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L’Italia di Joan Baez: da Morandi a De Andrè passando per Morricone

La regina americana del folk e delle canzoni di protesta compie 75 anni. Per lei oltre 50 anni carriera passati in giro per il mondo a cantare la pace. E lungo il suo pellegrinaggio più volte ha incontrato anche l’Italia e la canzone italiana: dalla colonna sonora di Sacco e Vanzetti con Ennio Morricone alle canzoni di Gianni Morandi e Fabrizio De André.
A cura di Enrico Tata
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La madonna dai piedi scalzi, l’usignolo di Woodstock, la musa di Bob Dylan, la regina del folk e delle canzoni di protesta. Settantacinque anni appena compiuti (il 9 gennaio) e più di cinquanta anni di carriera alle spalle, Joan Baez è una leggenda vivente della musica e delle battaglie per i diritti civili. “Il quindicesimo secolo ha avuto la sua Giovanna D’Arco, noi abbiamo avuto la nostra Joan Baez”, ha detto Patti Smith, la sacerdotessa del rock, prima di consegnarle il premio “Ambassador of conscience 2015”, il riconoscimento che Amnesty International conferisce alle personalità che proteggono e promuovono i diritti civili nel mondo. Una vita, quella della cantautrice americana, trascorsa in giro per il mondo a cantare la pace. Un lungo pellegrinaggio che più volte ha incontrato anche l’Italia e la canzone italiana. Il primo appuntamento nel 1965, a Roma, quando presenta alla Feltrinelli un libro sulla non violenza di Furio Colombo, giornalista, senatore e corrispondente per una vita dagli Stati Uniti.

Joan Baez e l'incontro con l'Italia

“Furio fu per me un boyfriend e molto più di un boyfriend: è stato il mio biglietto da visita per l'Italia. Tra le altre cose, era lui che mi aiutava sempre a scrivere le frasi in italiano che leggevo da un pezzo di carta ad ogni mio concerto", ha raccontato Baez in un’intervista rilasciata ad Alessandra Farkas. Nel 1967 fa una serie di concerti a Milano e Roma, “Una chitarra contro la guerra”, è intitolato il servizio sulla serata romana disponibile nell’archivio dell’Istituto Luce. Furio Colombo è con lei sul palco e traduce per il pubblico. È con lei anche nel ’70 in un drammatico concerto all’Arena Civica di Milano con i carabinieri schierati sul prato “per protezione”, il pubblico che protesta e lei che chiede ai militari di andare via. "No carabinieri, per piacere", dice dal palco interrompendo una canzone. Il prato fu poi invaso, ricorda Furio Colombo, “ma da ragazzi che volevano portarla al riparo quando è scoppiato un violento temporale”. Aveva fatto in tempo a cantare parte del suo repertorio, dalle ballate pacifiste alle canzoni di Bob Dylan, e anche due canzoni italiane che poi portò con sé in giro per il mondo: C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones e Un Mondo d’Amore. Entrambe portate al successo, in Italia, da Gianni Morandi. Da uno dei concerti del '67, quello al Teatro Lirico di Milano (con Dario Fo in piedi ad applaudire, giura Furio Colombo) fu tratto un album ufficiale: "Joan Baez in Italy".

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Un anno dopo, nel ’68, sulla spiaggia di Fregene e sempre insieme a Colombo, scrive quattro versi che sono entrati nella storia della musica, ma soprattutto nella storia del cinema. “Here’s to you Nicola and Bart, rest forever here in our hearts, the last and final moment is yours, that agony is your triumph". Giuliano Montaldo la sceglie per cantare la colonna sonora del suo film “Sacco e Vanzetti” con Gian Maria Volontè. Parole e voce di Joan Baez, musica del maestro Ennio Morricone.

L’incontro con le canzoni di Fabrizio De André avverrà qualche anno più tardi. Nel 1966 il cantautore americano incide la sua versione di Geordie, una vecchia e triste ballata inglese dell’ottocento incisa e portata al successo internazionale quattro anni prima proprio dalla Baez. Su YouTube c'è una versione cantata da tutti e due: non è vero. A cantare insieme a De André è una sconosciuta cantante inglese. Baez canterà per la prima volta una canzone di De André alla fine degli anni ’80 nella trasmissione Blitz di Gianni Minà. La voce è dolce ma potente, l’Italiano stentato, come al solito, “ma è importante – dice Joan Baez – dare alla gente qualcosa della propria cultura”. Il brano scelto è “La canzone di Marinella”. In un’intervista rilasciata a Fabio Fazio ha detto di non ricordarsi di Gianni Minà mentre di De Andrè: “Oh, si, lui me lo ricordo molto bene”.

Canzoni di Francesco Guccini non ne ha mai cantate, ma il Maestrone di Bologna la omaggia esplicitamente, lei e Dylan che scrisse il testo della canzone, in Farewell, ripresa da Farewell Angelina, uno dei più noti successi di Joan Baez. Di Francesco De Gregori ha cantato qualche volta “La donna cannone” e con lui e Tracy Chapman ha cantato in un concerto nel 1989 il cui ricavato è stato destinato alla costruzione di un’ospedale in Armenia. Insieme, Joan Baez e De Gregori conclusero la serata cantando “The Boxer” di Simon e Garfunkel. “Se in Italia non cantassi ‘C'era un ragazzo', il pubblico mi impiccherebbe", ha detto la Baez. Dopo cinquant’anni, i capelli sono diventati corti e d’argento, l’italiano è ancora stentato. Ma c'è ancora spazio sul palco per cantare di quel ragazzo costretto ad andare a combattere in Vietnam. C'è ancora spazio per cantare di pace, amore e rivoluzione.

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