Roy Paci al RJF: “È il viaggio la più grande lezione che mi ha dato la musica”
"Le cose non sono mai come sembrano": il titolo dello spettacolo che questa sera Roy Paci porterà in veste CorLeone, al Roma Jazz Festival (Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi,ore 21), potrebbe anche tranquillamente essere il riassunto di questa intervista. È la sua anima meno mainstream infatti, quella che guiderà la sua tromba sul palco stasera al fianco della voce narrante di Carlo Lucarelli e la musica di Andrea Vadrucci (batteria), Guglielmo Pagnozzi (sax contralto), John Lui (chitarre), Alberto Turra (chitarra), Marco Motta (sax baritono).
Inziamo da CorLeone.
È il mio progetto meno famoso, ma non per questo meno importante. Anzi, chi mi conosce sa che ha un'origine molto più antica del resto, perché affondale radici nella pratica improvvisatoria che poi nel tempo ho mescolato in diversi calderoni musicali.
Il figlio primogenito scalzato dal più piccolo?
Aretuska è un progetto che ha forte penetrazione nel pubblico. È chiaramente più fruibile. CorLeone è talmente sperimentale e di ricerca che intercetta una piccola nicchia, almeno in Italia.
E invece fuori…
All'estero c'è più educazione all'ascolto, e non è un caso che quello che porto sul palco stasera trovi origine in tutto quello che ho imparato nei miei trascorsi in Olanda, piuttosto che in America e Inghilterra. È il viaggio la più grande lezione che mi ha dato la musica.
Qualcuno è mai venuto a protestare?
Qualcuno c'è rimasto molto male, non ti nascondo che ci sono state delle lamentele, persone che hanno mostrato sdegno perché si aspettavano altro dal concerto. E io ne sono stato contento perché vuol dire che comunque era stato capito che si fossero trovati davanti a qualcosa di diverso. Dopotutto stupire e mettersi in discussione è parte fondante dello sperimentare.
Perché Lucarelli sul palco?
Il primo album di CorLeone era introdotto dalla sua voce narrante, e mi sembrava perfetto. E poi nel suo raccontare anche le cose più cruente ed incredibili riuscendo a non perdere l'ironia mi sembra che sia perfettamente in linea con l'anima di CorLeone.
Quest'anno il Roma Jazz Festival, con "Speech", unisce Jazz e letteratura. Ma se dico "jazz", qual è la prima cosa con cui lo sposeresti naturalmente?
La terra. È un'espressione che arriva dalle viscere della terra. Campi, artigianato. E poi "jazz" è una parola talmente ampia, che credo commetta un errore chi la usa come un'etichetta, definendola in modo triti e ritriti.
Sperimentazione vuol dire anche ricerca del nuovo. Chi è che fa cose nuove in Italia?
Ci sono realtà underground molto interessanti, e le cose migliori vengono da quelli che hanno viaggiato tanto. Mi viene da citare Paolo Angeli, un chitarrista sardo che lavora sulla musica in modo eccezionale. La verità è che molti non vivono più in Italia, perché hanno capito che qui chiudono, per mancanza di fondi, anche i festival che trattavano la musica senza frontiere. E se manca la proposta, la gente si dimentica.