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La classifica (provvisoria) sarà mica troppo pop?

La classifica provvisoria voluta dal voto popolare ribalta le aspettative della sala stampa. Littizzetto e Fazio vanno dritti come treni e confermano il successo della co-conduzione.
A cura di Diletta Parlangeli
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Terza serata del 63esimo Festival di Sanremo

Fazio questa mattina aveva detto, nel corso della conferenza stampa mattutina, "Il Festival vero comincia stasera". E in effetti. Stasera si è decisa la classifica ufficiale dei big, che hanno corso con la canzone che ha superato i "ballottaggi" delle scorse serate (ne avevano due a testa, se ancora non si fosse capito). Peccato che sia un classifica tanto provvisoria, quanto prevedibile. Atmosfera rilassata sul palco dell'Ariston: tutti hanno preso le misure, la squadra prosegue via dritta, forte del successo di ascolti (i valori assoluti non erano così alti dal 2000, altra edizione faziana) e del giro di boa di metà settimana.

Littizzetto e Fazio aprono la puntata  con "Vattene amore" di Minghi e Mietta (e Fazio sul finale chiude persino gli occhi, come a crederci davvero) e poi Luciana affronta una parentesi dolorosa, ma necessaria. Come annunciato stamattina ha parlato di violenza sulle donne. "Noi non vogliamo essere donne con le palle, vogliamo solo rispetto – dice – ogni due o tre giorni in Italia un uomo uccide una donna".  Magari succede in famiglia, perché non è che la famiglia sia sempre un posto amorevole, spiega. E perché lo fa? "Perché la considera la sua proprietà". "Noi, che siamo ingenue, spesso scambiamo tutto per amore. Ma l'uomo che ci mena, non ci ama. Vogliamo credere che ci ami?  Bene, allora ci ama male. Un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre. Dobbiamo capirlo subito, al primo schiaffo. Mica penseremo di avere sette vite come i gatti? Ne abbiamo una sola, non buttiamola via".

La classifica provvisoria invece, ottenuta dal voto popolare, è  quella che avrebbe stilato la sala stampa, ma praticamente ribaltata:

1.Marco Mengoni "L'essenziale"
2. Modà "se si potesse non morire"
3. Annalisa "Scintille"
4. Chiara "Il futuro che sarà"
5. Raphael Gualazzi "Sai (ci basta un sogno)"
6. Simona Molinari e Peter Cincotti "La felicità"
7. Maria Nazionale "E' colpa mia"
8. Elio e le Storie Tese "La canzone mononota"
9. Daniele Silvestri "A bocca chiusa"
10. Max Gazzè "Sotto Casa"
11. Simone Cristicchi "La prima volta che sono morto"
12. Malika Ayane "E se poi"
13. Marta su Tubi "Vorrei"
14. Almamegretta "Mamma non lo sa"

Una classifica che vanifica lo sforzo fatto dalla direzione artistica di portare i gruppi indipendenti e poco mainstream a fare parte della manifestazione musicale più popolare d'Italia. E conferma invece una bella serie di pregiudizi sulla forza, in termini di pubblico, che si portano dietro gli artisti che vengono dai talent. Nel caso di Mengoni tuttavia questa è una bella rivincita, dopo un periodo di bassa.

Tra i giovani invece passano in finale Antonio Maggio con "Mi servirebbe sapere" e Ilaria Porceddu con "In equilibrio". Il primo, che tiene anche un diaro online proprio per i lettori di Fanpage.it, ha una canzone vigorosa almeno quanto la sua presenza scenica. La seconda, ugola d'oro, grande classe ed eleganza, conquista anche alle frasi in sardo delle canzoni.

Ospiti di livello in puntata anche questa volta, nonostante l'ennesimo contrattempo nel parco-guest di questa edizione, il maestro Daniel Barenboim. La quota-classica al suo posto l'ha sostenuta la pianista premio Chopin di Varsavia Leonora Armellini. Scalda i cuori Baggio, con un discorso sulla passione e la gioia, una sorta di lettera ai giovani. Ma il vero asso nella manica è l'intramontabile Al Bano. Inutile provare ad arginare la forza storica delle sue hit: la sala stampa è tutta un canto  (ainoi) sulle note di "Nostalgia canaglia" e "Felicità". Lui fa un po' la solita parte del maschio latino che fa flessioni (sempre meglio di quando baciò direttamente il palco dell'Ariston, anni orsono) e commentini sulla bella Chiatti. E va. Anche questo pensiero vola e va.

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