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L’ultimo concerto non c’è mai stato: i live club hanno scelto il silenzio come denuncia

L’ultimo concerto avrebbe dovuto essere un enorme appuntamento in streaming dai vari live club italiani in cui diversi artisti avrebbero dovuto esibirsi in diretta streaming gratuito. Un progetto nato per denunciare la situazione dei live club a un anno esatto dalla chiusura. ma il concerto è stato sostituito dal silenzio.
A cura di Francesco Raiola
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L'ultimo concerto avrebbe dovuto essere un enorme appuntamento in streaming dai 130 live club italiani in cui diversi artisti avrebbero dovuto esibirsi in diretta streaming alle 21 del 27 febbraio, e che avrebbe dovuto vedere la partecipazione di band e artisti del panorama musicale italiano, tra nomi annunciati e sorprese dell'ultimo momento. Un'idea nata da una rete di live club e associazioni del settore che serviva per mettere la questione dei concerti live al centro del dibattito pubblico, dopo un anno di stop totale di concerti nei club e una perdita economica enorme.

Ma l'Ultimo concerto non c'è stato, alla fine il silenzio è stata l'arma usata dagli organizzatori per denunciare quello reiterato delle istituzioni che continuano a non prendere in considerazione la possibilità di ricominciare in qualche modo l'attività live. Le migliaia di persone che si sono collegate, infatti, hanno trovato silenzio e braccia incrociate. Erano decine gli artisti annunciati, ognuno di loro in un determinato locale, ma il concerto non si è tenuto perché ormai l'idea di concerto è qualcosa che, scrivono gli organizzatori, appartiene al passato.

"L'ultimo concerto? È qualcosa che appartiene al passato, che non può svolgersi oggi, in queste condizioni. Il nostro presente è silenzioso, non ci permette di lavorare né di programmare una ripresa. È il momento di pensare al futuro e di parlare di ‘prossimo concerto'" si legge in una nota e alla fine di un video ricapitolativo della questione in cui si snocciolano una serie di dati (50 milioni di mancati incassi, 10 mln di costi fissi sostenuti e il 49% che potrebbe non riaprire mai più). Stando ai numeri che avevano fatto girare gli organizzatori dell'iniziativa "i concerti e le manifestazioni musicali dal vivo rappresentano: il primo settore in assoluto come volume d’affari (pari quasi a 1 miliardo) e il secondo settore (dopo il cinema) per numero di spettacoli (385.000) e numero di ingressi e presenze (53 milioni) fra spettacoli di musica leggera, i cosiddetti ‘concertini' e gli spettacoli all’aperto".

Nel video ci sono anche una serie di richieste del settore, riprendendo quelle che da mesi ormai sono un po' il leit motiv di tutti coloro che si sono spesi per la questione dei Lavoratori dello Spettacolo: il sostegno economico emergenziale fino alla completa ripartenza al riconoscimento dei live club come luoghi della Cultura da sostenere e promuovere stabilmente e la riforma del settore dello Spettacolo dal vivo e delle capienze

La denuncia continua anche dopo la promessa del Ministro della Cultura Dario Franceschini di tentare di ridare aria a settori come cinema, teatri e sale da concerto (c'è chi accusa il Ministro di non fare mai riferimento ai club, che pure sono uno dei pilastri su cui si basa il settore). La scelta di non suonare, ovviamente, ha diviso il pubblico, tra chi ha continuato a esprimere solidarietà ai lavoratori dello Spettacolo e chi, invece, ha pensato che era il caso di suonare e non lasciare a bocca vuota un pubblico già sensibilizzato sull'argomento. Ma la battaglia per aiutare i lavoratori dello spettacolo e i locali continua con iniziative singole e di gruppo.

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