In inglese “Challenge” significa “sfida”, e il 33 giri approntato nel giurassico 1981 da un’etichetta creata per l’occasione e battezzata non senza autoironia Bootleg Records fu appunto questo. All’epoca, infatti, si vivevano giorni molto più difficili e se vogliamo “leggendari” degli attuali: realizzare vinili indipendenti – i CD ancora non circolavano, MP3 e Internet si trovavano al massimo nei libri di fantascienza – era problematico e costoso, per distribuirli si sudavano le proverbiali sette camicie, riuscire a promuoverli in posti diversi da qualche radio privata e da una manciata di riviste specializzate era una missione impossibile o quasi, il limitato pubblico potenziale era spesso ulteriormente ridotto dai pregiudizi esterofili. Eppure Marco Melzi da Pavia, allora titolare di un negozio (di dischi, ovvio), si lanciò con entusiasmo nell’impresa, colpito dal grezzo ma efficacissimo talento di una band veneta e due friulane. Scelse il formato della compilation, che suscitava curiosità più di un singolo gruppo sconosciuto, invitò i ragazzi a registrare i brani migliori dei loro repertori e consegnò alle stampe un migliaio di copie del 33 giri, racchiuse in una copertina tendente al cupo in linea con il già consolidato immaginario new wave.
La “nuova onda” era non a caso il territorio nel quale si muovevano i No Submission di Treviso, i Mercenary God di Gemona e i No Suicide di Udine. I primi due, che cantavano in inglese, dichiaravano saldi legami con il punk, benché con formule non allineate ai modelli classici del genere e influenzate dal rock underground del decennio precedente, mentre la voce femminile e i testi in italiano, innestati in un post-punk ipnotico e per lo più rarefatto scandito dalla drum-machine, caratterizzavano il sound dei terzi. Non contando i CD postumi assemblati molto dopo dai Mercenary God, nessuno di loro avrebbe pubblicato altro, ma quelle undici canzoni furono sufficienti ad affermarne i nomi nel circuito: grazie al valore assoluto di almeno tre di esse – citandone una per ogni partecipante: “The Degraded Man” dei No Submission, “God In Trouble” dei Mercenary God e “Nessun suicidio” dei No Suicide – e con il contributo di recensioni sempre giustamente positive, “Challenge” conquistò le poche centinaia di appassionati che credevano nel presente e nel futuro del rock nazionale, con conseguente esaurimento della tiratura. Oggi, per aggiudicarsene un esemplare sul mercato collezionistico, servono una cinquantina di euro.
Ne bastano però solo 12 e 90 per acquistare uno dei compact appena posti in commercio, riesumando il marchio Bootleg, ancora da Marco Melzi, che è rimasto nel giro e che negli anni ‘80 ha dato vita a una label ben più longeva, la Minotauro. La bustina di cartoncino ricalca la copertina del 1981 anche nello stile spartano, ma il libretto di sedici pagine ricco di materiale-stampa va incontro alle esigenze di chi ritiene che la musica vintage non possa rinunciare a un minimo corredo di notizie e foto in grado di contestualizzarla. Di sicuro tutti avrebbero gradito alcune bonus track, ma a prescindere dalla mancanza di certezze sulla loro esistenza, considerando il tempo occorso per la semplice riedizione standard non sarebbe stato il caso di rischiare ulteriori rinvii.