Mina è sempre Mina: con “Maeba” la cantante spazia dall’elettronica a Paolo Conte
Quando parte la voce di Mina è difficile restare indifferenti, sia che si parli di una canzone nota, di quelle che l'hanno resa la più grande cantante della Storia italiana, sia che ci si approcci a un inedito, una canzone ascoltata per la prima volta. Sicuramente la suggestione che la sua grandezza emana e il fascino di una cantante che ha scritto pagine fondamentali della musica leggera italiana hanno un peso specifico nell'approccio alle novità – forse è una delle poche verso cui ci si pone sempre in maniera completamente laica ai primi ascolti, senza il pensiero del "le cose vecchie sono le migliori" -, ma è indubbio che la sua capacità interpretativa resta una delle certezze della musica italiana.
Anche Last Christmas e Heartbreak Hotel
Con "Maeba" la cantante torna con un album a proprio nome a 4 anni di distanza da "Selfie", con in mezzo il successo straordinario di "Le migliori", l'album che la vede in coppia con Adriano Celentano, il più venduto del 2016 e tra quelli più venduti anche dell'anno successivo (attualmente tra i 30 album più venduti della settimana). "Maeba" è un album di inediti che, come spesso, si fregia di vari autori, più o meno noti al grande pubblico e due pezzi che sono ormai standard: "Last Christmas" di George Michael e "Heartbreak Hotel", primo pezzo oltre il milione di copie vendute, di Elvis Priesley.
Perché Maeba?
Perché la scelta del titolo dell'album sia caduta proprio su Maeba è una delle domande che sono girate nei giorni scorsi e la spiegazione è nella nota che accompagna l'album: "A noi piace pensare che Maeba sia la galassia lontanissima dalla quale partì l’astronave Opera per portare sulla Terra la bianca aliena che, dopo essersi palesata in forma di ologramma sul palco dell’Ariston durante l’ultima serata del Festival di Sanremo, ora ricompare come protagonista della copertina del nuovo album di Mina".
Un percorso vario, con tappa nella Napoli di Conte
"Maeba" racchiude quello che è il percorso della cantante, supportata dalla sua voce inconfondibile e dalla voglia di spaziare, mettersi in gioco senza paura, forte anche di una carriera enorme e spalle molto larghe. Per questo motivo, supportata da musicisti jazz che si sono prestati alle variazioni, Mina spazia dagli standard riletti, passando per un pezzo più "classico" come "Volevo scriverti da tanto", il singolo che ha anticipato l'uscita dell'album, nonché primo pezzo della tracklist fino a "Un soffio" che l'album lo chiude e che dà l'idea dello spettro in cui si muove la cantante che per questa canzone sceglie Davide DiLeo, il Boosta dei Subsonica per affondare le mani nell'elettronica. Al fianco della cantante, però ci sono anche nomi a lei legati da tempo, come Andrea Mingardi, Giorgio Calabrese (autore tra le altre di "E se domani", "Trenodia", "Chi dice non dà" e"La pioggia di marzo"), un testo di Paolo Limiti e soprattutto la sorpresa Paolo Conte che ha scritto "‘A minestrina", un testo in napoletano come il Maestro ne ha già scritti in passato (come "Spassiunatamente" e "Ma si t'a vò scurdà").