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Le ultime ore di John Lennon: le parole “più belle” a Yoko Ono, Chapman e la foto simbolo

Cosa è successo nelle ore e nei giorni immediatamente precedenti la morte di John Lennon? Cosa disse Lennon a Yoko Ono e che c’entra “Walking on thin ice”, canzone che avrebbe portato l’artista a trovare il suo primo successo commerciale? E James Taylor? Lo racconta i giornalista Enzo Guiatamacchi in un libro sulle morti del Rock ‘n’ roll.
A cura di Francesco Raiola
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Cosa è successo nelle ore e nei giorni immediatamente precedenti la morte di John Lennon? Cosa disse a Yoko Ono e che c'entra "Walking on thin ice", canzone che avrebbe portato Yoko Ono a trovare il suo primo successo commerciale? E James Taylor? Insomma, forse tutti sappiamo grosso modo cosa successe nel momento in cui per la seconda volta Mark David Chapman incontrò Lennon e gli sparò cinque colpi ammazzandolo, ma quello che successe prima di quello che è stato uno degli omicidi più discussi e dibattuti di questi anni – e di cui oggi cadono i 40 anni – non è noto a tutti. Ezio Guaitamacchi le ha raccontate dal punto di vista di Yoko, usando le sue parole e raccontando alcuni aneddoti e lo ha fatto in un libro, "Amore, morte e Rock ‘n' Roll" (Hoepli) in cui narra le ultime ore di 50 rockstar.

Parliamo di Lennon, forse una delle morti più studiate, analizzate, approfondite di sempre: quali furono le sue ultime ore?

La morte di Lennon ho provato a raccontarla da una prospettiva diversa, partendo dai ricordi e dalle sensazioni di Yoko Ono, la donna, come detto, più vessata, che però è stata una grande artista ben prima di conoscere Lennon, era nel giro Fluxus, l'avanguardia dell'epoca, per esempio, girava il mondo, veniva da una famiglia di un certo livello, non era una persona nessuno.

Cosa racconta Yoko delle ultime ore di Lennon?

Lei notò dei piccoli particolari in quegli ultimi giorni e ore, come se ci fosse un'atmosfera strana, con John avvolto da questa ossessione, perché gli era tornata voglia di fare musica, l'ossessione di curare ogni dettaglio di "Walking on a thin Ice" che peraltro era un singolo di Yoko di cui lui era convinto che quel brano potesse andare al primo posto in classifica, e Yoko a volte lo chiamava e sembrava assente. Quell'8 dicembre fu una giornata piena di appuntamenti, iniziata con una colazione in un bar. Lennon si sveglia prima di lei, indossando un kimono e guardando lo skyline di New York, a breve avrebbe dovuto incontrare Anne Leibovitz, la fotografa di Rolling Stone, che diventerà una leggenda e che doveva fare un set a casa loro, suggellato da quella foto in cui lui è nudo abbracciato a Yoko, quasi in posizione fetale, anche per ricordare il rapporto che aveva con lei che chiamava "madre", ma per lui è stata tutto.

Foto che diventerà iconica. Poi ci fu il primo incontro con Chapman, giusto?

Sì, c'è questa scena in cui incontrano quello che qualche ora dopo scaricherà cinque colpi di pistola addosso all'ex Beatles, Chapman, che era lì per farsi firmare l'autografo su un disco: John lo fa, nonostante Yoko che gli dice che erano in ritardo, perché dovevano andare a registrare. In quello studio, una volta finito il lavoro, John prende Yoko – è lei stessa a raccontarlo -, la porta in una stanzetta e le dice le più belle frasi d'amore che una donna possa sentire dal suo uomo. Stacco: mezz'ora dopo Yoko Ono ha tra le braccia il marito morente colpito da cinque colpi di pistola.

Di quel giorno, uno dei testamenti che è rimasto è “Walking on thin ice”…

Il brano era stato già registrato, ma lui lo stava ripulendo, cercava alcune soluzioni nuove, lavorava al mix definitivo, tanto che quella fatidica sera aveva ancora i nastri del brano in mano per poterli riascoltare un'ultima volta.

Lei racconta anche alcune storie parallele, come quelle di James Taylor e del giornalista Alan Weiss, ce le racconta?

Certo, ci sono storie parallele come quella di James Taylor che mi ha raccontato lui stesso: praticamente poche ore prima dell'uccisione di Lennon incontrò Chapman che gli chiese di incontrare l'ex Beatles: pensa se James Taylor non avesse fatto quello che avrebbe fatto chiunque, divincolandosi e mollando lì questo ragazzotto sudaticcio che lo importunava e gli avesse dato retta. Magari avrebbe sparato a Taylor, chissà, certo è un episodio particolare, così come quello di Alan Weiss, un giornalista che si trovò causalmente nello stesso ospedale in cui fu trasportato Lennon e fu il primo a dare la notizia della sua morte: fu grazie ala sua conferma che Howard Cosell lo annunciò in diretta durante la partita di football Dolphins-Patriots.

Lennon non era l’unico nel mirino di Chapman, fu il più sfortunato?

Chapman aveva una lunga lista, ma Lennon non fu sfortunato. Chapman aveva in mente di eliminarlo, si era fissato su questo libro "One Day at a Time" in cui un giornalista raccontava la vita di Lennon a New York, lui profeta del pacifismo, dei diritti umani e civili che agli occhi di Chapman era un ricco borghese che tradiva gli ideali, per questo si identificava nel protagonista del Giovane Holden, di cui aveva una copia che aveva letto, sottolineato, metabolizzato fino al massimo. Conta che si era venduto una stampa della madre per comprare il biglietto aereo – lui stava alle Hawaii -, non credo che sia stato sfortunato. L'altra ossessione che aveva Chapman era per il musicista e produttore Todd Rundgren, ma ricordo anche che comprò una prima fila per uno spettacolo di Bowie a cui avrebbero partecipato anche John e Yoko. Insomma, Chapman era ed è una persona afflitta da turbe psichiche e nonostante conversioni, buone condotte etc, la libertà sulla parola gli è sempre stata rifiutata, la stessa Yoko Ono una volta disse: "L'8 dicembre dovrebbe essere il giorno del perdono ma io non riesco a perdonare".

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Enzo, Lennon a parte, come nasce l’idea di un libro che raccogliesse le ultime ore di 50 rockstar?

Già nel 2010 mi ero occupato di un programma televisivo per Rai2 che si chiamava delitti rock: 10 puntate che cercavano di far luce su misteri e morti di altrettante rockstar e si basava su un mio vecchio libro, differente da quest'ultimo. Tutto nacque da un accadimento che avevo vissuto seppur da lontano e che aveva origine da quanto avvenuto a Lana Clarkson che fu vittima della pazzia di Phil Spector. Avevo conosciuto Lana, che era un'attrice, quando venne in Europa per cercare un'alternativa alle produzioni hollywoodiane, ma non ci riuscì, quindi tornò negli Usa e a un certo punto si trovò a lavorare come hostess alla House of blues di Los Angeles. Una sera arrivò una Rolls Royce da cui scese Spector, che lei non conosceva, ma che gli altri conoscevano bene: lei che era una ragazza molto avvenente ma pudica, accettò l'invito a casa di Spector ma purtroppo le cose sono finite male perché giocherellando con un'arma da fuoco alla fine il produttore sparò a Lana che morì. Lui fu incriminato, anche se in un primo tempo se la cavò grazie ai soldi ma alla fine fu condannato e adesso è all'ergastolo. Poco dopo questa morte acquistai la biografia di Lana, nell'ultima parte erano ricostruite le ultime ore e in quel momento ho pensato che avrei potuto fare la stessa cosa, riferendomi alle morti di alcuni personaggi della musica: anche se questo libro ha documenti illustrati, foto e documenti sulla scena del crimine, è soprattutto un libro di storie in cui fa capolino l'amore perché dietro a queste morti a volte drammatiche,  misteriose, ma a volte poetiche o artistiche c'è sempre una grande storia d'amore o l'assenza totale dell'amore.

Di alcune di queste storie si conoscevano più o meno i dettagli, qual era il suo intento?

Di alcune se ne conoscevano i dettagli, non di tutte e non tutti, però, almeno per il grande pubblico. Quello che ho voluto raccontare erano delle storie, perché dietro a questi personaggi straordinari, che hanno vissuto vite straordinarie e ci hanno regalato opere straordinarie, si celano finali di vita altrettanto straordinari. Sai, a volte la morte ce li rende più umani, per qualche verso ce li fa diventare più simpatici, poi io non sono un giornalista investigativo, il mio auspicio è che siano storie belle e che facciano scoprire personaggi che non credo che tutti conoscano, penso a Jaco Pastorius, il bluesman Robert Johnson o Sam Cooke, Buddy Holly, grandi artisti ma forse un po' lontani nel tempo oppure confinati in mondi musicali diversi dal pop rock delle grandi star che ho dovuto mettere nel libro.

Vale anche per personaggi più noti al grande pubblico?

La cronaca ci fornisce elementi di attualità, sempre più spesso veniamo svegliati da notizie brutte, come per personaggi che come Leonard Cohen, Lou Reed o David Bowie che però hanno saputo scrivere pagine diverse nella loro carriere, confrontandosi con le diverse età o con la morte stessa. Penso che siano aspetti belli da valorizzare e rendere noti, così come è bello rendere note alcune storie d'amore che hanno valorizzato la loro arte, come per John Lennon, appunto, con Yoko Ono vessata da tutti i beatlesiani per essere colei che aveva causato lo scioglimento dei Beatles ma che in realtà è stata la donna che ha reso Lennon un uomo, un artista e un personaggio assai diverso e assai migliore del ragazzotto che pure, a Liverpool con Paul, ha scritto alcune delle canzoni più belle della storia della musica del 900.

Come ha lavorato alle fonti per questi racconti?

Io mi occupo di musica dai primi anni 80, sono 40 anni di professione in cui ho incontrato tantissimi personaggi, ho avuto tante interviste, confessioni, aneddoti, per cui la parte di fonti personali ha rappresentato un bel corpo di questo libro. Magari non ho conosciuto tutti i protagonisti ma ho conosciuto tanti personaggi che ruotavano intorno a loro e ho cercato di raccontare queste storie anche dal punto di vista diverso, così che la storia già nota sia vissuta in maniera diversa ma comunque appassionante. Poi ho una bibliografia sterminata, perché su ciascuno di questi casi sono stati fatti lavori approfonditissimi. Infine tra marzo e aprile 2020, periodo di scrittura, in cui è nato il libro, mi sono avvalso di tutto ciò che la rete ci fornisce come novità, attualità, per capire se nel frattempo erano emerse novità su alcuni casi o se erano spuntati altri punti di vista.

Quali sono stati gli aneddoti e i fatti che più incredibili che ha scoperto?

Di fatti e aneddoti ce ne sono tantissimi, c'è questo giornalista franco americano che mi ha raccontato che Jim Morrison morì nel bagno del suo locale, il Rock ‘n roll Circus a Parigi, frequentato dai Rolling Stones e dai vip della Parigi dei '70 o quello che mi ha raccontato il roadie di Hendrix che sostiene che fu assassinato dal suo manager o storie raccontate da amici, interviste, racconti, coincidenze pazzesche. Ecco queste per esempio mi hanno colpito molto, coincidenze che hanno reso surreali queste morti, dagli incidenti a quella parte finale in cui metto in relazione personaggi che magari non si erano incontrati e la morte unisce, pensa a Elvis e Jackson che diventano parenti post mortem, alla stessa fine intrisa di sostanze e stati di allucinazione che unisce papà e figlio Buckley, la incredibile Murder ballad di Sid Vicious e Nancy Spungen, forse la storia più difficile di tutte da raccontare: un luogo, un momento, un contesto davvero pieno di mistero, di noir, di un ambiente ai confini con la malavita o storie più recenti, come la morte di Avicii, di XXXTentacion. Di racconti ne ho sentiti tanti, quelli che mi hanno colpito di più sono quelli più commoventi, penso la conversazione con Laurie Anderson a parlare del lato romantico e affettuoso di Lou Reed che a incontrarlo – e a me è capitato più volte – non l'avresti detto.

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