L’intervista inedita a Morricone: “Essere considerato solo un compositore di cinema mi disturba un po’”
I film con Sergio Leone, i problemi con Zeffirelli, l'incontro con Pasolini, ma anche i primi anni alla RCA, arrangiando per Vianello e Morandi, sono alcuni dei passaggi dell'intervista inedita di Walter Veltroni a Ennio Morricone, pubblicati dal Corriere della Sera. Un'intervista che era stata fatta "per un programma di Rai Tre sulla storia della Rca" e che otto anni dopo è stata riproposta fedelmente, mostrando l'amore di Morricone per ciò che faceva, ma anche l'enorme umiltà e precisione di un artista che era un compositore ma che si è ritrovato ad arrangiare la musica leggera italiana, regalando perle e moltiplicandole nel suo lavoro cinematografico. Eppure, nonostante l'enorme successo che aveva avuto, Morricone ha anche parlato di come le colonne sonore fossero anche diventate una sorta di gabbia.
Dopo aver raccontato i suoi anni in Conservatorio con Goffredo Petrassi e poi gli inizi come arrangiatore per la RCA, storica etichetta che ha scritto pagine fondamentaki della musica leggera italiana, Morricone si è soffermato anche sul peso che le composizioni cinematografiche hanno avuto per lui che si considerava, innanzitutto, un compositore inteso nel senso classico: "Come compositore ho scritto anche cose non cinematografiche, varie cantate, pezzi di orchestra, pezzi di coro, più di cento composizioni. Quindi il fatto che io sia considerato ancora un compositore esclusivamente nel cinema mi disturba un po', perché mi è rimasto l'orgoglio che mi veniva dalla classe di Petrassi e da Petrassi stesso".
Nell'intervista, però, Morricone ripercorre i suoi anni da arrangiatore per artisti come Edoardo Vianello e Gianni Morandi: "Volevo che ognuno avesse una propria, originale, collocazione stilistica. Volevo sempre far notare che io ero un compositore" dice Morricone ricordando il lavoro per "Abbronzatissima". Di Morandi ricordava la timidezza ("Fu affidato a me e io ho cominciato gli arrangiamenti per lui con molta timidezza"), e l'aver attraversato le prime fasi, da quelle più semplici agli arrangiamenti più lavorati, come quelli con l'orchestra "che diedero maggiore rilievo a Morandi sul mercato".
Interessanti anche i ricordi del suo rapporto con Leone, che lo chiamò dopo aver sentito alcune sue colonne sonore per film western: "Mi chiese di fare la colonna sonora per ‘Per un pugno di dollari'. Misi il fischio, il marranzano, la frusta, l'incudine e tanti altri suoni" e proprio questa continua ricerca di suoni particolari ne caratterizzarono altre composizioni, come quelle di C'era una volta in America: "Le percussioni, i suoni che sceglievo erano di tutto il mondo, perché lo scacciapensieri esiste anche in Corea, è solo un po' più grande. Pensai di dare una caratteristica diversa, unica per quel film e adoperai strumenti che non si usavano mai. Andò bene, piacque a Sergio, la frusta, i cavalli" e il fischio.