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Il significato di “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” degli 883, a 25 anni dalla sua esplosione

Il significato della canzone degli 883 che spopolò nell’estate del 1992, divenendo il simbolo di una generazione, e che fu associata dalla critica all’omicidio di Giovanni Falcone.
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La copertina del disco "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" (Credits: Warner Chappell Music Italia).
La copertina del disco "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" (Credits: Warner Chappell Music Italia)

Per i ragazzi cresciuti in Italia negli anni '90, l'Uomo Ragno non è soltanto un celebre personaggio dei fumetti della Marvel, ma è soprattutto l'iconico protagonista dell'album di esordio degli 883, con il quale 25 anni fa gli allora sconosciuti Max Pezzali e Mauro Repetto conquistarono le vette delle classifiche italiane. "Hanno ucciso l'Uomo Ragno", secondo singolo estratto dall'album a cui dava il titolo, esplose nelle radio proprio nell'estate del 1992, grazie alla partecipazione del brano al Festivalbar. Pur essendo estremamente orecchiabile e ballabile, in puro stile 883, la canzone nasconde un messaggio un po' meno superficiale di quello che la melodia e l'accostamento con il personaggio dei fumetti potrebbero far sospettare.

Come nasce "Hanno ucciso l'Uomo Ragno"

Nelle interviste rilasciate nel corso degli anni, Max Pezzali ha rivelato vari dettagli sulla nascita di questa canzone. In un'intervista al quotidiano "Il Tempo" nel 2012, ha raccontato:

Avevamo un contratto [con la Warner Chappell ndr] che ci dava molto poco economicamente, ma che ci costringeva a scrivere dodici pezzi l'anno, pena una multa salatissima. Così la necessità e la pressione ci hanno costretto a tirare fuori una buona idea. […] Era un periodo in cui il supereroe della Marvel non aveva molta fortuna in Italia, inoltre non era ricco come Batman e Ironman. Era un poveraccio, oggi lo definiremmo un precario.

E grazie a quel supereroe "precario", la buona idea arrivò, anche in seguito ad una serie di circostanze fortuite, elencate dal cantante in un'intervista del 2015 a "Radio Club 91":

Eravamo nella mia cantina, dove ci incontravamo spesso per scrivere canzoni, ma il testo non veniva. Allora uscimmo a caccia d'ispirazione, a prendere una boccata d'aria, per rinfrescare le idee. Andammo al "Bar del Turista" a Pavia, era pomeriggio, ci prendemmo il panino piccante, pancetta e tabasco, una roba da peritonite fulminante. Eravamo lì con un taccuino, ma la canzone non veniva. Ci arrendemmo. Poi la sera di rientro a casa mia madre aveva preparato il minestrone che, unito al panino piccante di prima, non vi dico la sensazione. Poi a tavola all’improvviso, un po' anche per i fumi del tabasco, mi è venuta una frase: "Hanno ucciso l'Uomo Ragno, chi sia stato non si sa". A quel punto sono corso in cameretta e la canzone si è generata da sola, di strofa in strofa e, due anni dopo, ci portò una fortuna incredibile. Quindi il merito va a tabasco, pancetta e minestrone.

Cosa significa il testo di "Hanno Ucciso l'Uomo Ragno"

Il testo della canzone può essere interpretato come una lunga metafora, nella quale l'Uomo Ragno simboleggia la parte buona ed eroica dell'uomo e i valori positivi della società (i sogni, la giustizia, l'altruismo, la fantasia), uccisi dal mito del consumismo, dalle industrie, dai poteri economici e dalla pubblicità. Non è un caso dunque che la pubblicità, emblema per eccellenza del consumismo, venga connotata negativamente da Pezzali, tramite un accostamento con la malavita ("forse quelli della mala, forse la pubblicità"). Negativa, ovviamente, è anche la visione dello sviluppo industriale, al punto tale che l'autore annovera tra i possibili mandanti dell'omicidio persino le innocue industrie per la lavorazione del caffè ("avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè").

In un'intervista a "TV Sorrisi e Canzoni", Max Pezzali ha rivelato la sua idea al momento della stesura del brano:

L'Uomo Ragno rappresentava la purezza adolescenziale ammazzata dal mondo degli adulti. Forse non è morto. Mi piace pensare che sia ancora da qualche parte a coltivare il sogno, la chimera…

Qualche anno dopo, in occasione dell'uscita di una riedizione del disco ("Hanno ucciso l'Uomo Ragno 2012"), realizzata in collaborazione con i più famosi rapper italiani, il cantante ha dichiarato a "MusicalNews":

L’uomo ragno rappresentava proprio il senso di non identificazione con il mondo degli adulti. Da sempre quando si cresce si lasciano da parte alcune cose del mondo della fantasia che appartengono alla nostra gioventù. Crescendo si cerca di salvaguardare un'integrità morale. Per questo per molti crescere può essere uno shock.

All'epoca dell'uscita dell'album, alcuni critici tentarono di ricondurre la canzone ad un messaggio sociale, accostandola alle stragi di mafia di quell'anno e ipotizzando che dietro il personaggio dell'Uomo Ragno si celasse addirittura il magistrato Giovanni Falcone, ucciso in un attentato il 23 maggio 1992. Nella stessa intervista a "MusicalNews", però, Pezzali ha smentito questa eventualità:

La nostra è stata una canzone più semplice e nello stesso tempo più complessa. E in ogni caso è stata scritta molto tempo prima delle stragi di mafia. All’epoca si pensava che per mantenere una certa integrità cantautoriale bisognava inserire la tematica sociale. Io però non faccio la regola che poi diventa la realtà.

Il videoclip con Jovanotti e Saturnino

Il videoclip che ha accompagnato la diffusione del brano, contiene un cammeo di un altro big della musica italiana: Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che impersona l'impegnatissimo presidente di un'importante etichetta discografica, al cospetto del quale Max Pezzali viene condotto dal suo agente (interpretato da Saturnino, storico bassista di Jova). Qui comincia a cantare la canzone e, alla fine, il presidente si convince della bravura del giovane interprete e gli commissiona un album. L'agente definisce quindi l'artista un "ragazzo fortunato", facendo riferimento al noto brano di Jovanotti, uscito nello stesso anno.

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