James Brown-Live at the Garden
Una leggenda che ha saputo trasformare il gospel in "rhythm e blues" e creare un genere soul del tutto originale, il funk, con i suoi ritmi incalzanti. E’ James Brown che dal vivo emoziona ancora di più.
Aveva capito la potenza di un disco live, ed per questo che il Re del R&B. puntava molto sul live anche in tempi nei quali il risultato era approssimativo. Solo la registrazione di un concerto era in grado di restituire la selvaggia eccitazione che J.B. scatenava.
Nella sua discografia di solito si fa riferimento alla pietra miliare “Live at the Apollo” del ’64 e alla seconda incisione nel club di Harlem, del ’68. Un anno prima, il 19 aootobre 1967, il Godfather si era esibito poco lontano, nel New Jersey al Latin Casino. Il risultato non era stato dei migliori, finchè i maghi della masterizzazione digitale sono riusciti a ridare lucentezza a una capolavoro sepolto. In “Live at the Garden” James Brown canta, implora, urla e tira il suo repertorio di soul hardcore al doppio della velocità.
Ricordiamo che James Brown è morto il 25 dicembre 2006. La stella della musica black americana si è spenta all'età di 73 anni per una polmonite acuta ad Atlanta.Nato in South Carolina, Il "Padrino del Soul" ebbe un'infanzia di estremo disagio. Lavorò come raccoglitore di cotone e lustrascarpe. A soli 16 anni venne arrestato e fu recluso in riformatorio. Rilasciato si dedicò alla musica: gospel, swing e Rhythm & Blues. Alla metà degli anni 50 fondò la sua prima band i "The flames". Alla fine del 1955, con Please, please, please conquistò la vetta delle classifiche americane. La strada per il successo era tracciata.
Negli anni Sessanta Brown consacrò il suo successo con brani come Prisoner of love, I got you, It's a man's world, Cold sweat e I'm black and I'm proud.
Paola Dello Iacono