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Intervista agli Zen Circus: “Raccontiamo l’Italia (e la natura) partendo dalla provincia”

Gli Zen Circus sono tornati con il loro ottavo album “Canzoni contro la natura”, dopo il successo di “Nati per subire”. Federico Guglielmi, per Fanpage, li ha intervistati durante la presentazione romana dell’album.
A cura di Francesco Raiola
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Se sei nato in Provincia, forse la tua visuale sul cosiddetto Paese reale è un po' differente. O, almeno, è quello che prova a spiegare Appino degli Zen Circus – che sono Appino, Karim e Ufo – al microfono di Federico Guglielmi che li ha intervistati per Fanpage, in occasione dell'uscita del loro ottavo album "Canzoni contro la natura" (La Tempesta Dischi). Un disco in cui il rapporto con i precedenti esiste ed è dato, ad esempio, dalle prime due canzoni, che sono anche i primi due singoli dell'album, ovvero "Viva" e "Postumia", ma che stavolta spinge un po' più in là l'asticella usando l'Italia che li circonda, partendo dalla Provincia, per  analizzare l'eterno scontro fra natura umana e madre natura.

Un successo avvenuto con calma, una calma necessaria affinché il tutto sia vissuto in maniera graduale perché "se a 20 anni il primo disco fa il botto, poi raramente arrivi al terzo disco" mentre "quando questa cosa è graduale, il colpo l'accusi meglio" spiega Karim. E gli Zen Circus si sono presi tutta la calma che potevano per costruire le fondamenta e non diventare un fuoco di paglia. In più per raccontare il mondo che li circonda sfruttano quanto più possono i loro tour e la possibilità che questi gli danno di conoscere un'infinità di posti, anche quelli più reconditi, cogliendo come ci siano, in Italia, due binari divergenti. Riuscire a raccontare le sfumature, però, non significa "capire" anzi, dicono, "più giriamo l'Italia e più abbiamo l'impressione di non capire".

Per questo "Canzoni contro la natura" l'idea della band era quello di registrare in analogico e in presa diretta cercando di riprodurre nella maniera più fedele possibile l'energia e la naturalezza di quelli che sono i loro live e si sono spinti talmente oltre che le canzoni che ascoltate nell'album sono, con un bel po' di lavoro sopra, ovviamente, i "provini di quello che sarebbe dovuto essere il disco", racconta Appino, che spiega che alla fine più si passavano quei provini e più si convincevano che il suono doveva essere quello e quindi " più passava il tempo e abbiamo lavorato rilavorato, registrato, rilavorato e abbiamo passato quello che avevamo fatto su nastro", fino ad arrivare, appunto, a questo ottavo album.

Intervista: Federico Guglielmi
Riprese e montaggio: Annalisa Perla

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