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Lucio Corsi, cantore di cocomeri, api e astronavi

L’intervista al giovanissimo artista maremmano, interessante novità del panorama cantautorale italiano. Ammette di amare la campagna, dove è nato, ma di non odiare la città. Il surrealismo dei suoi testi parla dei nostri tempi, di quelli andati e di quelli che ancora non esistono, senza escludere l’amore.
A cura di Andrea Parrella
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C'è tanta roba, per usare un'espressione giovanilistica, nel primo lavoro discografico di Lucio Corsi, giovane cantautore toscano che sta girando l'Italia per riproporre i pezzi dei suoi primi due EP. Due lavori eclettici e fantasiosi, le cui ambientazioni oniriche e fantastiche non astraggono mai dalla realtà, ma sembrano di essa il controcanto. Canzoni che narrano, con ironia e un linguaggio diretto, a tratti fanciullesco, ma mai banale, quello che viviamo e che ancora dobbiamo vivere. Si tratta di un artista giovanissimo, che emerge dalla provincia e, stranamente, non rinnega la città, eludendo una prevedibile dicotomia che puntualmente si ripresenta in casi come questo. Soprattutto, quello che appare lampante ascoltando i suoi lavori è che sia sostanzialmente un cantautore senza pregiudizi e sovrastrutture, qualcosa che non si farebbe fatica ad attribuire proprio alle sue origini extra urbane. Anche le sonorità viaggiano su un filo, in equilibrio tra l'immediatezza e l'elaborazione di melodie, strumentazioni che accompagnano una voce capace di esprimersi a diverse modulazioni. Lucio Corsi ha un universo in testa fatto di personaggi e situazioni astratte, un racconto che val la pena ascoltare. Ecco qualche domanda rivolta a Lucio in merito ai suoi lavori e i progetti per il futuro.

Anzitutto volevo chiederti chiederti perché l'uscita di due così contigui come EP "Vetulonia Dakar" e "Altalena Boy", sembrano due fasi della stessa storia. In una sintesi estrema e forse approssimativa sembra che il primo parli di te e il secondo degli altri. Posto che sia una sintesi davvero troppo estrema, me lo dici tu quale sia stato il criterio?

Registrai il primo ep, "Vetulonia Dakar" all’inizio del 2014 ed uscì ad aprile, ma non fu mai stampato. In seguito a fine anno registrai "Altalena Boy" che sarebbe uscito fisicamente all’inizio del 2015 e così abbiamo visto bene di metterli insieme, ma chiaramente non compongono un primo album, sono due ep chiaramente separati, distinti. Il primo parla del luogo da dove provengo, di storie, situazioni avvenute qua in Maremma, a Val di campo di Vetulonia, musicalmente scarno e semplice, quasi solo chitarra e voce, a mio parere giusto come inizio. "Altalena Boy" invece si apre ad altre storie ed altri luoghi, il passaggio dalla maremma alla città tentacolare, svolazza un po’ più in alto del precedente ep, con gli alieni come sfondo.

Ti ho sentito parlare, in alcune interviste, del tuo attaccamento alla campagna e alle origini "bucoliche", elemento palesemente strutturale della tua poetica, ma più in generale, in base a quanto mi pare di capire, del tuo modo di pensare. Però credo pure che il tuo approccio al contesto metropolitano non sia mai giudizioso, che più che contestarle le sovrastrutture della modernità, ti limiti a constatarle, senza pregiudizio. Non sarà che, alla fine, la metropoli ti garbi più del piccolo centro?

Ovviamente vivo meglio in campagna, ma ritengo che ogni luogo abbia i suoi lati belli e la sua funzione. Milano offre opportunità, la maremma offre pace.

Questa senso di sospensione del giudizio si avverte forte anche in pezzi come "Cocomero", dove fai emergere alcune grandi contraddizioni in cui gli esseri umani si prodigano quotidianamente, sintetizzando il tutto nell'idea che "esserne consapevoli è già qualcosa". Su dieci persone prese a casaccio, in media, quante credi siano dotate del beneficio della consapevolezza?

Non ne ho idea, ognuno ha una propria consapevolezza, tranne l’uomo di cocomero, ma forse anche lui è consapevole del fatto che mangiandosi morirà.

Complessivamente, presi i due EP, la bilancia pende dalla parte dei pezzi sociali (e pure politici), che ti riconosco di saper mascherare con disimpegno in modo molto astuto, grazie a questo universo parallelo che sta nella tua testa e riesci a proiettare, fatto di animali antropizzati e giochi linguistici di rara fantasia. Una domanda però mi tormenta: dove stanno nascosti l'amore e l'analisi delle sue dinamiche, abbastanza frequenti e comuni, oltre che leciti forse, nella produzione di cantautori della tua età?

L’amore è presente in entrambi gli Ep. Canzone per me è una canzone d’amore e di distanza, l’astronave è una canzone d’amore ed altezza.

Piccolo gioco dal titolo "parallelismi vacui". Sminuente, inadatto – pretestuoso – decontestualizzato – pertinente – magari(!) – sei un cretino. Quale di queste parole ti viene spontanea se, fatte le dovutedistinzioni di tempo e spazio e con un po' di azzardo, ti accosto a Rino Gaetano? Fosse negativa la risposta, sappi che è solo un modo per chiederti se e a chi credi di avvicinarti stilisticamente, almeno da un punto di vista ideale.

Rino Gaetano lo apprezzo ma non tra le mie prime influenze. Preferisco Dalla, Flavio Giurato, Ciampi, Lou Reed e David Bowie.

Ringraziandoti molto per questa intervista ti informo che è il momento delle domande formali: progetti per il futuro (semplice e anteriore), tour in giro per l'Italia, appuntamenti speciali.

Sto preparando i brani nuovi per il primo vero album! Non vedo l’ora di registrarli. Nel frattempo ho un bel po’ di date nel mese di maggio, tra milano, bari, firenze, insomma sono felicemente in giro!

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