Il musicista Koichi Sugiyama è morto a 90 anni, compose la colonna sonora di Dragon Quest
Lutto nel mondo dell'intrattenimento: è morto il musicista giapponese Koichi Sugiyama, che compose la colonna sonora di svariati anime, film d'animazione e videogiochi. La sua fama era principalmente dovuta a Dragon Quest, una serie di videogiochi JRPG ideata nel 1985 da Yūji Horii e dal suo studio, Armor Project, con la collaborazione di Akira Toriyama (il mangaka che diede i natali a Dragon Ball e Arale) e dello stesso Sugiyama.
Chi era Koichi Sugiyama
Nato a Tokyo l'11 aprile del 1931, Sugiyama ha iniziato ad appassionarsi alla musica negli anni delle scuole superiori, quando compose per diletto le prime melodie, inaugurando un processo di scoperta che lo porterà a interessarsi dei generi più disparati, dal jazz alla musica classica. Ha assunto la direzione dell'emittente Fuji Tv nel 1958, subito dopo la laurea, ma lasciò la televisione 7 anni dopo per dedicare anima e corpo all'attività musicale. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, Sugiyama ha composto le colonne sonore di vari musical, spot pubblicitari, film d'animazione e programmi televisivi, come Science Ninja Team Gatchaman: The Movie, The Sea Prince and the Fire Child e l'iconico anime Cyborg 009. Ha anche affiancato Riichiro Manabe nella composizione del B movie Godzilla vs. Hedorah, componendo il singolo discografico della colonna sonora e dirigendo alcuni dei brani.
Dragon Quest e controversie politiche
Tuttavia, l'apice della sua carriera l'ha raggiunto grazie ai videogiochi: la colonna sonora di Dragon Quest è considerata tuttora un classico che ha aperto la strada a decenni di sperimentazione. Lo stile di composizione di Sugiyama è diventato celebre e riconoscibile, ed è stato paragonato agli stili del tardo barocco e del primo periodo classico. In patria era anche conosciuto per le sue opinioni politiche un po' controverse: è stato infatti un convinto negazionista del massacro di Nanjing, durante il quale le forze imperiali giapponesi uccisero centinaia di migliaia di soldati e civili cinesi nella città di Nanchino, nell'ambito della seconda guerra sino-giapponese. È stato anche tra i redattori di The Facts, un manifesto firmato da diversi intellettuali conservatori giapponesi e pubblicato (a pagamento) sul Washington Post nel 2007 al fine di dissuadere la Camera dei rappresentanti americana e convincerla a non adottare la cosiddetta "H.Res.121", ossia una risoluzione che esortava il Giappone a "riconoscere formalmente, scusarsi e accettare la responsabilità storica in modo chiaro e inequivocabile per la coercizione delle giovani donne da parte delle sue forze armate imperiali”.