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Marco Di Noia e Stefano Cucchi e la novità Elettro Acqua 3D: “Un album distribuito solo tramite app”

Si chiama Elettro Acqua 3D il progetto di Marco Di Noia e Stefano Cucchi che hanno scelto di andare oltre la distribuzione canonica della musica e hanno creato il primo APP-ALBUM italiano e il primo concept album in 3D audio, “ELETTRO ACQUA 3D”: “Ciò che ci ha maggiormente confortato è stata l’eccitazione per la nostra musica”.
A cura di Redazione Music
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Marco di Noia e Stefano Cucchi (ph Francesca Pietropolli)
Marco di Noia e Stefano Cucchi (ph Francesca Pietropolli)

È il primo album distribuito esclusivamente tramite app e lo hanno creato il duo formato da Marco Di Noia e Stefano Cucchi. Si chiama "Elettro Acqua 3D" questo esperimento che di sperimentale ha sia i canali di distribuzione che anche l'idea musicale, ma anche un crowdfunding in cripto valuta (Bitcoin): "abbiamo pensato all’app-album anche perché ci eravamo stancati di ‘cercare' e bussare a porte chiuse a prescindere".

Come e quando nasce il progetto “Elettro Acqua 3D”?

(Marco Di Noia) Nasce circa 4 anni fa, quando Stefano ha risposto ad un mio annuncio pubblicato su un sito musicale. Sulle prime doveva essere semplicemente un’evoluzione del mio progetto cantautorale che si fondasse su musiche più mature, linee melodiche che sfruttassero tutta la mia estensione vocale e arrangiamenti elettronici. Poi si è trasformato in un grande Leviatano che ha inglobato ogni idea, passione e visione. In altre parole un viaggio sonoro di 75 minuti, un concept album dedicato all’acqua e al viaggio, dove tra un brano cantato e l’altro di synth-pop o elettro prog, ci sono interludi che sfruttano il 3D audio per cuffie o auricolari. Nella nostra opera c’è ricerca e sperimentazione, a partire da un imponente lavoro con i più noti sintetizzatori analogici e i primi strumenti elettroacustici, svolto da Andrea Messieri; nonché nove ospiti da cinque nazioni differenti, tra cui il belga Dan Lacksman, il francese Thomas Bloch e il tedesco Peter Pichler, artisti che vantano collaborazioni con Radiohead, Gorillaz, Daft Punk, Hooverphonic, David Bowie, John Cage ecc. Il tutto è stato distribuito in forma di applicazione gratuita per smartphone, di mia ideazione, ma finalizzata con passione e competenza dal team di Fingerlinks, anche attraverso i consigli e la supervisione di Nino Ragosta, storico patron di Fantagazzetta.

È un periodo in cui si parla tanto di cambiamenti nella distribuzione musicale: quali sono stati i feedback?

M – Abbiamo riscontrato tanta curiosità. Chi ha scaricato l’app-album cercando di comprenderne le potenzialità si è detto entusiasta, sia del modello di distribuzione, sia del 3D audio e sia dell’estetica dell’app e del complesso lavoro musicale e di ricerca svolto. Altri invece, probabilmente per ragioni generazionali o di disorientamento rispetto alla novità, hanno mostrato più diffidenza. Ad ogni modo, ciò che ci ha maggiormente confortato è stata l’eccitazione per la nostra musica da parte di chi ha ascoltato tutto l’album. Anche perché in Italia il synth-pop, con contaminazioni progressive, rock, classiche ed etniche, è stato solo sporadicamente proposto, tanto da risultare atipico anche ai giorni nostri.

Siamo veramente pronti ad andare oltre a quelli ormai canonici? O c’è bisogno dell’aiuto anche di qualche grande attore del mercato?

M – Il nostro è un progetto pilota di artisti emergenti che mirano principalmente a farsi conoscere, tanto che l’app-album è a scaricamento gratuito. Tuttavia tale modello, se utilizzato da cantanti noti con grossi seguiti di pubblico e maggiori economie da investire negli sviluppi del software, potrebbe rivelarsi vincente e portare ossigeno alla discografia. In altre parole, credo che lo sdoganamento di una simile modalità di distribuzione a fianco di quelle tradizionali, a livello di sistema musicale, possa verificarsi solo se entrerà in gioco qualche potente attore di mercato. Se poi “Elettro Acqua 3D” si rivelasse essere la scintilla di un piccolo cambiamento, saremo ben lieti e orgogliosi di avere contribuito alla causa artistica.

In questo senso avete cercato qualche collaborazione?

M – Ti dirò che abbiamo pensato all’app-album anche perché ci eravamo stancati di “cercare” e bussare a porte chiuse a prescindere. Ricordo che mandavamo alle case discografiche link per gli ascolti privati on-line dei brani, che non facevano visualizzazioni/riproduzioni. In altre parole non si degnavano nemmeno di ascoltarci. Inoltre, al momento siamo più concentrati a preparare la trasposizione live del progetto, che sarà parimenti innovativa, dato che a fine inverno ci esibiremo nella data zero a cui stiamo già lavorando con Alberto Cutolo, autorità nazionale del mastering audio. A tal fine stiamo cercando qualcuno che ci aiuti a circuitare Elettro Acqua 3D LIVE, che sarà un’esperienza nuova per gli ascoltatori, sempre in 3D audio.

A livello musicale, invece, cosa bisogna aspettarsi?

(Stefano Cucchi) Non ho la sfera di cristallo ma mi sembra che si vada verso una separazione netta tra la musica di consumo di contenuto molto semplice e immediato, che dura pochi mesi, e il prodotto artistico che ricomincia lentamente a riconquistare il terreno perduto. Coniugare intrattenimento a contenuti penso sia la sfida del prossimo futuro. Il mercato richiede prodotti accattivanti, chi fa musica di ricerca deve trovare nuovi modi per veicolare il proprio “messaggio”.

Con il ritorno in auge del vinile un pezzo di discussione è anche sulla qualità dell’audio, cosa a cui voi fate molta attenzione. Quali difficoltà avete riscontrato in tal senso?

S – La difficoltà principale dal punto di vista compositivo è stata quella di fare una ricerca sonora e timbrica che non fosse fine a se stessa, ma funzionale ai brani. Mentre i problemi di ordine pratico sono stati la ricerca per l’Europa di alcuni strumenti rari come il Trautonium o il VCS3, la criticità di dover mixare un disco piuttosto complicato in tempi ristretti su un banco analogico che non ti permette di tornare sulle tue scelte una volta chiuso il mix e il mastering, che doveva coniugare un buon volume di ascolto senza andare a discapito della qualità sonora.

M – A quanto risposto da Stefano aggiungo che a noi fa molto piacere il ritorno in auge del vinile, anche perché, oltre ai discorsi qualitativi che citavi, ci ricorda la nostra infanzia. Romanticamente, stiamo anche pensando a un’uscita in vinile, magari a tiratura limitata, con i brani cantati dell’album al netto degli interludi, per ragioni di capienza del supporto in questione.

Esiste una qualche relazione tra la forma canzone e il mezzo di distribuzione? Oggi, ad esempio, il formato è stato influenzato dalla distribuzione e in alcuni ambiti l’idea di album è stata ribaltata di nuovo da quella di singolo, in una sorta di ritorno al passato.

M – Trovo ciò molto decadente. Anche perché, prima della rivoluzione beatlesiana di Sgt. Pepper's lonely hearts club, si puntava sui singoli e sulle raccolte di singoli siccome, semplicemente, non era ancora stata sperimentata la forma-album con coerenza e organicità tra i brani. Adesso stiamo tornando indietro per ragioni socio-commerciali. Artisticamente parlando è un’involuzione, dato che funzionalmente si perde qualità e profondità artistica. Il nostro app-album, nella fattispecie, punta nella direzione opposta: non toglie, ma al contrario aggiunge all’opera musicale, corredandola di contenuti di approfondimento e persino di un featuring con un visual-artist, Cristian Musella, anch’esso coerente con le ambientazioni dei nostri brani. Personalmente sono molto affascinato dai lavori minuziosi che richiedono studio, tecnica e spirito creativo, e spesso tempo. Sono tra quelli che amano ancora considerare un album musicale come un prodotto artistico, da contemplare come si fa con un quadro o una scultura.

Avete avuto qualche ispirazione sia per quanto riguarda la musica che per quanto riguarda questa idea?

S – Mi ricordo che da adolescente passavo i pomeriggi ad ascoltare la musica con gli amici. Ora la musica si ascolta individualmente con cuffie o auricolari. Io e Marco abbiamo pensato di adeguarci a questo trend sfruttando al contempo le possibilità che la tecnica ci offre: il mixaggio binaurale e il 3D audio consentono un’esperienza sonora coinvolgente, un ascolto immersivo che, unito ai testi e alle voci di Marco, dovrebbe far viaggiare l’ascoltatore nei luoghi in cui sono ambientate le canzoni.
Musicalmente io sono molto legato agli anni ’70, al prog inglese e alla psichedelia, quindi mi ha molto stimolato lavorare a un progetto che, pur prestandosi anche ad un ascolto antologico, è comunque pensato come un racconto unitario che ha una partenza da Milano, varie tappe in luoghi reali visitati da Marco o luoghi immaginari e infine un ritorno a casa annunciato dalla voce delle sirene, che ci chiamano a una nuova partenza.

Mi spiegate bene anche questa cosa degli investimenti in bitcoin?

M – Tutto nasce dal mio vicino di casa che iniziò a minare i bitcoin, credendoci, prima dell’ascesa vertiginosa di due anni fa. Intrigato dai suoi guadagni e sposando lo spirito dissidente con cui nascono le criptovalute, ho investito a mia volta, invogliando amici, parenti e altre persone del circondario a fare lo stesso. Con alcuni di loro è stato imbastito un crowfunding in criptomonete per finanziare i costi dell’album. Tra l’altro il menu dell’app-album offre la possibilità di donare bitcoin alla nostra causa artistica, supportando così il prossimo lavoro, che contiamo di rendere parimenti innovativo.

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