Mario Venuti racconta ‘Il tramonto dell’occidente’: “Senza retorica e paternalismi”
Per celebrare i vent'anni di una carriera da solista fatta di successo di pubblico e riconoscimenti della critica, Mario Venuti esce con il suo nono lavoro discografico, dal titolo significativo "Il tramonto dell'occidente". Il tramonto che il cantautore prova a delineare lungo le tracce di un'opera mentale, è un percorso fatto di consapevolezza, constatazione che nel declino di un impero, citando la title track, non c'è spazio per i rulli di tamburi. Al contrario non vi sono che ruberie e volgarità, nel pantano delle quali l'artista che guarda il mondo non può che muoversi cercando di abbozzare suggerimenti per una nuova strada, senza la presunzione di dare lezioni.
Abbiamo intervistato Venuti trovandoci di fronte ad un cantautore che afferma di aver concepito questo album senza avvertire il peso di un ventennio, rivelando una voglia di ricerca e di freschezza artistica inattesa. L'opera vanta collaborazioni illustri, da Battiato, che prende parte ad una traccia incentrata sulla figura di Beethoven, a Giusy Ferreri, passando per Alice, artisti che hanno messo le proprie voci al servizio dell'album. Inoltre Francesco Bianconi e Kaballà, i quali invece hanno collaborato al concepimento dell'album stesso, partecipando a questa digressione sulla deriva dei tempi moderni. Nei prossimi mesi partirà naturalmente un tour che impegnerà Mario Venuti e lovedrà in scena in diverse città d'Italia, le principali. Una serie di occasioni nelle quali, è lo stesso autore a confessarlo, potrebbero salire sul palco anche altri amici e colleghi storici, presenze importanti che si sono susseguite lungo tutto il corso della sua carriera: inutile dire che i Denovo, il gruppo storico con il quale ha cominciato, e Carmen Consoli, potrebbero rientrare in questo elenco.