La rivoluzione dello streaming: superate le vendite dei cd fisici per la prima volta
Per la prima volta nella storia della discografia mondiale il mercato dello streaming supera quello della vendita dei cd fisici e la rivoluzione è un po' più a portata di mano. Succede negli Stati Uniti e lo certifica la RIAA (Recording Industry Association of America) che in un report scrive come servizi come Spotify e Pandora siano ormai il più credibile modello economico che l'industria musicale può permettersi in questo momento. In totale i servizi di streaming hanno generato 1,87 miliardi di guadagni nel 2014 a fronte dell'1,85 mln derivati dalle vendite dei cd fisici. È un passo importante che rafforza quella che è la tendenza che ormai va avanti da un paio di anni, con il comparto fisico che cala continuamente, pur restando ancora il settore principale, se parliamo di guadagni e quello dei download che pure ha segno meno da un po' di tempo, a differenza dello streaming che si attesta sempre di più come il fattore in maggior crescita, nonostante le critiche che molti artisti le rivolgono.
Il picco del download c'è stato nel 2012, ma da quel momento è in calo e nel 2014 i ricavi sono diminuiti dell'8,7%. Insomma se lo streaming è in continuo aumento, le vendite fisiche globali e il download sono ancora le fette maggiore da cui nascono i guadagni delle aziende discografiche: il comparto fisico è responsabile del 32% dei ricavi dell'industria, lo scorso anno, mentre i download del 37%, con al terzo posto lo streaming che segna il 27%, con un'ascesa inarrestabile.
"Le aziende discografiche sono ormai aziende di musica digitale – scrive in un post sul blog della RIAA, il CEO Cary Sherman , guadagnando più di 2/3 dei loro ricavi dalla varietà di formati digitali. I servizi di streaming nel complesso hanno generato ricavi significativi: circa 2 miliardi nel 2014, con un incremento del 29% rispetto all'anno precedente". Insomma, a differenza di quello che dicono nomi importanti della musica mondiale il futuro pare essere già scritto: "La musica in streaming è stata oggetto di un dibattito salutare, ed è giusto. Ci sono nuovi modelli: il modo in cui il loro valore per gli artisti e le label matura è differente se compri un cd o un download. Ma la realtà è che il consumatore ha parlato e questo è ciò che vogliono i fan. L'intera comunità musicale deve camminare insieme per far sì che questi servizi possano funzionare per i fan, gli artisti e l'industria" ha continuato Sherman, rifacendosi alle polemiche che hanno colpito lo streaming. Oltre alla presa di posizione di Thom Yorke, leader dei Radiohead che ha tolto dai servizi di streaming la possibilità di ascoltare i lavori suoi e degli Atoms for Peace, qualche mese fa anche un pezzo da 90 come Taylor Swift è scesa in campo contro lo streaming, togliendo tutti i suoi album dai vari servizi, senza che questo avesse grossi effetti sulle vendite del suo "1989", risultato il disco di un artista, più venduto del 2014.