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La Niña rilegge in chiave moderna Salomè e dà respiro alla Napoli che unisce urban e tradizione

La Niña è tornata con la rivisitazione del racconto biblico di Salomè, figlia di Erodiade per il cui piacere fu decapitato Giovanni Battista. La cantante napoletana che unisce la tradizione all’urban, ma con una chiave molto personale, con riferimenti come Rosalìa, tenta una strada che potrebbe avere sbocchi interessanti nel 2020.
A cura di Francesco Raiola
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La Niña è tornata con la rivisitazione del racconto biblico di Salomè, figlia di Erodiade per il cui piacere fu decapitato Giovanni Battista. Uno spunto che dà alla cantante napoletana la possibilità di raccontare il concetto di rivisitazione. Rivisitazione in chiave moderna della storia di Salomè, appunto – archetipo della figura vendicativa -, con tanto di decapitazione nel video e la rivisitazione della propria storia musicale che dopo aver attraversato alcuni progetti trova una nuova strada. Rosalìa è il primo nome che viene in mente e nessuna città meglio di Napoli – e nessuna lingua più del napoletano – potrebbe in qualche modo veder traslata l'idea che porta con sé la cantante spagnola, ovvero quella della rivisitazione in chiave moderna della propria tradizione. Rosalìa è la punta dell'iceberg di un movimento che si è fatto, con lei, internazionale, e allo stesso modo La Niña può diventare un ariete, soprattutto per quel versante femminile che in Italia fatica non poco.

Salomè, La Niña tra tradizione e Urban

C'è chi fa riferimento a Teresa De Sio, come Virginia W. Ricci su Rolling Stone, e ci può stare, così come a un certo punto ci sono echi di Almamegretta, ma il gioco dei riferimenti lascia il tempo che trova. La poetica di Carola Moccia è ben precisa, non nasconde il suo passato elettronico, mescolando l'urban alla tradizione, e questa volta usa anche sapientemente e in maniera più incisiva (rispetto al precedente "Niente cchiù") il napoletano: "Salomè int’a ‘sta vita ha dato sulo morte, si camp ancora è pecchè ‘e tenuto ciorta. ‘A sabbia d’o deserto annasconne ‘e peccate, chi è juto pe’ ‘sta via nunn’è maje turnato. Fernesce malamente chi ‘a vo’ fa’ cuntenta, ‘o sanghe ‘a fa ascì pazza manco fosse argiento. Ce sta chi pe’ ‘na notte l’ha creduto ammore e s’è truvato c’ ‘a capa int’ a ‘nu piatto d’oro ("Salomè in questa vita ha dato solo morte, se continua a vivere è solo perché è stata fortunata. La sabbia del deserto nasconde i peccati, chi ha percorso questa strada non è mai tornato. Finisce male chi cerca di farla contenta, il sangue la fa impazzire neanche fosse argento. Ci sta chi per una notte ha pensato fosse amore e si è ritrovato con la testa in un piatto d'oro).

Omaggio alla femme fatale in chiave arabo-napoletana

"Un omaggio all'archetipo della femme fatale rielaborato in chiave arabo-napoletana, come a voler generare un sincretismo culturale fra le diverse sponde del Mediterraneo" dice il comunicato stampa che presenta il video che, in effetti, vede la cantante giocare tra la narrazione biblica, rivista ai tempi d'oggi, e la danza del ventre in una coreografia a tre. A produrla c'è KWSK NINJA (nome d'arte di Alfredo Maddaluno che con Carola Moccia formava Yombe) mentre al missaggio c'è Mario Conte (Colapesce, Meg), per un pezzo che racconta il suono che prenderà sempre più piede anche qui in Italia. Occhio perché il 2020 potrebbe essere l'anno in cui alcune cantanti potrebbero ridefinire un po' il panorama musicale, dalla Nina, appunto, passando per artiste come Madame, Angelica, CRLN e Margherita Vicario, tra le altre.

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