J-Ax: “Pensavo in piccolo e nessuno voleva avere a che fare con me, poi arrivò Fedez”
Sono giorni pieni per J-Ax e Fedez che l'altra sera da Fabio Fazio a Che tempo che fa hanno annunciato alcune delle prossime novità, tra nuovo album, date del tour e l'autobiografia dell'ex Articolo 31 che ieri è tornato sui suoi social per una dedica speciale al suo amico con cui sta dividendo questi anni di musica, anche grazie alla Newtopia, l'etichetta costruita assieme e per cui uscirà l'album previsto per il prossimo gennaio. Prima, però, ci sarà l'autobiografia "Imperfetta forma", che uscirà a ottobre e che il rapper descrive così: "Centottanta pagine dove racconto e confesso cose che non ho mai detto a nessuno. Non ci sono fotografie patinate o altre paraculate per occupare spazio, solo il mio sangue e le mie lacrime che mi hanno permesso di arrivare qui. Ma di questo parleremo più avanti".
Il ringraziamento a Fedez
In attesa di maggiori dettagli, J-AX ha ricordato, appunto le rapper del tour che partirà il prossimo marzo, ma soprattutto si è lasciato andare a uno sfogo personale che è anche una dichiarazione di amicizia a Fedez che è riuscito a tirarlo su in un momento che ricorda abbastanza critico per lui e per i suoi fan "presi in giro perché mi seguivano ai concerti o compravano i miei dischi" (sic), finché è arrivato l'amico a dargli un "calcio nel culo" che è stata un po' come una svolta:
In questo momento sono felice, è importante dirlo, perché ricordo quando non lo ero. Ricordo quando nessuno voleva più avere a che fare con me. Perfino i miei fan venivano bullizzati e presi in giro perché mi seguivano ai concerti o compravano i miei dischi. Ad aiutarmi a cambiare è stato anche l’incontro Fedez. Mi ha dato il calcio nel culo necessario per rimettere in circolo nel mio corpo l’adrenalina e la voglia di fare.
"Siamo i peggiori nemici di noi stessi"
Il problema, ricorda J-Ax era il credere poco in sé, nonostante un curriculum che lo vedeva tra i protagonisti degli anni '90 con gli Articolo 31 e una carriera che non pareva proprio affondare. Eppure qualcosa non andava:
Mi ero abituato a pensare in piccolo. La mia mentalità era quella di fare il pedalò in un mondo di yacht con la pista di atterraggio per l’elicottero. Non pensavo più a fare qualcosa di bello, ma a creare piani di contingenza per arginare i miei sicuri fallimenti. Perché spesso i nostri peggiori nemici siamo noi stessi.
Lo sprone a credere in sé
E la chiusura è anche un consiglio, uno sprone a chi si trova nelle sue stesse condizioni:
Se siete nello stesso momento buio nella vita in cui ero finito io, fate qualcosa che non avete mai provato a fare prima. Credete in voi stessi.