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Ligabue, la voglia di rock più forte del dolore: “Niente tutore, devo suonare”

A distanza di un mese dalla rovinosa caduta sul palco dell’Arena di Verona che gli ha procurato una microfrattura alla spalla, Luciano Ligabue ha ringraziato i suoi fan per il sostegno ricevuto con un messaggio su facebook pieno d’amore.
A cura di Simona Saviano
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L'incidente di Luciano Ligabue sul palco dell'Arena di Verona, in seguito al quale si è procurato una microfrattura alla spalla, non ha fermato la voglia di far musica del rocker italiano. Così, dopo aver svelato la copertina di "Mondovisione", a distanza di un mese Liga ha ringraziato i suoi fan e a loro ha dedicato un meraviglioso post su FB all'interno del quale ha raccontato le sensazioni vissute in quel momento e le parole del dottore che gli aveva consigliato l'utilizzo di un tutore. Consiglio che il rocker ha preferito non seguire, visto che, come racconta: "Dovevo suonare la chitarra". E' un messaggio d'amore il suo, verso quel pubblico che l'ha sostenuto con il proprio calore, per la fiducia che gli ha concesso dedicando dagli spalti dell'Arena il titolo di una canzone, "Sono sempre i sogni a dare forma al mondo", di cui i fan hanno solo letto il testo, ma non hanno ancora avuto il piacere di ascoltare. A loro Ligabue ha dedicato un lungo post di ringraziamento dal titolo "Come sentirsi a casa":

Sono in Arena, cerco di gestire il dolore alla spalla.
Il dottore mi aveva detto di tenere il tutore tutto il tempo ma ce l'ho mandato.
Devo suonare la chitarra gli ho detto.
Responsabilità tua, mi fa.
Comunque, dicevo, sono in Arena.
È la quarta serata.
Le tre precedenti, frattura del trochite o no, sono stato puro godimento.
A un certo punto alzo gli occhi verso di voi e vedo che in tantissimi alzate grandi fogli di colore rosso bianco e verde.
Con quelli componete un enorme cuore.
È una botta.
Poi però, come non bastasse, sulle gradinate c’è un'altra coreografia.
E lì arriva il colpo di grazia.
Enormi cartelli, una lettera per volta, formano la scritta:
L'AMORE CONTA!
Sì, ci avete messo pure il punto esclamativo.
La scritta occupa buona parte del perimetro circolare delle gradinate e mi sembra un gigantesco abbraccio.
Non so quante volte ho ripetuto che arrivare a scrivere una frase come quella, così esplicita nella sua ovvietà, è stato per me un traguardo.
Ecco, adesso, vedermela ritornare sbattuta in faccia con la stessa intenzione, mi sta sconvolgendo.
Mi sembra che mi diciate che tutto L'AMORE che ho messo nelle mie canzoni e nel fare questo "mestiere" CONTA.
E mi sembra che, come nel titolo di quella canzone, campeggi un enorme sottinteso che dice:
"NON VEDI "QUANTO" CONTA?"
Il fatto che mi si rompa la voce è il minimo rispetto a quello che sto provando ma devo cercare di finire la canzone.
Però non è ancora finita.
Ancora più in alto, sempre sulle gradinate, sollevate tanti cartelli a comporre un titolo.
È uno dei più lunghi fra tutti quelli delle mie canzoni.
È di una canzone che non è ancora uscita.
Che non conoscete.
Forse ne avete letto il testo ma la canzone ancora non l"avete sentita.
È "SONO SEMPRE I SOGNI A DARE FORMA AL MONDO".
Sarà per la fiducia che già concedete a un pezzo senza conoscerlo davvero, sarà per il significato di quelle parole spalmato in quella cornice e "sorretto da voi", sarà per chissà cos'altro ancora ma è come se l'emozione diventasse, adesso, profonda senza stravolgere.
È come se la chiarezza con cui mi esprimete il vostro amore diventasse ancora più chiara.
È come sentirsi a casa.
Nella più bella delle case.

È passato un mese da allora ma avevo bisogno di parlarvene davvero a freddo.
Nel frattempo ho finito l'album e ho pensato a voi.
Davanti avevo un'immagine chiara.
Quella che avete formato una sera nell'Arena di Verona.
Mondovisione ve lo meritate.
E non è una minaccia.

Vi abbraccio.
Luciano

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