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Il chirurgo di Fedez: “Ha dato speranza e ha dimostrato l’importanza della diagnosi precoce”

Massimo Falconi, primario di Chirurgia del pancreas al San Raffaele di Milano, in un’intervista a Repubblica ha parlato delle terapie, dei controlli e del rischio recidiva del tumore neuroendocrino del pancreas.
A cura di Daniela Seclì
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Massimo Falconi, primario di Chirurgia del pancreas al San Raffaele di Milano, è il chirurgo che ha eseguito l'intervento di sei ore a cui si è sottoposto Fedez dopo la diagnosi di tumore neuroendocrino del pancreas. In un'intervista rilasciata a Repubblica, il professore ha rimarcato come il coraggio dell'artista di raccontare questo momento di fragilità, si sia convertito in speranza per tante altre persone: "Questo fatto ha avuto una grande risonanza mediatica. Ma ha anche dato speranza a tante persone. E dimostrato l'importanza di una diagnosi precoce".

Le terapie dopo l'intervento

Falconi, parlando dei tumori neuroendocrini del pancreas, si è espresso circa le terapie che genericamente seguono l'intervento. Ha spiegato che la terapia si rende necessaria quando con l'intervento non è stato possibile "eliminare del tutto la malattia", come ad esempio quando il tumore presenta "metastasi epatiche non completamente asportabili":

"La prosecuzione delle terapie, dopo una operazione per rimuovere un Net, varia da paziente a paziente: ci sono casi in cui l'intervento è radicale, grazie alla asportazione totale della massa e, quindi, dopo sono necessari solo controlli, senza terapie oncologiche complementari. In  altri casi, invece, in cui si riesce ad asportare solo una parte della malattia, anche l'80-90%, sono poi necessarie delle terapie post-operatorie per controllare la malattia rimanente".

Il rischio recidiva e i controlli

Quando è stato chiesto a Massimo Falconi se ci sia il rischio di recidiva, il professore ha dichiarato che ovviamente non sempre si può escludere il rischio che la malattia si ripresenti e ha evidenziato che i controlli restano fondamentali:

"In generale, il percorso di cura di queste neoplasie non si esaurisce mai con il solo intervento chirurgico: i controlli, nel tempo, sono e rimangono fondamentali. La loro frequenza varia a seconda della ‘cattiveria' che il tumore dimostra sulla base dell'esame istologico e di alcuni parametri patologici. […] All'inizio i controlli sono sempre ogni sei mesi. Poi possono diradarsi ed avere un intervallo annuale".

E ha concluso: "Il messaggio, quindi, è che è possibile tornare alla propria vita, non abbandonando però i controlli che permettono, in caso, una  diagnosi precoce di ripresa di malattia".

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