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Il Jesus Chris Superstar di Stefano Bollani: “Folgorato da quest’opera, la rifaccia improvvisando”

Si chiama “Piano Variations on Jesus Christ Superstar” l’ultimo album di Stefano Bollani, pianista e compositore conosciuto in tutto il mondo. Il musicista ha scelto di rifare a modo suo, quindi in chiave più jazz e improvvisando molto, la colonna sonora dell’opera composta da Andrew Lloyd Webber (con le parole di Tim Rice) che gli ha dato il permesso di riscriverla.
A cura di Francesco Raiola
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Stefano Bollani (ph Valentina Cenni)
Stefano Bollani (ph Valentina Cenni)

A 14 anni Stefano Bollani avrebbe dovuto essere a letto, però disobbedì ai genitori e davanti alla tv si ritrovò Jesus Christ Superstar. Fu un'illuminazione, come racconta 30 anni e una carriera dopo. Il pianista e compositore jazz, infatti, ha deciso di pubblicare "Piano Variations on Jesus Christ Superstar", ovvero una rilettura di quel capolavoro, spogliandola di tutto e tenendo il suo piano, la sua voglia di improvvisazione e il suo amore per quell'opera. Il risultato, approvato da Andrew Lloyd Webber – che ne scrisse l'originale assieme a Tim Rice (che ne curò i testi) – è quello che ci si può aspettare da Bollani, ovvero un caleidoscopio di colori e sonorità, partendo da un calco preciso e da una struttura cronologica fissata, ma libera di potersi far ispirare da un accordo, un ritmo, e poter divagare, improvvisando e tornando alla fine nello schema da cui era partito.

Partiamo dall’inizio, da quell’adolescente che si innamora di Jesus Christ Superstar…

Guarda, avevo 14 anni e mi sono fermato davanti alla televisione, con l'orecchio vicinissimo, perché i miei dormivano e avrei dovuto essere a letto – è stato uno di quei casi in cui disobbedire fa bene -, e c'era questo film iniziato da poco, non sapevo cosa fosse. Cantavano delle cose meravigliose e a un certi punto arriva Gesù con gli apostoli, poi arrivano gli aerei e i carri armati e poi non smettevano più di cantare, portano a morire Gesù cantando, io sono rimasto allibito, non c'era Wikipedia, quindi non sapevo cosa fosse e cosa avessi visto. Ho dovuto ricostruire e c'è voluto del tempo, poi ho comprato il disco e sono riuscito a rivedere il film, al punto che l'avrò rivisto 50 volte, nel corso degli anni.

Cosa ti colpì maggiormente?

L'idea che Gesù cantasse mi pareva meravigliosa, questa cosa mi folgorò, quello che dicono nei racconti è che Gesù cantava, non parlava nel Lode al Signore e quindi ho pensato, perché no, Gesù cantava agli apostoli, mi sembrava una cosa plausibile.

In quegli anni a che punto era il tuo rapporto con la musica?

Un buon rapporto, suonavo il piano da quando avevo 6 anni, avevo già scoperto il jazz ed ero a un anno dal cominciare a suonare dal vivo. Ero appassionatissimo di jazz, soprattutto, anche se studiavo musica classica, quindi questa è stata una folgorazione sulla via di Damasco.

I 50 anni sono stata l’occasione scatenante, ma mi dicevi che l'idea era già in testa da un po', no?

In realtà è sempre stata dentro di me questa rock opera, poi, però, è capitato che ero su un'amaca, l'anno scorso, e ho pensato: ‘Ma perché non provo a farne una versione piano solo, cioè allo specchio di quella originale che è con l'orchestra sinfonica, il gruppo rock, i cantanti e a volte le scenografie e le luci. Volevo farne, invece una cosa piano solo, intima".

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Con un po' di voce che appare quasi all'improvviso…

Sì, c'è un unico brano cantato, anzi sussurrato, come se Giuda parlasse all'orecchio di Gesù durante l'ultima cena e poi c'è un coro, in cui, però, ci sono le donne della mia vita, quindi è una cosa intima: cantano mia figlia, mia sorella e mia moglie. E la grafica e di disegni sono fatti da Valentina, mia moglie, che è quella che interpreta meglio la mia musica. Quindi è tutto fatto in maniera da risultare intimo.

Quali sono state le difficoltà nel comprimere tutta quella enormità di suono?

La verità? Nessuna. Per fortuna ho avuto il permesso sia dagli editori che da Lloyd Webber, a scatola chiusa, per cui non avevo nessuno tranne me a decidere cosa fare, quindi ho semplicemente deciso di mantenere la struttura narrativa, che mi serviva anche per una struttura emotiva del racconto, l'ho suonato tutto di fila e poi sono andato a rifare dei brani. L'impressione è quella di un unico oggetto, però mi sono permesso di divagare – da cui il titolo ‘Variations' -, nel senso che ogni tanto c'è un accordo che mi interessa, un ritmo che mi interessa, lo prendo e vado a cogliere dei fiori nuovi e poi ritorno nella struttura, Questo è quello che faccio sempre, in tutta la musica.

Qui, però, ti sei attenuto alla cronologia dell'originale, giusto?

In questo caso la novità è che avevo la scaletta prima di iniziare, io di solito registro i dischi e poi, come i montatori del cinema, decido dove mettere i brani e come. Invece questa volta è stata una novità e penso che farò altri progetti così, mi è piaciuto molto sapere, mentre stai suonando un brano, quale sarà quello successivo.

Immagino che questa cosa ti dia la possibilità di sviluppare una linea, sentire il pathos, allentarlo…

L'argomento è anche le tonalità che scegli, come comincia un brano e come finisce quello dopo, in modo che sia un discorso coerente, come è Jesus Christ Superstar e come farebbe un concerto per pianoforte.

Quindi anche live sarà suonato così come lo ascoltiamo su disco?

Sì, l'ordine sicuramente, all'interno, invece, cambieranno molte cose, perché avrò degli spazi improvvisativi così come ho fatto anche nel disco. La mia curiosità era capire, alla fine del tour, cosa sarebbe diventato questo Jesus Christ Superstar, sicuramente avrebbe cambiato pelle ogni sera, perché un conto è suonare da solo con se stesso e con gli spiriti, un altro è suonare su un palco, quindi con se stesso, con gli spiriti e con un pubblico. È un'altra cosa, la musica esce fuori diversamente. È bello che nei concerti live io suoni diversamente rispetto ai dischi.

È un progetto che va oltre il solito concetto di cover, c'è tutta la possibilità improvvisativa del jazz che, appunto, potrai sfruttare appieno.

Sì, poi è forse il disco in cui questo procedimento è più chiaro, perché se uno conosce l'opera originale identifica immediatamente quali sono i passaggi in cui io divago. Anzi è il disco in cui si svela il procedimento dello chef.

Loro come l'hanno presa quando hanno ascoltato queste variazioni?

Ma non l'hanno ancora ascoltata! La situazione è quella che è, gliel'abbiamo spedita, per cui non ho ancora feedback, non ho neanche avuto la fortuna di conoscere Lloyd Webber di persona, si è svolto tutto tramite vie ufficiali, so che ha dato il permesso, e so che è una cosa che non faceva mai perché come i compositori classici lui vuole sentire JCS nota per nota come le ha pensate. Deve essersi spaventato di fronte alla possibilità che tutti mettessero mano alle sue opere, mentre stavolta ha dato il permesso.

Come l'hai convinto? Gli hai mandato qualche accenno, un'idea generale?

Mi sono presentato con dei brani presi dai miei dischi in cui rifacevo brani altrui, in cui avevo montato e rimontato brani d'altri, in modo che lui sapesse che io sono uno che si prende molte libertà e poi semplicemente è arrivato il permesso, quindi è andata bene.

Insomma, dobbiamo solo aspettare di ascoltarla live.

Sì perché questa è una cosa rivolta anche agli appassionati di Jesus Christ Superstar e io non vedevo l'ora di incontrarli nel pubblico, perché non mi sono mai dichiarato ma sono un fanatico e non vedo l'ora di incontrarne altri.

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