Michael Jackson: incongruenze temporali nel racconto del Dr Murray
Il processo al Dr Murray, il cardiologo che aveva in cura Michael Jackson al momento del suo decesso, continua tra polemiche e incongruenze.
Nei giorni scorsi, dopo varie discussioni tra avvocati e giudice, era stato deciso che la cauzione per il Dr Murray sarebbe stata di 75 mila dollari. L'accusa aveva richiesto fosse portata a 300 mila dollari dopo gli iniziali 25 mila, ma il giudice Keith Schwartz ha posto un limite di 75 mila dollari.
Le altre conseguenze che la condanna ha portato al medico sono l'impossibilità di servirsi del passaporto per viaggiare al di fuori degli Stati Uniti e la restrizione sulla prescrizione di sedativi pesanti quali il Propofol, responsabile proprio del decesso del re del pop.
Nonostante tutto, infatti, il medico potrà tornare ad esercere la propria professione, almeno fino al prossimo 5 aprile, data in cui è previsto il prossimo appello.
Sempre in questi giorni, però, sono emerse delle incongruenze piuttosto pesanti per quanto riguarda le informazioni temporali fornite dal Dr Murray sugli ultimi momenti di vita di Michael Jackson.
Inizialmente, infatti, il medico aveva dichiarato di aver iniziato a somministrare il Propofol a Michael Jackson intorno alle 10.50 e di essersi allontanato per un paio di minuti. La chiamata al 911, però, risulta essere stata effettuata intorno alle 12.21, il che significa che il Dr Murray si sarebbe allontanato per 73 minuti.
La difesa ritiene che questo sia dovuto a un errore durante il racconto del Dr Murray alla polizia di Los Angeles, mentre stando all'accusa questo implica una grave negl
igenza da parte del medico che mentre somministrava il Propofol a Michael Jackson ha avuto anche il tempo di fare altre telefonate, inclusa una ad un altro paziente in cui spiegava tranquillamente i risultati di un suo esame cardiaco.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa vicenda che continua a farsi sempre più intricata.