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Marco Mengoni si prende una pausa: “Parto, ho bisogno di schiarirmi le idee”

In un’intervista al Corriere della Sera Marco Mengoni ha parlato della famiglia, dei fan, dei miti e della voglia di prendersi una pausa e partire per un po’.
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Marco Mengoni (Piero Cruciatti / LaPresse)
Marco Mengoni (Piero Cruciatti / LaPresse)

Quando sei uno dei cantanti italiani più impegnati, amati, venduti e chi più ne ha più ne metta, di questi ultimi anni, capita che arrivi il momento in cui è il momento di dire ‘stop', fermarsi un attimo e respirare, godendosi, perché no, anche quello che si è seminato e raccolto. Forse è quello che ha pensato Marco Mengoni che dopo la vittoria a X Factor, quella a Sanremo, centinaia di migliaia di album venduti, concerti sold out, una voglia di sperimentazione che l'ha portato a tentare nuove tecnologie ma anche rischiare con collaboratori molto giovani (dai co-autori delle sue canzoni ai registi dei video), ha deciso di prendersi un po' di aspettativa, come ha dichiarato in una lunga intervista a Sette, l'inserto del Corriere della Sera, in cui ha discusso della sua musica e della famiglia ("Sono figlio di due commercianti, nessuno con il sangue blu. Due lavoratori, il che è un complimento"), senza perdere l'ironia, come quando, parlando del suo compleanno il 25 dicembre ha detto: "Il vero problema è essere nati lo stesso giorno di qualcuno che resterà sempre più famoso di te, nonostante i tuoi sforzi".

Il bisogno di una pausa

Ma quello che farà più discutere è senza dubbio la voglia di prendersi una pausa, partendo da un biglietto aperto e una prima destinazione come New York:

Sì, vado in aspettativa. Ho bisogno di un po’ di tempo per schiarirmi le idee, e chiarire il mio stomaco, la mia anima, il mio cervello. Voglio aspettare, ma non aspettarmi. Cioè non voglio avere aspettative. Quello che deve arrivare, arriverà. Un libro? Forse è presto, non sarei in grado di entrare nell’abisso di un’emozione e raccontarla. Lo faccio con la musica». Mentre aspetta, viaggia. «Ho già fatto un biglietto open, date flessibili. Parto solo, molto presto. Prima destinazione New York, poi da lì si vedrà.

Il ringraziamento ai fan

Oltre alla sua famiglia, parla dei miti che ha preferito non incontrare, anche se "posso solo dire che sono pronto a cedere dieci dei miei anni a Stevie Wonder, un mito che non ho mai voluto conoscere, anche quando c’è stata la possibilità al Lucca Summer Festival", e dei fan, a cui deve tanto:

È una relazione quella che si crea con i tuoi fan, ogni volta diversa. È come una madre che dice: tu sei mio figlio, io ti ho portato in grembo per nove mesi, questo legame non ce lo toglierà mai nessuno. Lo stesso mi porto dentro io del mio pubblico. Si crea un legame iper-uranico che ti travolge e ti stravolge, rimette in discussione la tua vita… A Colonia sbagliavano tutte le parole e questo significava che per il 70 per cento non erano italiani, ma si lasciavano trasportare dalla musica: mi hanno colpito molto. In Campania, invece, cantavano talmente forte da superare in decibel il suono delle casse, non sentivo nemmeno la mia voce in cuffia: a quel punto potevo solo abbandonarmi alla loro festa.

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