Matteo Romano e Luigi Strangis: “Siamo diventati famosi all’improvviso perciò stiamo bene insieme”
Due caratteri molto diversi, due modi di fare musica e viverla molto diversa, eppure Matteo Romano e Luigi Strangis si sono ritrovati in una canzone che alla fine li rispecchia. Nata dalla penna del primo ma con alcuni accorgimenti dell'ex Amici per renderla più "frizzante", "Tulipani blu" è la loro prima collaborazione. Una canzone che parla di fratellanza e pace che guarda all'estate cercando – e riuscendo – di non cadere con tutti i piedi nel cliché del tormentone. Fanpage.it li ha incontrati per chiedergli come nasce questo duo, come nasce la canzone e come si sentono dopo un'esplosione velocissima che li ha portati a un pubblico molto ampio.
Come nasce questo duo?
Romano: L'idea di Tulipani blu è nata da me, avevo questo brano che pensavo potesse essere giusto condividere con qualcuno. Era una prima collaborazione e ho pensato a Luigi anche per portare un po' di freschezza e dare una nota irriverente. Ci eravamo visti un paio di volte in giro, poi ci siamo visti in studio, ci siamo conosciuti e sono contento di come è andata, ci siamo trovati bene molto bene insieme.
Strangis: È andato tutto liscio, ci siamo visti in studio, io avevo già ascoltato il brano, lo abbiamo lavorato un po', abbiamo trovato la quadra, una via di mezzo, però non è stato difficile.
Cosa è cambiato rispetto all'idea originale?
S: Abbiamo lavorato ad alcune cose sul testo, ma niente di esagerato, l'abbiamo resa un po' più irriverente, appunto.
R: È cambiato qualcosa anche nell'intenzione del cantato, la mia era un po' più pacata, mentre lui ha aggiunto un tocco frizzante.
S: Ho aggiunto un po' cazzimma.
I tulipani blu sono associati alla pace e alla tranquillità, però non esistono in natura, come mai hai scelto proprio quelli?
R: Innanzitutto perché in fase di scrittura avevo letto che donare dei tulipani blu a qualcuno è un gesto di pace, che serve per risolvere una situazione, fare un gesto romantico.
S: È paradossale che non esista in natura, noi cerchiamo di regalare una cosa che non c'è.
R: Sì, è simbolico, di auspicio, te li regalo per donare tutta la serenità possibile col brano, divertendoci a cantarla.
Cantate "Mi hai fatto fare destra, sinistra, ci perdo la testa. Fare sinistra, poi destra, ma che cattiveria” sembra qualcosa pronto anche per TikTok, no?
R: Sicuramente è un brano ballabile, quando lo performiamo ci divertiamo. Balletti veri e propri, però, sarebbe bello che partissero da altre persone, è un brano che si presta.
Ma è già partito qualcosa?
S: Mi pare che qualche coreografia è partita. Per quanto riguarda il brano, dire di aver fatto destra e sinistra vuol dire che mi hai fatto uscire pazzo.
Cosa rappresenta per voi il concetto di canzone estiva?
S: Quello di canzone leggera, non di un genere in sé, anche se oggi lo è diventato. Questa canzone, però, non lo è, si presta, certo, ma perché è un brano leggero, che arriva subito.
R: Per come la vivo io è anche un modo per uscire dalla mia comfort zone. Nei miei testi mi sento a volte troppo pesante, parlo molto di ciò che sento e provo ed è anche terapeutico, ma scrivere brani del genere mi aiuta a uscire da queso loop nostalgico e malinconico. Quando sono arrivato in studio, la prima volta che l'ho scritta, quando ancora non c'era neanche l'idea di Luigi, era una giornata soleggiata, era maggio dello scorso anno e mi dissi che avevo voglia di scrivere un brano felice, cosa che per me è strana; è nata con quell'idea, non come brano estivo o tormentone. Secondo me non gioca in quel campionato lì, è diversa, è la nostra versione di ciò che potrebbe essere un brano estivo.
Siete due giovani speranze del pop italiano, mi raccontate come la vivete questa cosa?
S: Il cambiamento lo abbiamo avuto entrambi, è stato diverso ma c'è stato ed è stato forte. Forse è anche quello che ci fa trovare bene insieme, perché l'impatto è forte: ci siamo entrambi ritrovati dal nulla ad avere una bella fanbase, gente che ti ascolta, a volte neanche ci credi e per metabolizzarlo ci metti un po'. Però alla fine ce la stiamo vivendo bene.
R: Io me la vivo come opportunità e fortuna, nonostante abbia lavorato molto e abbia sognato tantissimo di arrivare dove sono adesso.
Ovvero?
R: Avere l'opportunità di fare questo lavoro a un'età così giovane. Ho cercato di prendere l'aspetto positivo della cosa: cogliere le opportunità, vivere le esperienze, arricchirmi sempre di più, perché non capita a tutti di averle queste possibilità. Sai, andare in studio, vivere a Milano, fare live e vivere di questo, quando in realtà stiamo ancora cercando noi stessi di capire qual è la nostra strada e cerchiamo di capirlo ogni giorno. Secondo me quest'anno è stato un modo, per entrambi, per prendere consapevolezza di ciò che volevamo fare anche perché Amici da una parte e Sanremo dall'altra ci hanno dato la piattaforma per iniziare a fare quello che volevamo fare ma il lavoro vero e proprio è cominciato dopo.
S: Pensa alla fortuna di andare in studio, ecco, noi dal nulla siamo riusciti a farlo, saltando un certo tipo percorso, però la viviamo come una fortuna. Impariamo giorno per giorno, siamo come spugne, cerchiamo di apprendere sempre qualcosa.
R: Anche l'uno dall'altro. Da quando è cominciato questo progetto io sto prendendo molto da lui anche perché è la prima persona che conosco ad aver avuto questo tipo di esperienza, passare da niente a tutto in pochissimo tempo, quindi è bello potersi confrontare. Ci sono cose di cui non si parla perché non tutti, neanche persone amiche riescono a comprendere, giustamente.
Matteo, questo taglio di capelli ha un significato particolare legato al cambiamento o faceva semplicemente caldo?
R: Quest'ultimo anno, dopo Sanremo, ho avuto la possibilità di crescere tanto, poi a quest'età si cresce in maniera velocissima. Volevo dare l'immagine di un nuovo inizio e un nuovo me, più maturo, consapevole di ciò che sta facendo, che rappresentasse tutte le trasformazioni che ho avuto nell'ultimo periodo.
S: Si cresce, banalmente si cresce.