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Il significato e testo di Campione dei novanta, Caparezza perdona Mikimix, il suo passato alter ego

Sono passati 24 anni dall’apparizione di Michele Salvemini, in arte Miximix, al Festival di Sanremo 1997, una delle ultime apparizioni di Caparezza nel suo passato alterego. Il cantante sembra essersi finalmente perdonato, raccontando alcuni fotogrammi del passato, dal primo contatto con la musica hip hop al rapporto con i discografici.
A cura di Vincenzo Nasto
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Caparezza (ph Albert D’Andrea)
Caparezza (ph Albert D’Andrea)

"Campione dei novanta" è stato un viaggio nel passato per Caparezza, una sorta di racconto anacronistico delle sue avventure, un continuo salto nella storia, la sua, costellata di cambiamenti e scelte. Come è stato anche per "Exuvia", Caparezza ha raccontato un nuovo universo musicale, una nuova prospettiva personale, questa volta scavando anche nel passato, riproponendo immagini chiare, come quella del suo passato alter ego Mikimix. I '90 diventato il territorio da esplorare in cerca di tratti identificativi, dal rapporto con le major al primo imprinting musicale con i "black Beatles", i Run DMC. Una figura che ha riconosciuto il suo ruolo solo quando ha abbandonato il precedente, depositandolo nel "club dei 27", un rito di passaggio che a quasi 23 anni lo riappacifica con il suo passato. Del singolo è uscito anche il video diretto da Walter Petroni (che ha curato anche disegni e animazione).

Il significato di Campione dei novanta

Si ritorna indietro nel tempo, un salto di oltre 20 anni, gli anni '90 di Caparezza raccontati in un singolo, una copertina tra luci e ombre che cerca di descrivere anche il primo contatto tra Michele Salvemini e l‘hip hop: "Una botta tipo tilt del pinball, tre tipi del Queens, black Beatles inattesi come il ‘drin’ del fisco, un boato così forte che è arrivato fino a Chernobyl". Lo storico trio newyorkese dei Run DMC diventa il ponte tra Caparezza e ciò che sarebbe diventato, un universo di immagini lontane ma che avvicineranno il cantante pugliese alla cultura hip hop. Un mondo in cui nascono meravigliose incongruenze personali, dalla cultura per i videogiochi "chiuso con l'Amiga e il quattro piste" alla debita distanza dall'auto-celebrazione tra sesso e droga "Mica con l'amica a farmi quattro piste". Poi l'arrivo di Mikimix e il rapporto con i discografici, tassello senza cui non ci sarebbe stata l'evoluzione in Caparezza, con la presenza al Festival di Sanremo 1997 come primo tentativo della musica nazional-popolare italiana di approcciarsi a questo nuovo genere musicale: "E sono andato a Sanremo, quando rappare a Sanremo aveva l’effetto di un sacrilegio". Comprendere bene il distacco tra Miximix e l'avvento di Caparezza diventa possibile solo negli ultimi versi, quando Salvemini canta: "Aggiungi il vecchio me dentro il Club 27, risorto nel 2000 e mi sembra evidente. Che fortuna fu la mia rovina, ascolto roba new, è una robina, Il vuoto di una hit continua e in confronto Mikimix è Bob Dylan".

Il testo di Campione dei novanta

A scuola media introverso, mummia fuori, Narnia dentro.
Ogni docente era certo che io fossi l’armadietto.
Tutto pensavo di fare, sì, tranne questo,
tranne che stare in un palazzetto, “Su le mani!” senza un’arma dietro. (Wuuh!)
Tutta colpa di un clip che ho visto. Una botta tipo “tilt” del pinball.
Tre tipi del Queens, black Beatles, inattesi come il “drin” del fisco.
Un boato così forte che è arrivato fino a Chernobyl.
Io chiedevo un palco, non figa e centoni, ho solo trovato una fila di censori. (Diamine!)
Chiuso con l’Amiga e il 4 piste mica con l’amica a farmi 4 piste.
In una mattina 4 risme, preso dalla fissa del mio viaggio, Ulisse.
Rime senza criteri, la voce di ieri, la faccia di Keith Haring.
Prima delle posse, prima che il rap fosse sulle tracce di Lenin. (Привет)
Festival di Castrocaro. Andò bene? Mica tanto. “Levati dal cazzo, caro”, andò bene a Di Cataldo.
Mi chiamò la RTI, poi la Sony, poi EmmeTV
ma in ogni casa mi fecero fuori, meglio firmare per la casa di Amityville.

Puntavo ad essere un campione dei ’90 ma persi come quel campione dell’Olanda.
Cacciato via dalla stazione di Egolandia, passavano sopra il mio nome in retromarcia.
Dicevano “Quello è uno zero, zero” dal microfono.
Lontano dallo zero zero del binocolo. Rinato come Zero.
Dio benedica gli anni zero, affanni e zelo. Campione dei ’90.

I produttori dicevano: “Tu devi scrivere un pezzo su questo e quello.
Fare canzoni che aiutino il pubblico a mettere roba dentro il carrello!”.
E sono andato a Sanremo quando rappare a Sanremo aveva l’effetto di un sacrilegio. (Buuu)
Io che non ero la star di pregio (buuu) ma lo sfigato che stava in major
e comunque mai difeso le mie scelte con unghie, preferivo le caverne o un bunker
ma seguii la corrente, prolunghe.
I colleghi evolvevano, erano dei mostri, Godzilla. Io mangiavo gli ossi con Wilma.
Famoso in Francia come i rossi in bottiglia, al Muline Rouge in una grossa conchiglia.
Beh, erano mosse maldestre, prendevo botte da wrestler,
Il mio tracollo palese che va da Cornell a Chester.
E dopo il buio l’Ulisse arriva ad Itaca più forte, palestre,
chioma folta e basette ma la scena ancora non mi riconosce, Laerte.
Aggiungi il vecchio me dentro il “Club 27”, risorto nel 2000 e mi sembra evidente.
Che fortuna fu la mia rovina! Ascolto roba new, è una robina,
il vuoto di una hit continua, in confronto Mikimix è Bob Dylan.

Puntavo ad essere un campione dei ’90 ma persi come quel campione dell’Olanda.
Cacciato via dalla stazione di Egolandia, passavano sopra il mio nome in retromarcia.
Dicevano “Quello è uno zero, zero” dal microfono.
Lontano dallo zero zero del binocolo. Rinato come Zero.
Dio benedica gli anni zero, affanni e zelo. Campione dei ’90.

Sai, a volte il traguardo comincia da un passo falso,
fai un percorso diverso da quello che ha fatto un altro,
vai dal pollice verso alla grazia cambiando un anno.
Dal pollice verso alla grazia cambiando un anno.
Chiamami campione dei 90

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