Iosonouncane è il più grande talento della musica italiana, e sta tornando con “Ira”
Può una semplice immagine su Instagram avere una portata molto più ampia di quella che solitamente le attribuiamo? Sì. Ma solo se quell'immagine è postata da un artista come Iosonouncane, ovvero uno dei più grandi talenti che la musica italiana abbia esperito in questi anni. Jacopo Incani, nome del cantante e produttore sardo, è uno dei nomi di culto di quello che una volta si definiva indie o underground. Non tanto tempo fa lo definivamo così, quando, per esempio, usciva "DIE", il suo ultimo album, era l'anno di grazia 2015. Un album che in tanti considerano pietra miliare della musica italiana contemporanea, conosciutissimo e venerato dallo zoccolo duro degli ascoltatori e paradossalmente meno conosciuto al grande pubblico.
La regola dei cinque anni di Iosonouncane
Non che le due cose debbano andare per forza a braccetto: quanti sono gli artisti seminali che non godono di enorme popolarità? Domanda retorica (bussare al catalogo di Enzo Carella, per fare un nome). Iosonouncane era atteso da anni, dall'uscita di "DIE", ovviamente, a cui sono seguite comparsate fugaci, dai progetti live (con Dino Fumaretto, per esempio) o anche di produzione (con lo stesso Fumaretto e con Colapesce, in collaborazione con Mario Conte). Non che Incani sia uno prolifico, dal suo esordio "La macarena su Roma" al successivo, infatti, erano passati cinque anni, tanti quanti ne potrebbero passare per ascoltare il suo terzo album.
Ira è il nuovo progetto?
Cosa è "Ira" – ovvero l'unica parola comprensibile della foto postata sui suoi social – non è ancora dato saperlo, ma se tanto mi dà tanto, e cinque anni è il periodo di gestazione dell'album, il 2020 rischia di essere l'anno del ritorno dell'autore di pezzi come "Il corpo del reato" o la stupenda "Stormi", canzone che rilegge il pop italiano senza la patina dell'It-Pop, incastonandolo in un concept album che regala nuove sfumature a ogni ascolto. Alla faccia del radiofonico Iosonouncane costruì un album che aveva come fulcro la storia di un uomo (in mezzo al mare) e una donna (sulla terraferma) nell'attimo in cui si avvicinava l'ombra della morte. Eppure quell'album ha superato il tempo e risulta sempre attualissimo. E non è un caso che pian piano proprio "Stormi" sia riuscita a conquistare il disco d'Oro, ottenuto poche settimane fa, cinque anni dopo l'uscita. Pian piano, senza radio, hype e compagnia, ma solo con l'amore incondizionato del pubblico per la sua opera. Che il 2020 sia l'anno buono?