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“Nessuno segna da solo”, riecco i La Rua: “Portiamo messaggi importanti, superando il nu folk”

Hanno attraversato Sanremo, Amici, il Primo Maggio e oggi i la Rua tornano col terzo lavoro discografico, l’Ep “Nessuno segna da solo”, che anticipa l’uscita dell’album vero e proprio e danno al loro pubblico il tempo di abituarsi a una piccola svolta musicale, spingendo ancora di più sull’elettronica.
A cura di Francesco Raiola
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Si gioca col calcio, e col gioco di squadra in generale, come si vede anche dal titolo del nuovo Ep dei La Rua, la band capitanata da Daniele Incicco che con "Nessuno segna da solo" è arrivata al terzo lavoro discografico, scegliendo un formato di traghettamento verso quello che sarà l'album vero e proprio che uscirà in inverno. Un Ep tra nu folk ed elettronica in cui i La Rua ancora una volta funzionano come squadra e che ha canzoni nate dall'intuizione di Incicco e Dario Faini, uno tra gli autori italiani più noti, mente dei Dardust, che ha anche prodotto questo lavoro; con loro, nella fase di scrittura, anche Alessandro Raina, ex Amor Fou, con Elisa (che con Emma capitanava la squadra di cui facevano parte durante Amici) a collaborare, producendola, in "Per motivi di insicurezza" e il feat di Federica Carta in "Sull'orlo di una crisi d'amore" il cui video viaggia verso i 5 milioni di visualizzazioni.

Come mai la scelta di questo formato, di un Ep, scelta sempre un po' particolare. 

La scelta di questo formato nasce dal fatto che era da tempo che volevamo consegnare al pubblico quelle che erano le nostre nuove canzoni, che erano già pronte da un bel po’, anche se non volevamo bruciare quello che era il nostro nuovo lavoro, né uscire con un singolo utilizzandolo puramente a fini commerciali. Quello che volevamo era far capire al pubblico, alle persone che ci seguono, qual era la nostra nuova direzione, fargli capire che vogliamo fare sul serio per quanto riguarda, ad esempio, i testi delle canzoni, portando dei messaggi importanti, nei quali crediamo, e allo stesso tempo dare qualcosa in più della semplice canzone, senza lanciare l’album senza avergli dato la giusta importanza e senza spiegare bene quello che stavamo facendo.

Il titolo, "Nessuno segna da solo", è una sorta di manifesto o sbaglio? Da dove deriva?

Deriva dal fatto che ci teniamo a far capire qual è la nostra direzione, in un mondo fatto di solisti, band che si sciolgono, situazioni nelle quali c’è sempre una figura portata avanti, cancellando l’idea di insieme. A noi piaceva essere la testimonianza di qualcosa che va controcorrente, una voce fuori dal coro. Siamo una band da dieci anni, con tutte le difficoltà di essere sei, e ancora urliamo che nessuno segna da solo, credo sia anche un bel messaggio.

Ho visto che ci sono anche un po' di metafore calcistiche, non so se è una cosa causale o è anche un'idea di quello che mi hai spiegato…

Quella del calcio è una passione che ho da tanto tempo, non ho potuto fare il calciatore perché sono una schiappa, alcune metafore calcistiche sono larghe e fanno capire da subito quello che vogliamo dire. Le metafore calcistiche che sono all’interno dei brani fanno parte di quella che è una mia visione, semplificata e messa nel miglior modo per essere capita.

Io lego molto il vostro lavoro alle percussioni, ma in questo Ep continuate a giocare anche con l’elettronica, e benché non sia una novità l’ho sentita spinta ancora più in là questa idea. Era già un’idea vostra o c’è la mano di Dario Faini?

L’Ep è stato prodotto interamente da Dario, abbiamo scritto insieme le canzoni e alla fine c’è stato il lavoro da parte sua, che ha saputo ascoltare ogni esigenza di ogni singolo componente. In questo disco abbiamo voluto allargare moltissimo la produzione, non più relegata al nu folk, che resta una partenza – restano il banjo, le percussioni, anche un certo tipo di impatto sonoro – però quello che volevamo è che tutto facesse un passo in avanti e diventasse un terzo tempo, si prestasse a un’evoluzione che avevamo nel sangue da tempo. Capisco che alcune persone possano trovarsi spiazzate davanti a questo ma allo stesso tempo dobbiamo metterci in condizione di poter dare all’ascoltatore il nostro coraggio e quindi il nostro coraggio musicale, dei testi, la voglia e la forza di poter fare qualcosa di diverso.

Com'è stata l'accoglienza in questi primi giorni?

Come ogni volta che esce qualcosa di nuovo c'è gente che ti voleva un po' più com'eri e un po' più come sei, e altri che apprezzano questo e apprezzavano meno quello che eri. In realtà quello che si è è sempre la stessa cosa, abbiamo cercato di dare molta importanza alle canzoni: "Finché il cuore batte" doveva suonare in quel modo, "Per motivi di insicurezza", che ha prodotto Elisa, aveva bisogno di un arrangiamento minimale, quindi se fossimo intervenuti con chitarre acustiche e tamburoni avremmo distrutto quel brano, quindi ogni canzone è stata vestita del giusto abito. Ad esempio "È fantastico" è una canzone molto moderna, una foto attuale dei desideri che tutti noi abbiamo e quindi aveva bisogno di un vestito super attuale.

Ascoltando l'Ep mi è venuto alla mente un po' il nuovo Carboni, tra cantautorato e pop molto spinto sull'elettronica. C'è stato qualche ascolto che vi ha segnato particolarmente?

Carboni fa parte dell'immaginario pop italiano, è normale che entri nella nostra memoria emotiva musicale. In realtà per quanto riguarda la scelta dei testi, di quello che vorrei dire, cerco di essere molto sincero con me stesso. Sicuramente avrò tanti riferimenti, tanti artisti dei quali mi nutro tutti i giorni però alla fine cerco sempre di dire qualcosa in cui credo veramente. Poi in questo caso abbiamo anche fatto un doppio lavoro: quando tutti i brani erano praticamente ultimati abbiamo fatto intervenire Alessandro Raina con il quale abbiamo raffinato il tutto per cercare di non lasciare nulla al caso e dare più forza poetica in alcuni passaggi.

Avete voluto che ognuno di voi si esprimesse in un brano, nell'idea di Factory di cui hai parlato in passato. Come funziona la creazione delle canzoni?

Il processo creativo funziona così, che io porto un grandissimo numeri di brani a Dario, con il quale scegliamo quelli più forti, li cominciamo a lavorare in maniera artigianale e da quel momento in poi a volte capita che si faccia un arrangiamento iniziale sul quale i ragazzi cominciano a lavorare poi fanno innumerevoli prove e di queste prove lo stesso Dario decide quelle sposate. Questo processo è molto lungo e in questo disco abbiamo deciso di essere molto larghi e non dire no a qualcosa che inizialmente sembrava assurdo: ad esempio, alla fine di "Finché il cuore batte" c'è un acuto che non fa certo parte di quello che ascoltiamo in radio, un acuto che richiama il modus operandi di Led Zeppelin, The Who, dei Guns ‘n' Roses. Credo tantissimo nell'indipendenza di ciascun componente.

Avete idea di come muovervi con le uscite?

Credo che sarà in inverno, per ora faremo un po' di concerti.

Inverno inteso come febbraio? State pensando a Sanremo?

Se avremo il brano giusto ci presenteremo.

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