Ligabue non crede più nel Pd: “Non voterò alle primarie”
E' un album diverso da quelli precedenti quest'ultimo di Luciano Ligabue, lo conferma lui stesso in un'intervista rilasciata a Il Messaggero, nella quale toglie la maschera e mostra tutta la sua amarezza, la disillusione che un tempo era sorpresa, incredulità. Per intenderci, la linea passa attraverso il paragone tra due canzoni, "A che ora è la fine del mondo?" e "Il sale della terra", contenuto nel suo ultimo lavoro "Mondovisione" che potrebbero apparire similari nel loro intento, se non le distinguesse un carattere di indignazione che oggi è incredibilmente più corrosivo di qualche anno fa.
Ligabue non può evitare di esporsi politicamente, palesando una rabbia che si tramuta in distacco assoluto, l'allontanamento da un Pd nel quale dice di non credere, essendo arrivato "arrivato a un punto dove sono arrivati un po' tutti: non se ne può più, per questo ho dato voce a uno sfinimento". E a chi gli chiede del Movimento 5 stelle Ligabue confessa di ritenerlo necessario per la situazione attuale, pur non essendo sicuro che siano loro ad avere le risposte necessarie per il paese.
Quel che è certo è che «è sotto gli occhi di tutti la disaffezione per la politica, è facile aver voglia di un cambiamento anche drastico dopo tanti anni
Insomma è un cantautore che sempre più si allinea con quanto di recente hanno fatto due suoi colleghi illustri, come Antonello Venditti prima e De Gregori, per ultimo e fragorosamente, nell'agosto scorso, quando disse che questa sinistra "Non era nient'altro che piste ciclabili e zone a traffico limitato". Ed è certo un segno piuttosto importante quello dell'abbandono ideologico di quelli che, pur silenziosamente come fatto da Ligabue (che non si è mai esposto troppo), erano baluardi di una sinistra piuttosto radicata in Italia. E i numeri di partecipazione l'8 ottobre potrebbero a questo punto essere peggiori di quanto già si preventivi.