Lele Spedicato fa visita a Manuel Bortuzzo: “I leoni si associano”
In una foto si ritrovano i protagonisti di due vicende che hanno toccato incredibilmente l'opinione pubblica italiana negli ultimi mesi: quelle di Lele Spedicato e Manuel Bortuzzo. Il chitarrista dei Negramaro, vittima di un'emorragia cerebrale mesi fa che lo ha costretto a una lunga riabilitazione e allo stop forzato dal tour della band, ha fatto visita al ragazzo trevigiano nel centro riabilitativo in cui si trova a quattro settimane dal tragico incidente. In una foto pubblicata su Facebook dal padre di Manuel, si vedono Spedicato e il ragazzo, che per l'occasione indossa una maglietta dei Negramaro.
La storia di Manuel Bortuzzo
La vicenda di Manuel Bortuzzo, il ragazzo ferito accidentalmente un mese con un colpo di arma da fuoco che ha paralizzato le sue gambe, non può lasciare indifferenti per il modo in cui questo ragazzo ha dimostrato di affrontare queste prime settimane post trauma. Il sorriso, lo sguardo volto al futuro e quella voglia di tornare alla sua passione per il nuoto nonostante le condizioni invalidanti. E soprattutto la totale assenza di quel senso di rabbia e voglia di rivalsa che si immaginerebbe lecita per chiunque si ritrovi incolpevolmente vittima di una situazione come quella in cui è incappato il ragazzo romano.
Enorme l'empatia generata dal video del ritorno di Manuel in piscina, a un mese esatto dall'incidente. Nessun pensiero di Manuel è stato per Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, i due giovani pregiudicati che hanno sparato verso di lui quella maledetta notte a piazza Eschilo. Ha preferito parlare di Martina, cui aveva dedicato un pensiero nel giorno in cui cadeva il primo mese trascorso da quella tragica sera del 3 febbraio: "Tra poche ore sarà un mese esatto dall'accaduto. – aveva scritto su Instagram – Ciò che voglio ricordare è quell'attimo in cui sono caduto a terra, un attimo prima di non ricordare più nulla, quel momento in cui cercavo di pensare a tutte le cose che non sono riuscito a fare nella mia vita. Ma non ci riuscivo. Il mio unico pensiero era "ora o mai più, lo deve sapere". Ed è li a terra che ho preso il suo viso nelle mie mani e le ho detto per la prima volta "ti amo". Per me il 3 febbraio è stato questo".