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Mercato discografico stabile nel 2016: vola lo streaming, giù il cd, vinile dal 3% al 6%

È stato un 2016 stabile per il mercato discografico italiano che segna un +0,4% rispetto al 2016, e conferma la volata dello streaming, la crescita del vinile e il predominio (calante) del segmento fisico.
A cura di Francesco Raiola
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Il mercato discografico del 2016 non è variato molto, nel complesso, rispetto a quello dell'anno precedente, rafforzando alcune delle linee generali che si erano affermate negli anni scorsi, come  l'aumento dello streaming e del vinile e ridimensionando un po' l'aumento del cd fisico che si era verificata nel 2015. E proprio due anni fa il mercato aveva chiuso con un incremento totale del 21%, mentre quest'anno la situazione è stabile con un +0,4% totale per un fatturato di 149 milioni di euro, come certificano i dati Deloitte per FIMI.

A fare la parte del leone per quanto riguarda le vendite è sempre il fisico, ma se si guarda alle tendenze si conferma quella che negli ultimi anni ha dominato, ovvero l'avanzata a lunghe falcate dello streaming. La copia fisica pare avere ancora il dominio del mercato, facendo segnare un 54% che lo rende ancora fondamentale, con gli album in testa e il repertorio italiano a prevalere, come si legge dal comunicato. Un'indicazione nota a chiunque segua un po' le classifiche settimanali o, almeno, abbia visto quella finale del 2016 che ha visto 17 artisti italiani nelle prime 20 posizioni, con una prevalenza che va avanti ormai da anni.

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Lo streaming segna un ulteriore +30%, continuando a macinare soprattutto per quanto riguarda gli abbonamenti con un 40% di incremento rispetto al 2015, con un totale di 35 milioni di euro di ricavi e totalizzando il 51% di tutto il segmento digitale. Lo streaming video cresce del 4% mentre i ricavi dall’ad-supported audio salgono del 30%: "La forte differenza tra i ricavi da video streaming e audio, lascia ancora emergere il tema del value gap con piattaforme come YouTube, sulla quale vengono realizzati miliardi di stream (la piattaforma di video sharing è utilizzata per ascoltare musica dall’89% degli italiani – fonte Ispsos Connect 2016,) ma che genera pochissimi centesimi per gli aventi diritto a causa di un baco normativo comunitario – spiega Enzo Mazza, CEO di FIMI -. Se l’Europa attribuisse una connotazione giuridica univoca per piattaforme come Spotify, Deezer o Youtube i ricavi generati dal video sharing potrebbero anche raddoppiare".

Il supporto fisico perde l'8% rispetto all'anno precedente, quando aveva avuto un incremento che in molti avevano legato al florilegio di instore, gli appuntamenti in cui gli artisti incontrano il pubblico,mentre continua la fase calante del downloading che quest'anno perde il 24%. Continua a grandi balzi anche la crescita del vinile che segna un altro +52% (quasi 10 milioni di ricavi) e una quota di mercato che in tre anni è passata dal 3 al 6%, rafforzando una nicchia che cresce in maniera costante anno dopo anno.

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