Morto Renato Vicini, l’interprete LIS che andò a Sanremo con Daniele Silvestri: “Era meraviglioso”
È morto Renato Vicini, noto interprete LIS. A darne l'annuncio è stato Daniele Silvestri, l'artista che lo aveva accolto sul palco del Festival di Sanremo nel 2013, quando Silvestri cantava "A bocca chiusa" e Vicini, contemporaneamente, riportava la canzone nel linguaggio dei segni.
Il ricordo di Daniele Silvestri
Una collaborazione che lo aveva visto presente anche nel video della canzone, riprodotto spesso ai concerti di Silvestri, oppure con la presenza dello stesso Vicini sul palco. L'artista romano lo ha ricordato così, con un post sui social:
Stamattina se ne è andato Renatone nostro.Renato Vicini, interprete LIS e persona meravigliosa. Con me sul palco di Sanremo nel 2013 a “segnare” A bocca chiusa, e poi protagonista del videoclip della canzone, firmato da Valerio Mastandrea. Quel video ce l’ho dietro le spalle tutte le sere in cui suoniamo, in questo tour teatrale già così pieno di ricordi splendidi ma anche dolorosi. Se ne è aggiunto un altro, inatteso nonostante fosse malato da tempo. Un onore averlo affiancato nella battaglia – VINTA – per il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni. Renà, grazie per la generosità che hai sempre messo in ogni cosa. Ti voglio bene
Renato Vicini con Silvestri a Sanremo nel 2013
Poche le informazioni su Renato Vicini, che tempo fa si era raccontato in un'intervista riportata dal sito Notizie in Lis, raccontando la sua vicenda familiare che lo introdusse all'apprendimento del linguaggio dei segni: “Ho ricordi di quando ero piccolo, del rapporto con i miei genitori e del tipo di comunicazione che avevamo. A quell’epoca la società vedeva gli invalidi come persone di poco valore e di conseguenza io, essendo figlio di sordi, mi sentivo un poco inferiore. Non parlavo bene, a scuola ero un asino, andavo proprio male, sono stato bocciato tante volte. Di chi è la colpa? Come si fa a dire? Nella mia famiglia c’era poca cultura e non sopperiva alle lacune scolastiche".
E aveva aggiunto: "Ricordo di quando papà, o mamma, andavano a parlare con le maestre per sapere come andassi a scuola, era un problema, perché le maestre non sapevano usare i segni. Così toccava a me aiutarle; loro: “dì a mamma che sei un po’ asino e che devi studiare di più” ed io traducevo a mamma, cambiando: “vado così così ma con un po’ di sforzo ed impegno posso farcela”. Mamma ci credeva".