promesso una riapertura di Cinema e Teatri per il 26 marzo nelle zone gialle. Insomma, per un attimo un po' di persone hanno creduto veramente che si potesse ricominciare a vivere una semi normalità, che fosse addirittura possibile, con una serie di regole giustamente stringenti, che tenevano presente la salute pubblica prima di tutto, che sarebbe stato possibile, per esempio andare ad ascoltare un po' di musica.Non sarà così. Nessuna zona gialla, quindi tutto chiuso. Ma veramente nessuno poteva immaginare quale sarebbe stata la situazione, non esistono modelli predittivi che potevano aiutare il Governo a mantenere quantomeno un attimo di premura?
Le promesse di riapertura dei teatri
"Il confronto con il CTS e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura di teatri e cinema dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, e l’accesso ai musei su prenotazione anche durante i fine settimana" aveva detto il Ministro che, forte delle rassicurazioni, diceva, del CTS aveva promesso apertura di alcuni luoghi dello Spettacolo annunciando incontri con gli scienziati per lavorare a "misure di sicurezza integrative" come si leggeva in un comunicato pubblicato sul sito del Ministero in cui si leggeva che queste misure erano state elaborate elaborate insieme alle organizzazioni di categoria: "L’impegno – come dichiarato dal Ministro Franceschini sin dal giorno del giuramento – è ripartire il prima possibile, perché la cultura è il vero motore della ripresa".
I concerti rinviati al 2022
Insomma, dopo un anno praticamente buttato, il Governo conferma che non ci saranno riaperture e la domanda è naturale: perché promettere qualcosa quando non si hanno certezze? E di certezze in questi mesi abbiamo imparato a non averne. Perché promettere una ipotetica riapertura senza prevedere un piano B? Ieri mattina l'I-Days, uno dei principali festival del Paese ha annunciato un altro rinvio, anche quest'anno non si terrà e l'appuntamento è rimandato al 2022, così come è rinviato il tour di Vasco. Stiamo praticamente rivivendo il giorno della marmotta di Bill Murray, con concerti cancellati e/o rinviati e nessuna ipotesi reale di riapertura. Intanto, il settore live è praticamente quasi immobile da un anno, con una perdita che a fine 2020 era di oltre il 90% rispetto all'anno precedente.
Le proteste di Bauli in piazza
Il prossimo 17 aprile in Piazza del Popolo a Roma si replicherà la protesta dei Bauli in piazza, il movimento che raccoglie tutti coloro che lavorano nel settore eventi, spettacolo, fiere, congressi e musica dal vivo che invaderanno la piazza con i bauli, appunto, simbolo dei lavoratori dietro le quinte, con migliaia di operatori che, spiegano, manifesteranno nel rispetto delle norme anti covid: "Il gioco a rimpiattino dei vari governi e del ministro Franceschini nei confronti della nostra categoria ha la grave responsabilità di portare le persone alla disperazione e quindi alla rabbia – dichiara il direttivo di Bauli in Piazza – . Il tempo della farsa è finito e anche la nostra pazienza". Il 27 e il 28 marzo, poi si terrà l'evento "Run the music" una virtual run amatoriale, che ognuno potrà correre inviando poi il resoconto del suo tragitto. Tramite il sito www.runthemusic.it si potranno comprare "due diversi kit, uno virtuale e uno fisico in edizione limitata. Per ogni iscritto 1 € sarà donato a KeepOn LIVE a sostegno di progetti concreti per risollevare il settore. Al momento dell’iscrizione sarà anche possibile scegliere di donare una cifra superiore che verrà destinata al progetto".
Ristori per i lavoratori dello Spettacolo
Ma tra le brutte notizie arriva anche una battaglia vinta. Lo ha annunciato il collettivo La musica che gira, che raccoglie migliaia di addetti al settore che nelle scorse settimane aveva chiesto al Governo "riscontro urgente sui tempi per le erogazioni dei ristori previsti dall'art. 183 del DL Rilancio relativo ai bandi 397 e 486 dedicati al sostegno per i professionisti e le realtà della musica dal vivo, gli organizzatori di concerti e i live club". E la pressione ha avuto una risoluzione positiva col Ministero della Cultura che comunicava che quello dell'Economia e delle Finanze "ha reso disponibili sui capitoli di bilancio delle Direzioni Generali del Ministero della Cultura le risorse necessarie per l’erogazione dei contributi previsti dall’emergenza sanitaria e quindi di aver immediatamente avviato le procedure di pagamento per i bandi oggetto della lettera e per i fondi collegati al DM 394 per gli organizzatori dei concerti e ai DM 503 e 557 per il sostegno agli operatori extra fus".