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Kendrick Lamar, Dio e la debolezza dell’essere umano: la guida a Mr Morale and The Big Steppers

A 1855 giorni dall’uscita di “DAMN”, che gli è valso il Premio Pulitzer nel 2018, è ritornato Kendrick Lamar con “Mr Morale and The Big Steppers”: la guida.
A cura di Vincenzo Nasto
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Kendrick Lamar 2022, foto di Mr Morale & The Big Steppers
Kendrick Lamar 2022, foto di Mr Morale & The Big Steppers

C'è un maledetto bisogno di esistenza e di comprensione del proprio ruolo in "Mr. Morale & The Big Steppers", il nuovo album di Kendrick Lamar anticipato negli scorsi giorni dalla pubblicazione del video ufficiale di "The Heart pt.5". Sono passati 1855 giorni dall'uscita di "DAMN.", il suo ultimo progetto discografico da solista, inframezzato dall'album soundtrack che ha fatto da colonna sonora a "Black Panther", una delle realizzazioni cinematografiche da kolossal che hanno raccontato il black empowerment più di quanto venga definito dai guadagni. Nel frattempo Lamar è diventato padre di due figli, che sono finite in copertina nell'album così come Whitney Alford, la madre dei suoi figli e compagna da oltre un decennio. La foto, scattata da Renell Medrano, è un'istantanea della vita familiare, con attorno al suo capo una corona di spine, richiamo di quella cristianità che più volte ha lanciato la figura di Kendrick Lamar nell'universo biblico della sua narrazione.

Piccolo reminder prima dell'inizio di un racconto, semmai ancora più estremo rispetto al suo precedente "DAMN.". "Mr Morale & The Big Steppers" è l'ultimo disco di Kendrick Lamar con l'etichetta che per la sua intera carriera lo ha accompagnato: la Top Dawg Entertainment di Anthony Tiffith. L'annuncio della separazione è avvenuto alla presentazione del nuovo disco, con il suo nickname OKLAMA, in cui aggiungeva che il suo futuro apparteneva alla Pg Lang, in cui viene raccolta una parte della sua vita: dal suo cugino e collega Baby Keem, tra le rivelazioni del rap americano 2021 con "The Melodic blue", al suo compagno di una vita Dave Free. Per la prima volta da "Section.80" non c'è un singolo coro di un artista appartenente alla Top Dawg Entertainment, segno che tempi son cambiati e il distacco potrebbe essere stato molto più violento di ciò che la stampa ha raccontato. L'aurea di onnipotenza di Kendrick Lamar nella musica americana ha più volte fatto tacere fan e critica sulle sue condizioni e sul ritorno del rapper di Compton sulle scene.

Ma che cos'è "Mr. Morale & The Big Steppers" e cosa c'entra con i suoi predecessori? Nell'ottica di un processo di rivalutazione della propria vita, Kendrick Lamar ha deciso di riprendere in mano il concetto dietro il brano "Mortal man" di "To pimp a butterfly" e lanciarlo in un presente quanto mai dubbioso. La figura dell'artista sembra ancora più vicina ai problemi del mondo che lo circonda, dal quotidiano all'attualità, ma non è una battaglia per il popolo che in questo momento lo spinge a esprimersi. Rispetto ai progetti precedenti, Kendrick Lamar si spoglia dei suoi abiti da narratore della realtà, legandola indissolubilmente a una figura, quella dell'analista, che prende spazio all'interno del suo racconto. Ci sono più realtà che si dimenano tra le lame lanciate dalla bocca del rapper, che più volte si riferisce a un pubblico con una profondità analitica spessa, pronta al dialogo, costruita per raccontare più il futuro, che il presente. Al centro della narrazione ci sono ancora la sofferenza sua e della società, come avvenne anche nel lontano 2012 con "m.A.A.d city", quando lui stesso si definì "Il sacrificio umano di Compton". È cambiato il punto di vista, però: questa volta Kendrick non salverà il mondo, ha scelto di costruire il suo.

A 1855 giorni di distanza abbiamo davanti un doppio album da nove tracce ciascuno, in cui riescono a ridestarsi più protagonisti. Dal filosofo tedesco Eckhart Tolle ai suoi eredi Kodak Black e Baby Keem, dalla madre dei suoi figli Whitney Alford a Sampha, senza dimenticare il rapper Blxst e la cantante soul Amanda Reiffer: a loro si aggiunge l'attrice di "Grey's Anatomy" Taylour Page, la coppia Summer Walker e GhostFace Killah del Wu-Tang, ma anche Tanna Leone e Beth Gibbons dei Portishead. Partendo da Mr Morale, la prima traccia è "United in Grief", un ricalcolo di ciò che è successo negli ultimi anni. Dalla pausa alla musica e la scrittura che lo ha tenuto per due anni fermo, alla terapia suggeritagli dalla compagna, fino al rapporto con le persone in PgLang, come Baby Keem e Dave Free. Tutte le insidie nei 19 anni di carriera di un ragazzo di Compton, in partenza per uno dei viaggi più dolorosi, musicalmente parlando della sua carriera.

Se i BPM accellerati di "United in Grief" avevano accelerato lo stato d'ansia nell'ascolto del nuovo progetto, "N-95" parte proprio dal punto in cui ci siamo lasciati. La produzione dello storico Sounwave e di Baby Keem è un crescendo poco armonico, che riflette anche il disagio del racconto. Il titolo del brano, che fa riferimento al nome del modello di mascherina che tutti noi abbiamo utilizzato e continuiamo a utilizzare negli anni di pandemia, fanno da contesto all'argomento che verrà affrontato. La perdita valoriale diventa un concetto da snocciolare in più nodi, dalle critiche al "Take Off" delle mascherine che ha fatto più danni di quanto si creda fino al crash dei mercati. Nel brano viene ripreso anche la citazione della Top Five degli artisti rap più forti negli USA come in "Range Brothers" nell'album del cugino minore Baby Keem. Infine la riflessione sul concetto di cancel culture, con Kendrick che ribalta la narrazione, affermando quanto sia una scusa utilizzata dagli artisti nel momento in cui non sanno accettare le critiche.

Si arriva a "Wordwide steppers", che vede una breve introduzione di Kodak Black. Insieme a Baby Keem, le due giovani figure del rapper americano sembrano le protagoniste di un passaggio di testimone. Come fu con Kendrick nel 2011, dopo "Section.80", quando Snoop Dogg e The Game passarono la torcia di LA e del rap californiano nelle sue mani, Kendrick Lamar sembra fare lo stesso, dedicando sempre più spazio a ciò che i due autori, completamente distanti l'uno dall'altro, riusciranno a dimostrare. Il brano racconta i cinque anni lontani dal pubblico per Kendrick Lamar, dai due figli al blocco dello scrittore, risolto attraverso la figura di Dio. Come si vedrà anche più avanti in questo progetto, Kendrick Lamar si dice medium di "Dio", una voce che parla attraverso le sue parole, con durezza talvolta, ma soprattutto con amore. Il brano però nasconde una delle prime confessioni del rapper: il tradimento alla compagna Whitney Alford, durante un tour a Copenhagen con una donna bianca. Il rapper si vergogna, oltre per il torto alla compagna, per il pensiero che i suoi antenati potrebbero avere di lui: lo avrebbero incolpato per queste relazioni, ignorando l'incarcerazione di massa che l'America Bianca ha imposto alle comunità nere. Alla fine del brano fa anche riferimento al pentimento per una campagna alimentare da lui organizzata insieme alla TDE, con cibo che avrebbe contribuito a dare problemi di cuore nel futuro alla sua gente.

Il vaso di Pandora è stato sollevato e si è infranto a terra, in milioni di pezzi. È questa l'anima sensibile di Kendrick Lamar che da ora in poi prenderà il sopravvento, come in "Die Hard": il brano, che riprende sonorità soul reggae racconta il dolore di Kendrick attraverso il sentirsi responsabili per il pubblico attorno e la sua famiglia, ma soprattutto l'insicurezza per un messaggio quanto mai ampio. Nella traccia ritroviamo Amanda Reiffer e il rapper Blxst: la ballata del dubbio acquista ancora più valore con la citazione al brano "Lost one" di Lauryn Hill. La connessione tra i due brani viene rivelata dalla preoccupazione di rendere felici le persone attorno, accontentare tutti, per poi finire nel non accontentare sé stessi. Si arriva a "Father Time", che segna la prima collaborazione tra Kendrick Lamar e una delle voci soul britanniche più importanti: Sampha. Appare la terapia, parallelamente alla figura del filosofo tedesco Eckart Tolle, autore di "The Power of Now and A New Earth", con cui Kendrick ha collaborato attraverso la PG Lang nel 2020.

Il brano racconta il rapporto primordiale con suo padre, gli abusi verbali e caratteriali fin da piccolo, che hanno limitato Kendrick nella sua sensibilità e che dapprima ha traumatizzato il cantante. La ricerca di amore e di affetto del rapper sbatteva contro la durezza mentale di una famiglia, come tante altre afroamericane di Compton, in cui la sopravvivenza ha distrutto qualsiasi tipo di comunicazione familiare, non agevolando la diversità. Questo tratto, quello di non riuscire a fare un passo indietro, il relegare a tabù le emozioni per gli uomini, lo portano ad affermare che Kendrick rappresenta "tutte le mancanze che ha vissuto", citando anche il brano di Kanye West "Everything I Am". Nel brano c'è anche una citazione alla pace fatta tra Kanye West e Drake, inaspettata proprio dal rapper di Compton: quello di superare il proprio dissenso per un bene comune come il concerto per Larry Hoover SR è stato un lungo pasto da digerire per il cantante. Segue un interludio in cui si vede il passaggio di testimone nel racconto del riconoscimento del quartiere tra Kendrick Lamar e Kodak Black, che si prende lo spazio di raccontare come il suo viso non sia quello preferito dalla scena e dai media, e come sta invece cercando di cambiare la sua vita.

L'interludio "Rich" dà poi invece spazio a "Rich Spirit": una delle tracce più dissacranti dell'album, un attacco al pensiero pubblico e alla tecnologia, ai social e alle integrità delle sue star. All'interno del brano, ritornano ancora una volta i cori di Sam Dew, una delle figure fondamentali nella riconoscibilità musicale dei singoli di Kendrick Lamar. Tra i passaggi fondamentali del brano, si può far riferimento alla strofa in cui afferma di non voler vivere la vita su un pc, e attacca alcuni artisti che passano più tempo di alcune "stronze" davanti allo specchio. Nel singolo si definisce ancora un medium di Dio, e nella strofa finale in cui parla di come la preghiera sia diventato un automatismo social, giocando attorno al concetto di "Thoughts and prayers". La formula "Pensieri e preghiere" utilizzata per esprimere condoglianze sui social è tra le più attaccate nel panorama pop americano, come dimostra la presenza di un episodio della serie animata Bojack Horseman, dove nel quinto episodio della quarta stagione, questa formula viene ridicolizzata.

Arriva "We Cry Togheter" che campiona il brano "June" di Florence and the Machine: il singolo è una formula parlata che analizza un litigio tossico tra Kendrick e la sua compagna, la cui voce viene affidata all'attrice di Grey’s Anatomy Taylour Page. Nel brano, in cui c'è l'alternanza, un botta e risposta che disegna questo immaginario di coppia, ci sono anche i bicchieri che vengono scolati in sottofondo, metafora dell'alterazione dell'umore dei protagonisti. Nel brano viene mostrato il lato più femminista di Kendrick, che porta alla luce le incoerenze sui casi di Harvey Weinstein e R.Kelly, rompendo quel diktat sulla distanza tra arte e artista. Mr Morale finisce con il nono brano, "Purple Hearts", che vede protagonisti la cantante Summer Walker, ma soprattutto la leggenda del Wu-Tang Clan GhostFace Killah. Un brano classic, già dalle premesse, che si lascia andare su un tappeto composto da una batteria molto potente e alcuni elementi di synth che quasi disegnano quel contorno di sostanze che alterano la verità. Kendrick cita "Forbidden Fruit" e i suoi peccati che allora confessò nella traccia con J.Cole nell'album "Born Sinner", ma soprattutto traccia una linea di confine tra sé e il resto del mondo. Tutto questo attraverso il racconto anche di come utilizza la propria ricchezza, mettendo a confronto i modelli di Bob Marley e del rapper di Minnesota Yo Gotti, famoso per la sua collezione faraonica di orologi.

Si arriva ai Big Steppers con il secondo disco. Se "United in Grief" era stato spoilerato in passato con il titolo "Therapy Session #9", "Count me out" indica la svolta ottenuta nel suo percorso di riabilitazione. Il brano sembra partire inizialmente con un coretto da "Californication" dei Red Hot Chili Peppers, per poi raccontare le notti insonni di Kendrick, alla ricerca di qualcuno che possa accudirlo nelle sue insicurezze. La musica diventa però il suo ritrovo spirituale, come quando canta: "Anytime I couldn't find God, I still could find myself through a song, many find they life in a phone". L'insicurezza però è ancora determinante nella sua storia, con la comparsa di Miss Regrets (Miss Rimorso) nell'ultima strofa del brano. Un concetto che si lega a doppio filo con "Crown", segno tangibile della corona data a lui dal pubblico e dai media, soprattutto dopo la vittoria nel 2017 del premio Pulitzer per "DAMN.". La canzone ruota attorno al concetto britannico di "Accountability", di essere responsabili per gli altri: questo tratto lo ritroveremo sempre più spesso, anche in "Savior", "Auntie Diaries" e "Mother I'm sober".

Il piano suonato da Duval Timothy è il tappeto su cui Kendrick racconta quanto accontentare gli altri possa essere un grande gesto, fino a che non si rinuncia a sé stessi. Nel brano cita Shakespeare e il suo "Enrico IV" su quanto sia difficile indossare una corona, e quanto gli sforzi per mantenerla possano ucciderlo. Questo tema era stato toccato anche in "Pride" di "DAMN." da cui riprende il verso: "Love gonna get you killed". Passando sul pezzo trap "Silent Hill" con Kodak Black che sembra essere musicalmente uscito da "The melodic Blue" di Baby Keem, arriviamo all'interludio di Savior. Ancora protagonista il cugino minore di Kendrick Lamar, che racconta per la prima volta di un passato familiare quanto mai brutale, con la madre in sofferenza senza droghe mentre lui studiava per il college. Attraverso le parole del filosofo Eckhart Tolle, che riflette sulla crescita di adulti che da piccoli hanno basato tutto sulle cose brutte che hanno visto, Baby Keem racconta anche la trasformazione con la musica, il suo dolore messo in rima, che riesce a sgorgare nel quartiere e nei giovani ragazzi neri che stanno crescendo con lui. Baby Keem è sicuramente uno degli autori più affascinanti della nuova scuola USA, e la vicinanza con Kendrick sta aprendo strade musicali dentro di lui, che potrebbero fargli fare ben presto un salto di qualità.

Dall'interludio si passa a "Savior". Il brano ha il compito di informare gli ascoltatori sulle figure modello e su quanto siano il male di questa società. Dopo aver indicato quattro modelli positivi per i giovani neri americani, come sé stesso, J.Cole, Future e LeBron James, Kendrick afferma che loro non sono i salvatori. Nella prima strofa tocca la polemica tra le comunità afro-americane sulla tonalità di nero di alcuni suoi componenti, sottolineando come l'ignoranza e il razzismo viaggi anche in queste collettività. Nella seconda strofa viene toccato il tema del Covid 19, con una citazione al cestista americano, playmaker dei Brooklyn Nets Kyrie Irving, e la sua scelta di non vaccinarsi, scontrandosi col pubblico americano. Il coro di Baby Keem riprende quello di "Mortal Man" in "To pimp a butterfly", in un sempre più evidente gancio con il Kendrick del passato.

Si arriva ad "Auntie Diaries", in cui Kendrick Lamar racconta la storia di una donna transgender per illuminare i giudizi della società e della chiesa nei confronti dell'amore e della comunità LGBTQ+. Nella comunità black, Kendrick riprende l'uso spasmodico della parola "fagg**" ("fr****) da parte di molte persone, ma soprattutto di alcuni artisti, qualcosa che va in totale contrasto con la preservazione dell'uso della parola "Nig**" da parte della stessa comunità. Un'incoerenza di base che Kendrick cerca di far risaltare, raccontando anche al personaggio di Demetrius, comparso per la prima volta in "Sherane a.k.a Master Splinter’s Daughter". Il cambio di sesso che un suo coetaneo ha vissuto, come era stato per sua zia, fotografa anche il comportamento di Kendrick Lamar, che in passato si è accorto di aver utilizzato un linguaggio sbagliato, e che lo stesso linguaggio crescerà le nuove generazioni. L'ultima strofa è un salto nel passato, a quell'incidente del 2018, quando un fan bianco sul palco dell'Hangout Music Festival, utilizzò più volte la parola con la N mentre cantava con lui il brano del 2012 "m.A.A.d City".

Un gancio veloce con il prossimo brano, che racconta i tormenti di quella notte per Kendrick Lamar in "Mr.Morale". Il brano, un messaggio diretto al figlio Enoch, racconta del cambio di percezione tra "To Pimp a Butterfly" e "Mr.Morale and the Big Steppers". Da uomo da sacrificare per il bene di una comunità, le responsabilità e la vita di una famiglia adesso cominciano a pesare sulle spalle dello stesso uomo, venuto a contatto con verità personali lasciate sul fondo in passato. È il suo patto con la realtà questa volta, in cui confessa per la prima volta di aver dovuto accettare la violenza fisica della madre subita negli anni giovanili, ma soprattutto nel matrimonio con suo marito, il padre di Kendrick. Arrivano i riferimenti a R.Kelly e Oprah, al loro atteggiamento quando hanno dovuto far fronte alla difficoltà. Tutto questo per arrivare alla madre di tutte le confessioni, anzi una confessione con il pubblico, figlio di una sobrietà emotiva datagli dal percorso terapico. "Mother, I'm sober" è sicuramente una delle tracce più significative del nuovo album, ma anche dell'intera discografia di Kendrick Lamar.

Come in una ricostruzione generazionale, Kendrick Lamar racconta delle donne nere stuprate, e di come la violenza di allora abbia giustificato gli abusi verbali e fisici del presente. Mancanza di educazione che lo stesso Kendrick ha vissuto in prima persona, quando a cinque anni ha visto la madre subire violenza dal padre. Quell'immagine distrusse la sensibilità di Kendrick che per anni, come racconta nel pezzo, ha vissuto con la famiglia che gli chiedeva chi fosse stato a turbarlo, riflettendo la colpa su suo cugino maggiore. Il racconto poi passa all'insicurezza e alle scelte sbagliate, come quelle che gli hanno fatto perdere la madre dei suoi due figli Whitney Alford, che però si congratula con lui alla fine del pezzo per aver spezzato una catena di atteggiamenti abusivi nei confronti delle persone. La voce di Beth Gibbons dei Portishead riesce a far trasparire tutte le emozioni del brano. Siamo arrivati all'ultimo brano del racconto, "Mirror", in cui per l'ennesima volta vuole essere riconosciuto come un'essere umano, con una propria sensibilità e delle responsabilità, come la sua famiglia e l'evoluzione della PgLang. La parabola si compie nell'ultimo coro del brano, in cui Kendrick Lamar si scusa per non aver salvato il mondo, cercando di ricostruire il suo, chiudendo il disco con un messaggio: "Ho scelto me stesso, mi dispiace".

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