La nuova scuola rap di Massimo Pericolo: “Non ostento il carcere, racconto la mia vita”
Si chiama Massimo Pericolo ed è una delle promesse del rap italiano. Prodotto da Crookers e Nic Salvo, il rapper varesino si è fatto largo prima tra i colleghi e poi pian piano anche tra il pubblico, grazie soprattutto a due singoli: "7 miliardi" e "Sabbie d'oro" che hanno anticipato il suo primo album ufficiale, l'Ep "Scialla Semper…" (in uscita il 12 aprile) che è anche il nome dell'operazione per cui nel 2014 il cantante finì in carcere. E proprio dall'esperienza del carcere nascono queste canzoni, scritte tra la prigione e i domiciliari, come spiega il rapper a Fanpage.it: "Tanti pezzi che sono nel disco, che parlano di certi argomenti come il carcere, sono stati scritti proprio nel periodo in cui stavo dentro, soprattutto ai domiciliari, perché in carcere hai quello sconforto che non ti permette di trovare l'ispirazione, mentre ai domiciliari ho trovato un attimo più di calma e ho scritto tipo ‘Scialla Semper…', mentre ero a casa e l'ho scritto addirittura senza nessuna base, non ho usato neanche un type beat, è arrivato il pezzo così, l'ho scritto di getto, avevo bisogno di dire certe cose". Non è un vezzo, né un atteggiamento gangsta quello di citare il carcere, ci tiene a sottolinearlo: "Non è ostentazione, tanti fanno questo appunto, dicono che ostento il passato in carcere, ma non è il carcere, è il mio passato in carcere, una cosa mia, quindi vaffanculo".
Come nasce Massimo Pericolo
Più volte Alessandro Vanetti, vero nome del rapper, ha parlato di quanto la scrittura sia una delle cose a cui fa più attenzione ("È più la scrittura ad appassionarmi che la musica in sé. L'essermi avvicinato al rap è proprio questo, perché oltre alla base l'importanza è nel testo") raccontando anche di come ha fatto i primi passi in questo mondo: "Ero amico di Rafilù, che è un rapper di Caserta, amico di Speranza, e quando Speranza è esploso siamo riusciti a vederci di persona per la prima volta, era due anni che ci sentivamo, ci siamo incontrati una sera, c'erano Phra (Crookers), Nic (Sarno) e abbiamo fatto una piccola jam, ognuno faceva una strofa su un beat che aveva Phra: io ho fatto un pezzettino di ‘7 miliardi' che era un pezzo che avevo già scritto quasi un anno prima. Quando ho registrato al microfono, Phra se n'era appena andato in bagno, poi è tornato e ha trovato il mio pezzo e ha detto ‘Figata'. L'avevo anche pubblicato su Youtube questo pezzo, sopra a un altro beat, un type beat. I pochi che conoscevano il pezzo erano stragasati, però non lo conosceva praticamente nessuno, non è uscito dalla provincia, adesso pur essendo io in provincia abbiamo fatto un progetto come si deve e la roba è arrivata in tutta Italia, ma non mi aspettavo tutti questi numeri".
Il successo di 7 miliardi
Poi dalla provincia, però, Pericolo è uscito e lo ha fatto proprio con questo pezzo che parla di sé, con riferimenti all'arresto, ma anche allo stile di vita di alcuni rapper e chiude con i versi: "Fotte un cazzo di niente, non so neanche chi è il Presidente, non voto che tanto non serve, non mi sposo così scopo sempre. Voglio solo una vita decente". A proposito proprio di questa chiusa, il Massimo Pericolo spiega: "La frase finale di ‘7 miliardi' è solo un modo per chiarire: ho detto un sacco di cose nel pezzo, magari ho fatto incazzare un sacco di gente però alla fine il succo è che mi sto esprimendo, sto sfogando la rabbia che ho dentro, magari in un modo positivo come questo, perché voglio realizzarmi nella vita. Il sorriso finale, la frase, ha colpito molti proprio per il contrasto con tutto il video, in quei due secondi invece ti esplode il cervello, ci sta, è un bell'effetto. Se non avessi messo quella frase e quel sorriso probabilmente sarebbe andata un pochino diversamente, secondo me quando sei tanto incazzato o tanto qualsiasi cosa, però lo sei in modo così intenso, questa cosa arriva agli altri e quindi un ragazzo di 15 anni che ascolta la mia musica e ha delle esperienze diverse dalle mie, prova comunque le stesse emozioni e forse è quello che l'affascina".
Il rapper e il racconto della provincia
Ci tiene molto alla sua vita in provincia, il cantante, che continua a vivere nel varesotto: "In generale i rapper vengono tutti dalle città, quando iniziano a far carriera si trasferiscono tutti nelle città, mentre noi che rimaniamo nel nostro habitat, diciamo, non veniamo neanche contaminati da una realtà che neanche conosciamo, siamo diversi. Non voglio dire che siamo meglio ma forse la gente ha bisogno di qualcosa di diverso, e forse per questo la gente apprezza me e Speranza" e a proposito di provincia e del racconto reale di quello che vi accade non si può fare a meno di parlare della droga: "La droga fa parte di quest'ambiente, però secondo me è importante che le cose si sappiano. Il fatto che abbia messo certe scene nel video è perché purtroppo ho davvero amici che fumano quella roba quindi ho detto ‘Lo metto nel video per colpire lo spettatore e dare il messaggio non che drogarsi è figo ma che purtroppo tutti si drogano, perché lo fanno e il motivo che va risolto è proprio il motivo che sta dietro, perché si cerca di sfuggire alla lucidità e alla realtà di tutti i giorni, perché evidentemente la realtà non è così positiva, anche senza droga.
La scrittura come alternativa al rap
"Sabbie d'oro" è forse il pezzo più poetico del cantante, anche nel suono, ma in generale Vanetti ci tiene a spiegare quanto la musica serva per raccontarsi, sfogarsi e sfogare la sua rabbia, appunto: "Se non avessi scritto testi, avrei scritto racconti, sempre legati alla mia vita, non so, ho bisogno di raccontare quello che mi succede, il motivo non te lo so spiegare però mi dà soddisfazione, sollievo e quindi lo faccio: è più la scrittura ad appassionarmi che la musica in sé, quindi la capacità di far sì che gli altri si rivedano in quello che scrivo".