La catarsi musicale di Niccolò Fabi, ponte tra mondi musicali e narratore dell’anima
Cosa si può dire ancora di Niccolò Fabi che in tutti questi anni non si sia detto? Come si può affrontare un singolo, un album o un live con parole che qualcuno non abbia in qualche modo già scritto? È complesso, molto. Lo è perché Niccolò Fabi è uno di quegli artisti che ha un'aura di quasi mitologia attorno, un mistero inscalfibile che si è costruito negli anni, con la sua musica, la sua scrittura intima ed emotiva, con una vita che se ne frega degli eccessi e si nutre, almeno artisticamente e pubblicamente, del calore degli amici di sempre, quelli con cui, ad esempio, fa dischi in terzetto o che porta in tour con lui, da Bianco a Roberto Angelini, passando per Pier Cortese, Daniele “Mr coffee” Rossi e Filippo Cornaglia.
Il tour con cui Fabi ha portato nei teatri italiani il suo ultimo album "Tradizione e tradimento" conferma quanto il cantautore romano viva nel rapporto col pubblico una relazione particolare, si vede quel filo emotivo che parte dal palco, dalla sua chitarra, dalle sue mani sul pianoforte per toccare ciascuno delle persone che, fedelissime, lo seguono sempre. E forse il teatro, più che qualunque palazzetto o stadio, è la dimensione perfetta per la sua musica, che ha bisogno di sentire il respiro, l'alito, il calore di chi ogni volta corre ad ascoltarlo. Un ascoltatore che conoscendo benissimo quello che è Fabi, ne ascolta rapito tutte le sue evoluzioni, compresa quella di quest'ultimo lavoro.
Perché Niccolò Fabi, oltre a essere il cantautore che conosciamo, un vero e proprio narratore, è un ponte, un tramite verso altri mondi: folk, elettronici, neoclassici. Un ponte che costruisce, nelle sue varie dimensioni, un impatto emotivo che lui costruisce mattone dopo mattone, nota dopo nota, canzone dopo canzone. L'impatto con questo spettacolo mette subito in chiaro quello che è stato l'ultimo mondo esplorato dal cantautore. L'inizio è degno di una session al Sónar, il noto festival di musica elettronica di Barcellona, con quell'elettronica nord europea che caratterizza "Tradizione e tradimento". Ma i suoni dei synth si legano perfettamente a un mondo che Fabi ha costruito nel tempo, ai Bon Iver, ai Kings of Convenience, che si dissolvono nei Sigur Ros e in Olafur Arnalds. Ma Fabi lo fa senza sembrare uno scimmiottamento, anzi, portando tutto se stesso in questa dimensione.
Un effetto magico, che in questo tour è reso anche dalla disposizione della band sul palco e soprattutto dalla scelta dei visual che accompagnano tutto lo spettacolo. La potenza di Fabi è quella di riuscire a evolvere continuamente senza perdere il fuoco, quello della sua sensibilità, della sua scrittura, della sua voce. Tutto questo, accompagnato da una band "All star" contribuisce a far sì che quella catarsi musicale abbia l'effetto desiderato. Un'immersione nel mondo fabiano che fa bene alle orecchie e anche un po' all'anima, per quelli che ancora ci credono.