Il rock italiano dei Maneskin vola oltre l’Italia: ecco i festival che li ospiteranno in estate
Rock, non rock, vero rock o meno, scena o non scena, resta che i Maneskin, vincitori dell'ultima edizione dell'Eurovision, stanno cominciando ad annunciare anche la presenza ad alcuni festival europei, anche di nome. I primi sono i due festival gemelli Rock am Ring (Nürburg) e Rock im Park (Norimberga), che si svolgeranno dal 3 al 5 giugno e che hanno una line up di prestigio, con alcune delle band che hanno scritto pagine importanti del rock mondiale in questi ultimi anni. In cartellone, infatti, ci sono artisti del calibro di Green Day, Muse, Volbeat, Bullet For My Valentine, oltre ad artisti più pop come Lewis Capaldi e molti altri, a dimostrazione di come la band rientri in un profilo che può varcare i confini nazionali anche indipendentemente dalle polemiche inutili.
Il successo di Eurovision
Il successo di "Soldi" nel 2019 e quello di "Zitti e buoni" quest'anno dimostra anche quanto l'Eurovision stia diventando qualcosa in più di un festivalone colorato e talvolta kitsch che è stato in passato. Ovviamente resta un palco molto variegato, su cui si può ascoltare un po' di tutto, ma quest'anno ha dimostrato che in mezzo a tantissima musica bizzarra o super tradizionale si possono trovare cose molto interessanti, come dimostrano, ad esempio, le canzoni dell'Islanda o quella dell'Ucraina. "Zitti e buoni" ha avuto un ottimo successo in Europa e molte copertine delle playlist di Spotify anche a livello internazionale hanno proprio i Maneskin come protagonisti, a dimostrazione di come almeno a primo impatto sia possibile esportare un po' di musica.
I Maneskin in inglese
Esportare e far sì che i nostri gruppi si affermino all'estero sono, ovviamente, due cose molto diverse e non facili. I numeri di Mahmood all'estero non sono gli stessi di quando cavalcò l'onda Eurovision, ma gli ha dato la possibilità di costruire importanti rapporti con artisti stranieri. I Maneskin hanno dimostrato di avere dimestichezza con l'inglese e nel loro "Teatro d'Ira Vol.1" ci sono anche un po' di pezzi cantati proprio in inglese, a dimostrazione della voglia che hanno di andare oltre i confini. Ovviamente l'impresa non è semplice, tolta l'esperienza prog degli anni 70, infatti, è difficile (eufemismo) che gruppi o artisti rock italiani trovassero successo all'estero, né nel mondo indipendente – certo, c'è stata qualche collaborazione interessante, come hanno dimostrato gli Afterhours – , né in quello mainstream, per esempio. Per ora, insomma, i Maneskin si godano questo successo, cercando di sfruttare al massimo quest'onda lunga.