Il ritorno di Richard Ashcroft: dalle spallate coi The Verve al ritorno solista
C'era una volta un ragazzo che camminava per le strade di Londra (Hoxton Street), su un marciapiede, vestito con una giacca di pelle, dando spallate a chiunque lo incrociasse, urlandogli di non poter cambiare (‘I can't change, I can't change'). Fu in quel momento che Richard Ashcroft, leader dei The Verve divenne uno degli artisti più conosciuti al mondo e ‘Bitter Sweet Simphony' uno dei pezzi simbolo della metà degli anni '90, quando il Brit pop era ormai una certezza confermata da band come Oasis e Blur (ma anche Stone Roses, Supergrass, Suede, Pulp tra gli altri), con i The Verve che riuscirono comunque a fare breccia, grazie alla strafottenza di questo frontman magrissimo e una serie di pezzi che li porteranno, al terzo album, alla fama e allo scioglimento.
Benché ‘Urban Hymns' sia il loro album più famoso, nel 1993 esce il primo vero album della band ‘A Storm in Heaven' – prima c'era stato l'Ep Verve – che ottiene un successo commerciale che non rispettava quello – molto positivo – della critica, esordendo alla 27a posizione delle classifiche inglesi. Eppure la band non passa inosservata, anche per i problemi di droga del leader che era dipendente da ecstasy e facendosi riconoscere anche per le stanze d'albergo distrutte. Un ritratto che gli dedicò il Guardian nel 1997 spiega come il cantante – che Chris Martin definì ‘il migliore al mondo' – si drogo per tre settimane consecutive, quelle che coincisero con la registrazione di ‘Northern Soul', il loro secondo lavoro, uscito nel 1995. Ashcroft è un personaggio molto amato dai colleghi e non solo, al punto che Noel Gallagher degli Oasis decide di renderlo protagonista di ‘Cast No Shadow', brano inserito in uno degli album più importanti di quegli anni, ‘(What's the Story) Morning Glory?'.
Come detto, però, il vero successo arrivò con ‘Urban Hymns', l'album che contiene le loro canzoni più note (‘Lucky Man', ‘The Drugs don't work' e ‘Sonnet') che all'epoca divento il quinto album inglese più venduto di sempre, rimanendo uno dei capisaldi della discografia britannica. La band si sciolse – con una pausa nel 2008 quando uscirono con ‘Forth' – e il percorso del cantante proseguì come solista. Nel 2000 uscì ‘Alone with Everybody' che divenne platino prima di pubblicare Human Conditions (2002) Keys to the World (2006) e United Nations of Sound (2010).
Sono passati 6 anni, quindi, da quell'ultimo lavoro e a breve uscirà ‘These People‘ (Righteous Phonographic Association), anticipato dal singolo ‘This Is How It Feels', instant gratification per chi acquista l'album in pre order. L'album, prodotto dallo stesso cantante, vede il ritorno di Wil Malone, che lavorò a ‘Northern Soul', ‘Urban Hymns' e nel debutto solista. La nota stampa parla di un album in cui non perdendo le caratteristiche che lo hanno portato a diventare quello che è esplora ‘nuovi suoni, testi e temi, impreziositi dalla voce più singolare e indimenticabile della musica inglese, ‘These People lo riafferma come uno dei maggiori e prodigiosi songwriter della sua generazione'.