“Je so pazzo” e Jovanotti tocca il cielo di Napoli
‘Je so pazzo'. Lo ripete spesso, Jovanotti, sceso a Napoli per una tappa del tour un po' diversa dalle altre. Non solo per il San Paolo, riaperto, quest'estate, solo per lui e Vasco Rossi, ma soprattutto perché è la città del suo amico Pino Daniele, scomparso lo scorso gennaio, a cui ha voluto dedicare l'intero spettacolo. ‘Je so pazzo' ripeteva, e la sua emozione la si respirava guardandolo e, soprattutto, ascoltando le sue parole dedicate al Mascalzone latino, palpabile in ogni secondo. I napoletani, che sono molto severi quando si tratta di ascoltare ‘stranieri' cantare nella propria lingua, hanno comunque sicuramente apprezzato lo sforzo di Lorenzo, che non s'è perso d'animo – anzi – quando si è ritrovato a cantare: ‘Sient' fai accussì, nun dà retta a nisciuno, fatt' ‘e fatt' tuoje, ma si hai suffrì caccia ‘a currea', col sax di James che gli fluttuava a fianco.
Poi ci sono state le lacrime di Eros Ramazzotti a completare l'omaggio che i tre hanno voluto dedicare a Pino. Il San Paolo non aspettava altro, la conferma dei due ospiti aveva creato un'aspettativa enorme e l'attesa era palpabile, così quando sulle note di ‘Musica' s'è palesato sul palco Senese, il pubblico ha trattenuto il respiro per un attimo. Ha aspettato un secondo, in attesa di esplodere in un boato quando Ramazzotti ha fatto il suo ingresso sul palco. Il resto è soprattutto Napoli, la pelle d'oca di uno Stadio che canta all'unisono ‘Yes I Know My Way', che sente la voce di Eros Ramazzotti spezzarsi sulle note di ‘Quando chiove' e che, soprattutto, non ha alcun bisogno del karaoke che parte sul maxischermo per cantare all'unisono ‘Napul'è'. Era Pino il convitato di pietra di questa sera, lui, l'artista e l'uomo, a cui Lorenzo ha voluto dedicare lo spazio centrale del suo show, a distanza di 20 anni da quell'ormai famoso concerto che lo vide entrare al San Paolo, in punta di piedi, al fianco di uno dei Padri musicali della città.
Un omaggio annunciato, che Jovanotti ha incastrato alla perfezione in una macchina più che rodata, che ha portato 500 mila persone in tutta Italia a vedere uno spettacolo fatto di musica, visual (dal vivo spettacolari) ed emozione. L'ingresso del sax di Senese a dare il la, la dedica a Pino, l'uomo grazie al quale ha messo piede due volte in questo Stadio, il ricordo con un Ramazzotti visibilmente emozionato, e una dedica rappata che ha riportato Lorenzo ai suoi primi anni, nato come inciso a ‘A me me piace ‘o blues', che gli ha permesso di riprendersi il palco, fino alla chiusura con un'immagine di Pino Daniele, nel maxischermo, microfono davanti, che saluta il pubblico. La pelle d'oca di default. E un lungo, meritato, applauso.
Poi Jova, da showman quale ormai è, non aveva molte possibilità di riprendersi la scena, se non puntando su un pezzo energico, da stadio, appunto, che virasse completamente dall'atmosfera di enorme emozione che aveva creato e così Napoli è esplosa di nuovo cantando l'ultimo singolo ‘L'estate addosso'. Lo show è ricominciato, con i successi, i cambi d'abito (saranno 3 in tutto), la presentazione della band e un altro momento speciale, quando su ‘Gli immortali' Lorenzo è sceso di nuovo tra il suo pubblico. In piedi, con le mani dei ragazzi (e i cellulari) tese verso di lui, le vene sul collo, le braccia larghe, il viso allungato verso di loro. Un ringraziamento speciale, che ha voluto continuare anche poco dopo, sui social:
Sono a Napoli è notte fonda e sono ancora emozionato di stasera. E ora non si dorme (…). Stasera nel mezzo del mio concerto di fronte al pubblico di Napoli abbiamo celebrato Pino Daniele, che ci manca da morire, attraverso la sua musica, che è un dono per l'eternità a chi la ama e a chi l'amerà in futuro.