Little Tony ovvero l’America a misura di italiano
1961, Undicesimo Festival della Canzone Italiana. Un'edizione per certi versi storica, in quanto gli artisti in gara sarebbero stati per la prima volta 24, non più 20, e sarebbero stati giudicati mediante il votofestival, una sorta di televoto, legato però all'Enalotto. Che "formazioni" in campo: Pino Donaggio, Mina, Betty Curtis e Luciano Tajoli, Giorgio Gaber, Gino Paoli e Tony Dallara, Carla Boni e Aurelio Fierro. Fu il Sanremo delle coppie. Ce n'era una in particolare che non passò inosservata: Celentano-Little Tony. La canzone era 24mila baci, applauditissima e acclamata a gran voce come la reale vincitrice di un Festival, che invece preferì premiare Al di là di Curtis-Tajoli. Ma Little Tony e Adriano Celentano avevano dato una scossa all'Italia, con quel rock'n roll de' noantri, messo su dal Molleggiato e da quel ragazzo di Tivoli, che sembrava la copia perfetta di Elvis, faceva letteralmente impazzire.
Era l'Italia ruggente di litorali e juke box, fotografata da una serie di film che avevano come fulcro centrale proprio la musica ed il progresso economico. Little Tony è stata una delle icone di quegli anni, simbolo della corrente del "r'n'r all'italiana", che oltre ad avere venduto milioni di dischi è riuscito a dividere il grande schermo con il meglio del cinema popolare. Un personaggio estremamente semplice ed amato soprattutto per questo. Riderà, La spada nel cuore, Cuore matto, Quando vedrai la mia ragazza, canzoni che sono entrate nel patrimonio della canzone italiana, canzoni che ricordano "i migliori anni", che parlano di un'Italia tutta attaccata davanti ad un piccolo televisore, a guardare i Cantagiro in estate e poi sognare l'America. Quella che Little Tony ha trasformato in quegli anni, rendendola a "misura di italiano".