Justin Bieber è solo un ragazzo, dovremmo lasciarlo un po’ in pace
Cosa fareste se meno di 18 anni foste uno dei musicisti più potenti della terra, bellocci, con schiere di fan in delirio per voi e nessun problema economico? Ecco, questa è una di quelle domande a cui possono rispondere in pochi, ma alla quale rispondono tutti, pur senza avere la minima idea di cosa significhi. Se parliamo di Justin Bieber, poi, la situazione si complica per svariate ragioni. La prima è che non abbiamo pietà del pop da classifica. Insomma, la sua aria pulita, nonostante la costruzione del fisico su cui ha tanto lavorato in questi ultimi anni, non gioca a suo favore. Non è Jim Morrison, né Mick Jagger, né tantomeno Kurt Cobain, i quali accompagnavano una certa autodistruzione – o semplicemente qualche problema di droga – con una discografia di cui ancora oggi parliamo. Non ci sono "Light My Fire", "Smells Like Teen Spirits" o "Sympathy For The Devil" su cui poggiarsi, né quell'aria dannata che giustificava quella tendenza autodistruttiva.
E non c'è nessuna pietà per un 19enne, ormai, che è passato dal suo viso angelico – anche troppo a detta di alcuni – alla fissazione per il suo corpo e per un'immagine da bad boy che, in fondo, non gli dispiace. Passare da un estremo all'altro per non doversi più confrontare con quel sé bambino. Passare dal dichiarare di "non dover fare sesso con una persona finché non sei sicuro di amarla" alle prostitute brasiliane è un attimo, lo stesso che pare obbligarti a crescere quando da un giorno all'altro diventi maggiorenne e ti ritrovi con oneri a cui prima manco pensavi. E così Justin è diventato il cattivo ragazzo per antonomasia, quello che le mamme vorrebbero che i loro figli non fossero mai e che quei figli invidiano, perché il potere, i soldi e l'aria da duro hanno ancora un certo fascino.
Se fino a un mese fa, però, quelle di Bieber erano catalogabili sotto l'etichetta di ragazzate, che pure hanno rischiato di costargli caro (c'è stata la possibilità che non potesse più entrare in Brasile e Argentina, ad esempio), da un paio di settimane i problemi sono diventati un po' più gravi. Tutto è partito dall'aggressione all'autista della sua limousine, che ha sporto denuncia e per cui Bieber si è presentato in Commissariato a Toronto spontaneamente. Era fine dicembre, ma Justin non sapeva ancora a cosa sarebbe andato incontro. Poco dopo infatti, c'è stata prima l'aggressione con le uova al suo vicino di casa, con danni per circa una ventina di migliaia di dollari, fino all'arresto per guida in stato di ebbrezza, senza patente e eccesso di velocità.
Insomma, problemi che lo porteranno davanti a un giudice e che rischiano di fare di Bieber un capro espiatorio, colui da punire come esempio. Hanno cominciato alcuni cittadini americani, che hanno chiesto a Obama di cacciarlo e ritirargli la green card, con una petizione firmata da più di 200 mila persone. Sì, insomma, c'è chi è arrivato addirittura a scomodare l'uomo più potente del mondo per le ragazzate, ché in fondo di quello parliamo, di un 19enne che cerca ancora di capire chi è, visto che i genitori sono ancora là a spiegarglielo (e a mettersi nei guai con lui).
Bieber non è uno stinco di santo, ma in fondo fuma marijuana – cosa che di per sé non è gravissima -, litiga e fa a cazzotti come molti ragazzi della sua età e cerca piacere a pagamento per poi gettarsi a fare qualche murales. Non che bisogna permettergli di fare tutto – soprattutto se rischia di mettere nei guai sé e gli altri -, ma l'idea che non vi sia alcuna empatia verso un ragazzo che si è ritrovato catapultato in qualcosa evidentemente più grande di lui, fa riflettere. Dal perdonargli qualunque cosa al metterlo al muro ce ne passa.
Justin Bieber è solo un ragazzo, dovremmo lasciarlo un po' in pace. Ovviamente è tutto amplificato e così diventa il capro espiatorio di una generazione, mentre non è altro che uno tra tanti, che ha la (s)fortuna di avere avuto successo e non avere gli strumenti per goderselo nella maniera migliore possibile.