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Festival di Sanremo 2023

Kekko dei Modà e la depressione: “Non riuscivo più a muovere le gambe, ho pensato di smettere”

In un’intervista al Corriere della Sera, Kekko Silvestre racconta i suoi problemi di depressione degli ultimi anni, che lo hanno spinto a pensare di lasciare la musica. Oggi ritornano a Sanremo: “Non vinceremo mai”.
A cura di Andrea Parrella
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Torneranno al Festival di Sanremo 2023 dopo alcuni anni di assenza, i Modà. La canzone che portano in gara si chiama "Lasciami" e racconterà la depressione contro cui Kekko Silvestre, frontman della band ha sofferto negli ultimi anni. "Ad aprile 2021 mi sono svegliato e non riuscivo a piegare le gambe", ha dichiarato Silvestre al Corriere della Sera, "pensavo fosse un’influenza ma dopo dieci giorni a letto ho temuto che potesse essere una malattia degenerativa. Mi ha visitato un neurologo e mi ha diagnosticato la depressione".

Gli attacchi di panico, il crollo con il Covid

Il tutto è arrivato dopo un periodo di attacchi di panico primo dei concerti, senza che lui riuscisse a rendersi conto, o ammettere che gli stesse accadendo qualcosa: "Ho accumulato troppo e il cervello alla fine mi ha bloccato il fisico. La depressione è un male oscuro che non si fa vedere e vive dentro di te". Un periodo difficile per l'artista, che non nega di aver pensato di smettere del tutto: "Mi si è stretto il cuore quando la pediatra le ha prescritto un antibiotico e lei le ha detto di darlo anche a me". Un periodo che il Covid ha reso ancora più complesso, annullando ogni tipo di rapporto umano con gli altri per forza di cose.

Il ritorno a Sanremo senza aspettative

Oggi non è tutto passato ma Silvestre si sta riprendendo con la musica e, appunto, con il ritorno a Sanremo, su cui non si fa troppe aspettative: "Non vinceremo mai. Ci andiamo per far sapere ai nostri fan che non seguono i social, e sono molti, che ci siamo ancora". Un gruppo, i Modà, che sono stati simbolo di un momento storico preciso della musica nello scorso decennio, segnati da un enorme successo, ma poco consenso da parte della critica, ritenuti espressione di musica vecchia: "Se essere vecchi significa riempire stadi e palazzetti allora era una bella cosa – ha detto Silvestre – Oggi lo accetto, allora mi dava fastidio che non venissero mai considerati i nostri risultati. C’è sempre stato un pregiudizio verso chi fa musica nazional-popolare, come accade a Ultimo adesso, ma le mode passano, le canzoni restano".

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