Il ritorno di Alexia: “Ho trovato il coraggio di raccontare i miei tormenti”
Sono passati 20 anni dal suo primo singolo solista ("Me and You", agosto 1995) e 5 dal suo ultimo album, ma nel frattempo la sua carriera ha avuto molti mutamenti, in parte dovuti al mercato e in parte dovuti alle sue scelte. Alexia racconta i suoi ultimi anni in maniera molto sincera, analizzando una crisi personale che l'ha colpita, ma anche la voglia, ritrovata, di ricominciare. E per farlo ha pensato che fosse il caso di raccontare tutto in "Tu puoi se vuoi", un titolo che non è stato scelto a caso, come ci ha detto al telefono. Scrollandosi di dosso un passato pieno di successi – senza rinnegarlo, però – Alexia si è rimessa in gioco con un album che in parte mantiene le sonorità che la resero uno dei pochi casi di successo italiano all'estero, ma mantenendo, allo stesso tempo, le sfumature che aveva preso nella seconda parte della sua carriera. Dischi d'oro, di platino, primi posti al Festival di Sanremo, però, non serviranno molto in questo mercato discografico che è mutato molto rispetto al suo ultimo "Stars", e la cantante di "Uh la la la", "Gimme Love" e "Per dire di no" lo sa molto bene:
Sono perfettamente cosciente che i numeri, se dovessero essere interessanti, non si avvicineranno nemmeno lontanamente a quelli del passato, ma questo è un problema generale. Però sono consapevole che ciò di cui ho bisogno è un riconoscimento da parte del pubblico di quelle che sono le mie capacità come artista e, soprattutto, della mia onestà.
Ecco cosa ci ha raccontato:
“E quel che resta è ricominciare da noi”. Una doppia lettura, quella del plurale maiestatis e quella della coppia. Insomma, le prime frasi di un album non sempre sono casuali, no?
No, non c'è nulla di casuale in questi testi. Tutte queste canzoni, anche se in modo diverso, raccontano la voglia di ricominciare; in fondo io non mi sono mai fermata, anche se lontano dalle televisioni, e a volte questa cosa può essere letta come un abbandono delle scene: c'era la gente che mi fermava per strada e mi chiedeva: ‘Ma allora non canti più?'. E io spiegavo che invece cantavo, ma non sono tutti i sabato sera ero in tv e che non mi si sentiva alla radio perché magari non avevo fatto cose nuove, ma in realtà lavoravo tantissimo coi live. Facevo le mie 40 tappe estive e lavoravo molto all'estero, cosa che mi dava tanto entusiasmo. E comunque mi sono detta: ‘Se deve cambiare qualcosa, la prima a dover cambiare sei tu'. È da me che doveva ripartire una certa convinzione e un modo di fare musica in un determinato modo. Ho messo un po' le quattro frecce per quanto riguarda le uscite discografiche, anche perché c'era un po' di confusione nel mercato e non capivo bene se c'era uno spazio per me, nel modo in cui volevo inserirmi. Poi ho trovato il coraggio di raccontare i miei tormenti, le strade impervie che si percorrono quando sei un'artista, anche quando ti fermi a riflettere e cercare di nuovo la ragione per cui hai deciso di fare questo mestiere. Ho capito che dovevo pensare a quello che io ero e ho capito che la cosa importante era la verità e quella era nella mia testa.
A leggere i testi sembra che siano stati anni duri, soprattutto a livello privato e quello che mi hai detto sembrano confermare questa cosa…
Sono franca, ho avuto momenti difficili, però ogni volta che salivo sul palco mi riconciliavo con me stessa, quello che ero, avevo fatto e potevo ancora fare. E questo mi ha sempre dato il coraggio di non mollare: sapere che prima o poi avrei trovato la chiave di volta, che è arrivata perché qualche anno fa, dopo la mia seconda gravidanza, quando sono partita in tournée – ma prima c'è stato un fuggi fuggi generale dei miei ex compagni -, ho trovato dei nuovi musicisti ed è successo un incantesimo, ho ritrovato un piacere che si era un po' assopito. A quel punto mi sono rimessa a scrivere assieme al mio chitarrista, ci siamo seduti con gli strumenti alla mano e abbiamo fatto delle session da cui sono venute fuori le emozioni e il suono.
Musicalmente è un album variegato. Energico come ce lo si aspetta da Alexia, ma con molti spunti più riflessivi: qual è quello che senti più vicino?
Guarda, io ho deciso di uscire con un brano lento, una ballata, e credo che questo dica molte cose. Ho voluto puntare su un brano a cui tengo tantissimo, ovvero "Il mondo non accetta le parole" che è molto intenso: parla di dolore ma anche di voglia di reagire e soprattutto di risalire attraverso questo dolore. Quindi trovo molta attinenza con quello stato d'animo, poi ovviamente resta la voglia di divertirsi e far casino e non vedo l'ora di esibirmi dal vivo.
Sono 20 anni da primo singolo solista e 5 dall'ultimo album: come è stato tornare a discografia attiva, cosa ti aspetti e cosa hai trovato di differente?
Beh, adesso lo faccio con coscienza diversa, perché l'ho deciso io, mentre a volte le cose ti capitano un po' addosso: quando finalmente nel '95 il mio primo produttore mi disse: ‘Adesso ti sei meritata un singolo tuo (io ero vocalist di Ice MC)', apriti cielo, andavo in studio a cantare il mio primo singolo ed era tutto un'incognita, c'era un entusiasmo incredibile, ma ero impreparata alle difficoltà. Oggi, invece, ho deciso di investire personalmente e mettere tutte le mie forze, le energie e l'entusiasmo in un progetto in cui credo, anche sapendo che siamo in un momento storico difficilissimo per la discografia. Quindi non mi aspetto niente di eclatante, visto che non sono una bambina, però sicuramente mi sento molto positiva, pronta a raccontare questo disco e questo progetto.
Rileggevo la tua biografia e mi sono ritrovato davanti a numeri impressionanti. Si sente il peso di una carriera piena di successi? Sai, quella cosa di dover comunque mantenere certe aspettative?
Devo dirti che le cose che ho fatto non mi pesano, anzi ne vado fiera, anche se i tempi sono cambiati e sono perfettamente cosciente che anche i numeri, se dovessero essere interessanti, non si avvicineranno nemmeno lontanamente a quelli del passato, ma questo è un problema generale. Però sono consapevole che ciò di cui ho bisogno è un riconoscimento da parte del pubblico di quelle che sono le mie capacità come artista e soprattutto della mia onestà. Volevo fare un disco perché sapevo che avevo delle cose da dire.
A proposito di cambiamenti, in questi ultimi mesi si è visto, nei talent, una sorta di revival di personaggi che hanno avuto molto successo in passato, da Chiara Iezzi a Gianfranco D'Angelo. Ti è mai venuto in mente di percorrere questa strada?
No, piuttosto rischio io, quell'aspetto lì non mi interessa. Preferisco fare le cose nel modo più faticoso ma più autentico, e poi in alcuni casi ha un retrogusto un po' malinconico e amaro.
Sei ripartita dalla musica, ovviamente, ma anche da un tatuaggio che appare bene in vista sulla cover dell'album…
Sì, esatto, simboleggia tutto il percorso di cui abbiamo parlato fino ad ora. Ci sono elementi importanti: la musica, una nota che trafigge il cuore, le iniziali della mia famiglia, c'è il mare, un elemento che ti dà energia e ti accompagna anche nei momenti più difficili, le ragnatele che rappresentano il momento in cui mi sono fermata a riflettere e a costruire piano piano qualcosa. Ci sono le ancore, che rappresentano qualcosa di ben solido, che so di avere e poi al centro di tutto c'è una piccola pugilessa che colpisce un serpente: ovvero io che sconfiggo tutte le mie paure.
A proposito di famiglia, la dedica dell'album è “A Giorgio Armani”. Spieghi a chi non ti conosce così a fondo, il perché di questa dedica?
Intanto perché è sempre stato uno stilista che ho sempre apprezzato. Nel 2000 andai in un negozio e comprai Armani perché avevo bisogno di un pantalone che fosse confortevole ed elegante e da lì ho cominciato ad essere un'Armani Jeans addicted e nel 2003 mi dissero che ero un personaggio pubblico e potevano vestirmi loro e da quel momento è nata questa collaborazione. Dopo un po' ho conosciuto il nipote, Andrea (Camerana, ndr), una persona carina, con un modo ineccepibile, galante ed è nata una simpatia. Poi scherza oggi e scherza domani e mi sono ritrovata prima con spazzolino e dentifricio da lui, poi col pigiama e infine mi sono trasferita a casa sua.