Noa presenta Letters to Bach: “Vogliamo abbattere muri. Mahmood? Contenta che sarà all’Eurovision”
Alla fine dell'intervista, dopo aver accennato a come l'Ave Maria di Bach abbia rotto 2i muri che ci sono tra le religioni, tra Ebraismo e Cristianesimo", Noa si lancia in una lunga risposta sulla questione migrazione: "Le persone rappresentano sempre un'opportunità e gli immigrati sono un'opportunità per la società" ha detto la cantante israeliana di origini yemenite ricordando come anche l'Italia e non solo è stata Paese di migranti. L'occasione per parlare di questo, ma anche di Pino Daniele, Mahmood e Quincy Jones è stata la presentazione dell'uscita del suo prossimo album "Letters To Bach", un lavoro in cui la cantante, assieme al chitarrista Gil Dor, suo storico collaboratore, rilegge alcune delle composizioni di Bach arricchendolo con le sue parole, grazie ai testi in inglese ed ebraico, ispirati a temi che spaziano dalla sfera personale a una più universale. La cantante sarà in tour in Italia a partire dal 10 marzo quando si esibirà al Teatro Nuovo di Ferrara, per proseguire il 12 marzo al Teatro Toniolo di Mestre, il 6 aprile al Teatro Gentile di Cittanova (RC), il 24 maggio all'Auditorium – Sala Sinopoli di Roma.
Quando hai incontrato per la prima volta Bach in vita tua?
Ho conosciuto Bach per la prima volta da bambina, quando studiavo pianoforte, studiavo "Inventions" e altre cose, ma poi smisi di suonarlo e mi avvicinai alla musica degli anni 60, al jazz, al rock e cose così finché io e Gil Dor facemmo una versione dell'Ave Maria di Bach che divenne famosa, iconica, è una musica di Bach e Gounod con testo scritto da noi, quindi quest'album è un po' il passo successivo nel mio percorso di avvicinamento a Bach.
Rivisitare Bach non è una cosa da tutti. Quali motivazioni spingono alla realizzazione di un progetto così ambizioso?
È una vera e propria sfida ed è anche molto divertente. Bach è come l'Everest, ci si arrampica su questa incredibile montagna per goderci la vista, ma è anche un lavoro significativo perché siamo interessati a creare connessioni, costruire ponti e rompere muri, per esempio l'Ave Maria rompe i muri che ci sono tra le religioni, tra Ebraismo e Cristianesimo, ad esempio, tra il nuovo testo e quello in latino e Bach è un incredibile strumento per abbattere questi muri, creando legami e queste parole permettono di portare Bach nel XXI Secolo
"Letters to Bach" è prodotto da Quincy Jones, come è nata questa collaborazione?
Io e Gil abbiamo incontrato Quincy Jones nel 2002 al World Economic Forum a New York, dopo l'11 settembre, Quincy era il produttore di questo evento e noi fummo invitati per suonare "Imagine" di John Lennon e da quel momento siamo rimasti in contatto e nel tempo abbiamo rinforzato molto la nostra amicizia; un anno e mezzo fa eravamo in visita a Los Angeles suonammo l'Ave Maria e a lui piacque moltissimo e ci disse: "Voglio essere il produttore di quest'album". Noi pensavamo che scherzasse ma poi l'ha fatto davvero e per noi è stato un grande onore.
In passato ha collaborato con molti artisti italiani e napoletani, tra cui Pino Daniele e Solis String Quartet, cosa ricorda?
Mi piacque molto lavorare con Pino Daniele, una voce bellissima e una grande anima, ho collaborato anche con altri artisti italiani, tutti fantastici, la più lunga è stata quella con i Solis String Quartet, durata oltre 10 anni poi con Carlo Fava al Festival di Sanremo, ovviamente con Nicola Piovani per "La vita è bella", grande compositore e grande amico, Andrea Bocelli, ho cantato con lui diverse volte, con Zucchero… Ho fatto molte belle collaborazioni con artisti italiani che amo.
Quest'anno l'Eurovision Song Contest si terrà a Tel Aviv e vi parteciperà anche Mahmood, hai avuto modo di ascoltarlo, che ne pensi?
Sono molto colpita dal fatto che abbia vinto un rapper italiano di origini egiziane, per molti versi è come me che ho origini yemenite e sono contenta che sarà all'Eurovision, sarà il benvenuto.
Lei è israeliana e da piccola dovette fuggire dal suo Paese, cosa ne pensa della questione immigrazione in Italia?
Penso che sia un problema internazionale, non solo italiano, va premesso che ogni Paese debba fare delle leggi sull'immigrazione, ovviamente, un Paese deve avere cura di sé e del proprio popolo, quindi le leggi devono esserci, detto ciò come in ogni sistema giuridico c'è anche bisogno di flessibilità e umanità: se hai compassione, umanità, flessibilità e un sistema giuridico intelligente puoi affrontare questo problema, questa è la prima cosa, la seconda, invece, ancora più importante è la percezione. Credo che dobbiamo davvero riconsiderare la nostra percezione degli immigrati come una minaccia per la società, una violenza fatta di violenza e di crimine, come persone che vogliono prendere ciò che è nostro, mentre in realtà, al giorno d'oggi, le persone rappresentano sempre un'opportunità e gli immigrati sono un'opportunità per la società.
Qualcosa che fa parte della storia di tutti e che dimentichiamo, insomma…
Dobbiamo ricordare che milioni di italiani sono immigrati, andando in ogni parte del mondo, vivendoci ancora adesso, rendendo i posti in cui sono arrivati, dei posti migliori, portando innovazione, ristoranti, idee, cultura. Il contributo che gli italiani hanno dato al mondo può, allo stesso modo, essere portato in Italia da questi migranti non c'è motivo per cui non possa esserci uno scambio reciproco. Un'altra meravigliosa riflessione che ha fatto il mio chitarrista è quella di pensare a come questi immigrati siano riusciti ad arrivare in Europa, a tutto quello che hanno dovuto attraversare per arrivare fino a qui, riuscendo a sopravvivere e questo non fa che attestare il loro coraggio, la loro forza e la loro intelligenza perché altrimenti non ce l'avrebbero fatta, c'è grandissima determinazione e convinzione, quindi queste sono persone incredibili! Possono indubbiamente diventare una parte produttiva della società se solo gli fosse data una possibilità senza pensarli automaticamente come una minaccia e se tenti quanto più puoi di eliminare o mitigare il razzismo, la fobia con cui percepiamo queste persone allora si vedrebbe la grande opportunità che gli immigrati rappresentano