Michele Merlo, la perizia con la foto inviata al medico: “Si poteva salvare con una terapia”
Emergono nuovi elementi sui giorni che hanno preceduto la morte di Michele Merlo, il cantante ex concorrente di Amici, scomparso il 6 giugno del 2021 a causa di una leucemia fulminante. Se nei giorni scorsi non sono emerse particolari responsabilità in capo ai medici del Pronto Soccorso, nuovi dettagli dell'inchiesta riportati dal Corriere della Sera fanno emergere forti dubbi su come abbia agito il medico di famiglia di Rosà, consultato da Merlo pochi giorni prima della sua morte. Dalla perizia del professor Antonio Cuneo e del dottor Matteo Tudini, che rientra nell'inchiesta per omocidio colposo aperta dalla Procura di Bologna e passata nelle mani dei colleghi di Vicenza, si giunge alla conclusione che "sarebbe stato sufficiente sottoporre Michele Merlo all’esame del sangue per far emergere un quadro di emopatia acuta che avrebbe comportato il suo immediato ricovero".
Nella mail inviata al medico di famiglia, Merlo allegava la foto di un vistoso ematoma alla coscia sinistra, ennesimo segnale comparso sul suo corpo dal 7 maggio. Tuttavia la risposta del 26 maggio, firmata da un anonimo assistente di studio, rimbalza la richiesta di Merlo, specificando che l'indirizzo sia da utilizzare solo per richieste di terapia cronica e che si richiede esplicitamente di non inviare foto, di fatto ignorando la potenziale gravità della stessa. Secondo la perizia, infatti, un intervento tempestivo avrebbe potuto garantire buone probabilità di sopravvivenza a Michele Merlo: "In tale contesto, con elevata probabilità, Merlo entro 24 ore avrebbe iniziato la terapia adeguata" e, con l'inizio di una terapia adeguata nei giorno successivi: "avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa tra il 79 e l’87 per cento".
Michele Merlo "rimbalzato" via mail dal medico di famiglia
Due ore dopo la ricezione della risposta via mail Michele Merlo decide di andare al pronto soccorso dell’ospedale di Cittadella, dato che l’ematoma alla coscia sinistra gli causava dolore. Al triage del pronto soccorso nessuno sospetta la gravità della situazione e gli viene assegnato un codice bianco. Merlo attende tre ore e poi, come ha spiegato il padre, "scocciato va via". Decide di recarsi fisicamente presso lo studio del medico di famiglia, Vitaliano Pantaleo, che ha però spiegato come Merlo abbia motivato in modo preciso le ragioni di quei segni sul corpo:
Per la diagnosi mi basai su quel che disse lui stesso: raccontò di aver preso alcune botte facendo un trasloco. Si stava curando con antinfiammatori e una pomata e gli raccomandai di tornare da me entro 3-5 giorni, ma non l’ho più rivisto. Mi sono fidato delle sue parole, francamente credo di aver fatto bene il mio lavoro ma non passa giorno che non pensi a lui…
Il mancato intervento tempestivo porta la situazione a precipitare tempestivamente in meno di dieci giorni. Dalle "piccole ma ben visibili emorragie mucose al cavo orale" del 28 maggio ai forti dolori alla testa e sanguinamento dal naso del 30 maggio, alla stanchezza cronica e il mal di gola, fino alla febbre a 38,5 del 1 giugno, quando ancora nessuno è riuscito a comprendere la gravità della situazione. Il 2 giugno Michele Merlo va in ospedale a Vergato, a Bologna, dove non individuano nulla di particolare se non una tonsillite.
La chiamata al 118 e la morte tre giorni dopo
La sera del 3 giugno Michele Merlo inizia a vomitare e la sua ragazza chiama il 118. Portato in ospedale viene sottoposto a Tac e si richiede un intervento d'urgenza "a scopo decompressivo". Solo il giorno dopo, il 4 giugno, emerge chiaramente che si tratti di leucemia fulminante. Inutili le terapie avviate, visto che secondo i periti già la febbre alta del 1 giugno lasciava intendere che sarebbe stato troppo tardi. Michele Merlo muore la mattina del 6 giugno.