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Junior Cally: “Ho chiesto di essere ricoverato, alcol e sesso erano una malattia”

Junior Cally, il rapper che a Sanremo 2020 aveva dato scalpore, è da poco uscito da una clinica di riabilitazione a causa della dipendenza di alcol, sesso e per l’aggravarsi del disturbo ossessivo compulsivo di cui soffre. “Ho chiesto io di essere ricoverato, volevo smettere, ma i momenti bui ci sono ancora” ha dichiarato il cantante.
A cura di Ilaria Costabile
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Era il 15 luglio scorso quando Junior Cally ha annunciato su Instagram che avrebbe abbandonato per un periodo i social per entrare in una clinica di riabilitazione. Il rapper quasi trentenne è caduto sotto il peso dell'alcol, del sesso e del Disturbo ossessivo compulsivo, un mix che sarebbe potuto diventare letale, se non fosse stato lui stesso a fermarsi e a chiedere di essere ricoverato. Così inizia il suo racconto riportato sul Corriere della Sera, dove l'ex "pecora nera" di Sanremo 2020 parla della sfida contro se stesso, contro quei demoni che lo stavano annullando.

La scelta di ricoverarsi

Una discesa veloce verso il baratro quella che aveva imboccato Junior Cally che, infatti, prima che fosse troppo tardi ha deciso di arginare i danni di una vita minata dal disturbo ossessivo compulsivo, dalla dipendeza dall'alcol e anche dal sesso. Ma nella clinica in cui è stato chiuso per più di un mese, qualcosa è iniziato a cambiare:

Ho fatto psicanalisi, meditazione, yoga e mi sono reso conto di cosa perdevo quando già prima di pranzo iniziavo col vino e, la sera, dopo altre tre bottiglie di rosso, passavo a grappa, amari, fino a svenire. In rehab ho scoperto il sapore del caffè la mattina senza postumi della sbornia. Poi, ovvio, ho avuto momenti bui. Ancora ci sono. Ho chiesto io di essere ricoverato. Volevo smettere di bere, staccare ogni contatto. Ma ogni giorno scoprivo che non ero pronto affatto. Da quasi 45 giorni non tocco un goccio, ma non è facile. 

La dipendenza dal sesso e il declino dopo il lockdown

Il periodo peggiore che ha incrementato questo malessere, portandolo allo stremo, è stato il clou della pandemia, quando le chiusure hanno minato la salute psicofisica di molti che, poi, una volta avuta l'illusione che fosse tutto finito, si sono gettati di nuovo nella vita arrivando all'esagerazione. Lo racconta così, Junior Cally, senza mezze misure:

La situazione è peggiorata col lockdown. Ho sempre bevuto, ma lì ho aumentato. La mattina, non mi ricordavo che avevo fatto il giorno prima, tremavo, il Doc era amplificato, le insicurezze prendevano il sopravvento. C’entrava l’alcol: la sera, vai a letto con una; il giorno dopo, conosci un’altra a pranzo e pure ci vai a letto… Sono andato avanti così per quasi un anno. A primavera, con lo psicologo, mi sono detto: perché devo cercare conferme col sesso? Non mi serve questo scudo da rockstar.

I traumi della sua infanzia

Non pochi i traumi accumulati nella sua vita che, poi, nel tempo sono stratificandosi hanno portando ad incrementare paure e ansie, soprattutto quando dopo quattro anni appena adolescente, trascorsi entrando e uscendo dagli ospedali convinto di avere una leucemia che, però, non ha mai avuto scoprendo che si trattava di una malattia autoimmune: "Mi è rimasta la paura di morire, il Doc è nato così: ho iniziato a pensare che, se accendevo e spegnevo la luce quattro volte o giravo la maglietta due o evitavo i numeri dispari, non sarei morto. Bere aiutava: se sei ubriaco, non riesci neanche ad aprire la porta, figuriamoci a contare le volte che spegni la luce"

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